Amazzoni, fedelissimi e alfanianiCaccia al posto sul carro del Cav
Biancofiore mistica: "Fiat lux". Galan pratico: "ora cambiamo il partito". Milanese neo-ultras :"unico leader". Scatta la gara a chi "liscia" di più Berlusconi
di Marco Gorra Se è Forza Italia ancora non si sa, ma sul fatto che siamo tantissimi non ci piove. Per salire sul carro di Silvio Berlusconi da ieri mattina c'è una ressa da metropolitana di Tokyo. Amazzoni e pretoriani in prima fila, ovviamente. Ma in compagnia di tanti che pure, fino all'altro ieri, col Cavaliere sembrano avere diviso le strade. Per i fedelissimi è il giorno più bello del 2012. Accenti mistici per Michaela Biancofiore: «Fiat lux, e fu Luce. L'annunciato ritorno di Berlusconi in campo apre uno squarcio di luce sull'Italia». Più pragmatico l'approccio di Michela Vittoria Brambilla: «Berlusconi è il leader del centrodestra e questo è un dato incontrovertibile. È quindi è giusto e naturale che ci guidi alle elezioni». Alessandra Mussolini non aspettava altro: «Si sta arrivando finalmente dove molti del Pdl e non solo speravano si arrivasse. Con Berlusconi in campo si riapre la partita delle elezioni e si rilancia il centrodestra». Truculenta Laura Ravetto: «Serve un nuovo sacrificio di Berlusconi». Stefania Prestigiacomo, ancorché sollevata, non nasconde accenni di fatalismo: «Berlusconi ormai è consapevole che non può più tirarsi indietro e che deve riscendere in campo per giocare anche questa partita». Per Gianfranco Rotondi si rasenta l'operazione verità: «Berlusconi non può lasciare il giudizio sul nostro governo agli editorialisti ostili e a chi ha ordito la manovra di palazzo che ci ha sloggiato». Pasquale Viespoli ne fa una questione di principio: «Il presidente Berlusconi ha il diritto e il dovere di misurarsi con il consenso e la sovranità popolare che sono i pilastri della politica e della democrazia». Giancarlo Galan, al solito, guarda avanti e dopo un «Bentornato Presidente!» di prammatica mette subito in chiaro quanto sia «necessario, indispensabile, improrogabile cambiare tutto nel partito». Diverso il discorso per quanti nelle ultime, convulse settimane avevano iniziato operazioni di riposizionamento più o meno visibili e convinte. Tutta la variegata truppa dei cosiddetti “alfaniani” che, anche in vista delle ormai sepolte primarie, erano sembrati avere in animo di volersi smarcare. Smarcamento che la ridiscesa in campo di Berlusconi ha di fatto reso impraticabile per molti. A partire dal capofila degli alfaniani, cioè di Alfano medesimo. Il quale è stato tra i primi ad esultare per il ritorno del Cav Così, Mariastella Gelmini perfeziona quel ritorno al berlusconismo che era in atto da qualche giorno: «Per non consegnare l'Italia al partito delle tasse e battere l'alternativa Pd-Grillo servono il coraggio e la leadership di Berlusconi». Idem Mara Carfagna, la cui lunga parabola di riavvicinamento si completa: «Berlusconi ha guidato il governo fino ad un anno fa, garantendo la pace sociale e producendo risultati nemmeno lontanamente confrontabili a quelli dei tecnici. Risultati che in campagna elettorale potremo rivendicare con orgoglio. Per questa ragione se Silvio Berlusconi decidesse di proporsi nuovamente come candidato premier, il nostro lavoro sarebbe certamente più facile». Marco Milanese, già braccio destro di Tremonti e distantuccio dall'identikit di berlusconiano di ferro, rompe un lungo silenzio per annunciare che Berlusconi è «l'unico leader che, oltre ad incarnare un programma di rinascita del nostro Paese» e che il Cav «rappresenta per il centrodestra e non solo la speranza che l'Italia possa superare la crisi». Ignazio Abrignani, scajoliano di ferro e malpancista ciclico: «Il ritorno in campo di Silvio Berlusconi dà speranza ai tanti elettori del centrodestra».