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Pdl, cresce la fronda anti-Cav:dai "montiani" di Frattiniagli arrabbiati come la Meloni

Cazzola, Frattini e Meloni

Andrea Tempestini
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Una frangia silenziosa, ma che secondo i rumors che circondano il partito sarebbe in espansione. Alcuni nomi sono già di pubblico dominio, altri invece agiscono sotto traccia. Sono - per usare un eufemismo - i "non entusiasti" del ritorno in campo di Silvio Berlusconi, i cosidetti "montiani" del Pdl. I primi erano spuntati già nel voto di fiducia a Montecitorio di giovedì. E nell'arco di 24 ore sono raddoppiati. I dissidenti, in netto contrasto con la linea del partito sulle scelte di politica economica di Mario Monti (linea di fatto "ufficializzata" da Angelino Alfano nel corso dell'intervento alla Camera), sono una decina. Oggi, venerdì 7 dicembre, i dieci hanno votato "sì" al decreto sul taglio dei costi della politica. Un gesto di rottura con il partito, che aveva dato l'indicazione di astenersi. Il tandem - Il "leader" dei montiani è Franco Frattini, che si è esposto subito dopo il ritorno del Cavaliere. Ma al suo fianco c'è anche Mario Valducci, un berlusconiano della prima ora e, attualmente, presidente della Commissione Attività Produttive di Montecitorio. Per inciso, Valducci, era tra i fondatori di Forza Italia. Frattini e Valducci sostengono la priorità europea: sono contrari agli attacchi di Berlusconi al Vecchio Continente e alle misure imposte dalla Ue. La fronda si ispira ai valori del Ppe, e pur senza voler arrivare allo strappo vogliono portare avanti la loro battaglia di principio all'interno del Pdl. Oltre al "tandem" Frattini-Valducci, hanno votato contro le indicazioni del partito anche Barbara Saltamartini, Alfredo Mantovano e Francesco Biava, i cosiddetti "alemanniani", vicini al sindaco di Roma da tempo critico col Cavaliere. Gli alemanniani, però, rifiutano l'etichetta di filo-montiani: "Semplicemente - hanno spiegato - siamo a favore dei taglio ai costi della politica". Eppure è facile scorgere dietro la loro presa di posizione una netta contrarietà alla scelta di cancellare con un tratto di penna le primarie degli azzurri.  La nota - Saltamartini e Biava hanno però voluto fare chiarezza sulle loro posizioni con una nota: "Troviamo del tutto inutili le interpretazioni in chiave di filo-montismo che si stanno ipotizzando a seguito del nostro voto favorevole di oggi alla Camera. Ci sono molteplici critiche che si possono e si devono rivolgere al governo tecnico - proseguono i due -, ma riteniamo di aver fatto bene a esprimerci a favore del provvedimento perché non potevamo sottrarci al voto di un testo che, finalmente, taglia i costi della politica". "Montiani" doc - Ma tra gli azzurri c'è anche chi di definirsi "montiano" non si vergogna affatto. Tra i più convinti Giuliano Cazzola: "Innanzitutto - ha dichiarato con amarezza -, premetto che non mi ricandiderò, e ribadisco la mia contrarietà alla scelta di abbandonare Monti. Per forza di cose - ha proseguito Cazzola - saremo costretti a fare una campagna elettorale contro l'Europa, la Merkel e l'euro. E io non ci sto. Né mi farà cambiare idea Alfano, che ha riconosciuto la rispettabilità e la lealtà del Professore. Nel 2013 - ha concluso sibillino - vedo un Monti nel ruolo di federatore, quindi...". Altri malpancisti - L'elenco dei malpancisti azzurri in dissenso rispetto alla linea del Cav si allunga poi con i nomi di Carlo Nona, quindi gli ex An Marcello De Angelis, Mario Landolfi e Gennaro Maglieri. Per quel che concerne il voto in aula, resta da segnalare anche la posizione di Maurizio Lupi, il più intransigente di tutti, che ha votato contro l'approvazione del decreto relativo al taglio dei costi della poltica. Il vicepresidente della Camera, nel pomeriggio di venerdì 7 dicembre, ha partecipato al vertice di Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi - il tema, la prossima campagna elettorale - e ha ribadito la sua netta contrarietà allo "spacchettamento" del partito con la creazione di una nuova Forza Italia. Furia Meloni - Ultima dei contrari al ritorno di Berlusconi, ma ovviamente non per importanza, è Giorgia Meloni, che prosegue la sua guerra all'interno del Pdl, come una sorta di Matteo Renzi della destra. Dopo aver battagliato con gli ex colonnelli di An contrari alla sua candidatura alle primarie (quando ancora di primarie si parlava, e quando i colonnelli sostenevano Alfano), l'ex ministro della Gioventù non nasconde tutta la sua delusione. La rabbia e l'amarezza della Meloni, oggi, ha viaggiato su Twitter: "Primarie annullate, Berlusconi candidato, crisi di governo: oltre che sui giornali nel Pdl chi ha qualcosa da dire dove può farlo?". Un cinguettio di guerra...

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