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Pdl, chi rema contro BerlusconiIl partito alla resa dei conti

Silvo Berlusconi

Lucia Esposito
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Gli eventi accelerano. Allora Silvio Berlusconi decide di posticipare la presentazione del libro di Bruno Vespa (di una settimana) per convocare il bureau del Pdl e decidere cosa fare col governo: staccare la spina o lasciarlo in carica qualche altro mese ancora? Questo sarà l'argomento principale del vertice riunito oggi a Palazzo Grazioli. Insieme alla discussione sulla legge elettorale, finita quasi irrimediabilmente su un binario morto. In subordine la questione non meno importante (per i colonnelli, a Silvio frega poco) delle primarie e dello spacchettamento del Popolo della libertà in più segmenti.  La legge elettorale - Ieri sera, martedì 4 dicembre, si è riunita l'assemblea dei senatori azzurri. Come scrive Salvatore Dama su Libero in edicola oggi, mercoledì 5 dicembre, non c'è condivisione nel gruppo: anzi raccontano di liti furibonde tra alfaniani e berluscones, i primi intenzionati a cambiare la legge reinetroducendo le preferenze gli altri difensori dello status quo. E c'è stata anche una cena segreta, una cena da resa dei conti. In cui, secondo quanto scrive il Giornale, si sono incontratiAlfano, Cicchitto, Gasparri, La Russa e Quagliariello pronti a smarcarsi dal Cavaliere usando il grimaldello della legge elettorale per provare ad arginare un Berlusconi determinato ad andare da solo. Gasparri e Quagliariello sono convinti che il Pdl debba votare la reintroduzione delle preferenze in modo da mettere un freno all'ex premier al momento della costituzione delle liste.  Non è un mistero che il Cavalilere  preferirebbe tenersi il Porcellum, con le liste bloccate e una soglia di accesso bassa (al 2%)  per consentire ai piccoli partiti federati l'ingresso in Parlamento. Niente preferenze, al massimo un premio di maggioranza da far scattare  con il 40% dei voti. Su questo, Berlusconi sarebbe stato categorico. Così come sarebbe deciso ad andare fino in fondo nella battaglia per l'election day il 10 frebbraio. Anche a costo di minacciare la crisi  di governo. Allo stato, l'ex premier non ha ancora realmente deciso se candidarsi o meno alla premiership. Ma è convinto che per giocarsi la sua partita ad armi pari con Pierluigi Bersani nel 2013, deve puntare a una nuova coalizione di centrodestra, alleata con la Lega, per rispolverare tutto il suo armamentario anti sinistra e   mobilitare i moderati contro il 'pericolo rosso' formato dal blocco Pd-Vendola. Incandidabilità - Ma di prepotenza entra anche un altro argomento di stretta attualità: il decreto sulla incandidabilità dei condannati. L'esecutivo si infila nell'argomento giustizia come un elefante in una cristalleria. Mario Monti domani presiederà un consiglio dei ministri che, salvo ripensamenti, varerà un decreto per le liste pulite. Un atto ostile, secondo Berlusconi. Che è molto arrabbiato. Vero: l'incandidabilità riguarderà i condannati in via definitiva, lui non lo è. «Ma in Parlamento ci sarà la fila per presentare emendamenti che estendano l'incandidabilità anche ai condannati in primo grado», ne è sicuro Silvio. Teme il trappolone. E d'altronde, l'altro giorno, Gianfranco Fini aveva già accennato la cosa, proponendo un patto per tenere fuori dalle liste anche chi, come Berlusconi, è in attesa di un giudizio definitivo.    

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