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Quirinale, mossa anti Berlusconi: se Monti cade c'è Franco Marini

Giulio Bucchi
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di Elisa Calessi La minaccia del Cavaliere, far cadere il governo e andare al voto a febbraio, rischia di essere scarica. A impedirla, infatti, potrebbe essere il Quirinale. «Se Berlusconi dovesse decidere di togliere la fiducia al governo Monti, Napolitano potrebbe affidare il mandato all'ex presidente del Senato Marini di formare un nuovo governo che sicuramente verrebbe bocciato dalle Camere nel voto di fiducia, ma che guiderebbe il Paese alle elezioni appunto in aprile». Insomma «un governo di pochi mesi che avrebbe il compito di gestire il voto». E che toglierebbe a Berlusconi il principale argomento elettorale: Monti. L'attuale premier, infatti, sarebbe già uscito di scena.  A suggerire questa ipotesi, citando «fonti autorevoli», è la Velina Rossa, il foglio di Pasquale Laurito, depositario di gossip che circolano nei Palazzi. Questo, in particolare, nasce dalle parti del governo. Un ministro molto vicino a Monti lo avrebbe confidato a un amico, durante un pranzo. Franco Marini ha smentito quest'indiscrezione, dicendo di essere «troppo vecchio». Ma nei corridoi di Montecitorio si facevano anche i nomi di alcuni costituzionalisti, magari un esperto di legge elettorale. Il nuovo esecutivo, infatti, nascerebbe con l'incarico di fare la riforma elettorale, ora finita in un binario morto.  Al Quirinale smentiscono questo scenario. Impossibile ragionare di un'ipotesi. Anche perché le incognite, si dice, sono troppe. Dipende da come, eventualmente, avverrebbe la crisi. Quello che, però, si può affermare con ragionevole certezza è che se un partito della maggioranza togliesse l'appoggio all'esecutivo dei professori, Napolitano rimanderebbe il governo alle Camere. A quel punto, se anche fosse bocciato, potrebbe comunque rimanere in carica fino al voto. Governo Marini o no, l'ipotesi che, anche di fronte a una crisi, si voti a marzo non è, quindi, peregrina. Anche perché Napolitano ha due priorità: portare a casa la legge di stabilità e favorire tutti i tentativi per modificare la legge elettorale. Non approvare la prima, si dice, farebbe schizzare lo spread sopra i 400. E ci renderebbe inaffidabili agli occhi dell'Europa. La legge di stabilità, però, sarà licenziata molto probabilmente a ridosso di Natale. Lo scioglimento delle Camere ha bisogno di una settantina di giorni. La prima data utile, quindi, è il 10 marzo.

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