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Ingroia sul suo blog bastona la consulta.Ma avverte:"Critico, ma non sono Berlusconi"

Il pm Antonio Ingroia

Un post per criticare tutto e tutti. Da Napolitano alla Consulta. Lui si sente un "partigiano". Ma resiste dal Guatemala

Ignazio Stagno
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La questione è una sola: Antonio Ingroia dica cosa vuole fare. Parlare, criticare, e giudicare da lontano senza sporcarsi le mani è tipico della policy grillina. Ingroia invece deve delle risposte. Da tempo si parla di una sua discesa in campo. Il Movimento Arancione di Luigi De Magistris lo attende a braccia aperte. Ma lui niente prima dice si, poi ni, poi no. Intanto mentere si gira i pollici in Guatemala scrive. E mette nero su biamvo un libro "Io so", dove attacca in maniera diretta Forza Italia, rispolvera vecchie sue passioni di intrecci fra Berlusconi e mafia e inoltre apre un blog. Già ora ha uno spazio tutto suo dove fare il moralizzatore. La rivista Micromega.net gli ha offerto questa finestra che lui non si è fatto scappare. Pronti via e sul blog spara a zero su tutti. Inannzitutto il suo diario online ha un nome particolare: "Partigiani della Costituzione". Lui si è sempre definito così.  Povera Italia E il post d'apertura fa il verso alla "Povera Patria" di Franco Battiato. Il primo scritto infatti si chiama "Povera Italia". Un manifesto, piùm che un semplice post. Sul suo blog Ingroia scrive: "Apro oggi un blog da quaggiù, in Guatemala, terra difficile ed assai lontana dal Paese cui ho dedicato la mia vita, per una semplice ragione. Sento l'esigenza di far sentire la mia voce. Anche per non darla vinta a quelli che pensavano di essersi liberati di me col mio trasferimento in America Centrale…". E chi sarebbero quelli che lo hanno fatto fuori? Come sempre domade senza risposta. Poi va all'attacco: "Quale miglior modo – ha sottolineato Ingroia – per aprire questa mia rubrica da ‘partigiano della Costituzione', quale miglior modo per ricordare la mia fedeltà alla Costituzione, che spiegando la mia critica, anche aspra, nei confronti della recente decisione con la quale la Corte Costituzionale, custode della Costituzione, ha dato ragione al Presidente Napolitano nel conflitto di attribuzione contro la Procura di Palermo? C'è chi si meraviglia, autorevoli esponenti delle istituzioni e perfino la magistratura associata. Perché – dicono – la Corte Costituzionale non si tocca, non può essere criticata. Mi chiedo dove sta scritto".  Lui può il Cav no Già dove sta scritto? Stava ben impresso sui muri di piombo dei giornali quando Silvio Berlusconi esprimeva tutte le sue perplessità su alcune decisioni della Corte. A quel tempo tutti a dare addosso al Cav appena apriva bocca. Oggi invece se parla Ingroia tutti zitti ad ascoltare i suoi insulti alle istituzioni. Ed è lo stesso Ingroia che risponde alla critica più pungente: "ll diritto di critica deve poter essere liberamente esercitato nei confronti di chiunque e di qualunque istituzione. Guai – ha sottolineato Ingroia- se non si consentisse il legittimo diritto di critica nei confronti di qualsivoglia provvedimento giudiziario, compresi quelli della Corte Costituzionale. Altra cosa, ovviamente, sono le invettive e gli insulti delegittimanti spesso piovuti addosso alle magistrature di ogni ordine e grado. Ma non confondiamo le due cose. Perché, altrimenti, si corre il rischio che il cliché dell'invettiva berlusconiana contro i provvedimenti giudiziari a lui non congeniali venga equiparato con ogni forma legittima di esercizio del diritto di critica, a discapito della libertà di espressione. Guai a trarre dall'abuso del diritto argomenti per limitare l'esercizio legittimo del diritto". Parole, parole, parole solo per dire a me quetsa Corte non mi piace per niente. Però non sono come Berlusconi. Già perchè il diritto di esprimere un'opinione, anche dura si sa ha sempre i colori di sinistra. Chi lo fa dall'altra parte è trattato come un reazionario.  Attacco al Colle Infine sul suo nuovo blog va giù duro, alla sua maniera contro Napolitano e contro la dceisione della Consulta di accettare il ricorso del Colle contro l'uso delle intercettazioni nel procedimento per la trattativa Stato-mafia. "E poi: non cambiamo le carte in tavola. Chi è stato (ingiustamente) accusato di avere violato la legge, addirittura ledendo le prerogative della più alta carica dello Stato, sono i magistrati della Procura di Palermo, non i giudici della Consulta. E chi ha sollevato il conflitto fra poteri, accendendo il fuoco delle polemiche che ne è conseguito e si è propagato, non è stata certamente la Procura di Palermo…". Insomma Ingroia ormai può dire di tutto. Gli altri no. Forse chi vuole sparare a zero sul paese deve trasferirsi in Guatemala.

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