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Bindi, Amato, D'Alema, VendolaAlle primarie vince il vecchio

Nicoletta Orlandi Posti
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    "Renzi ha finalmente fatto qualcosa di sinistra, ha perso". La freddura che girava al quartier generale di Pierluigi Bersani mentre arrivavano i dati dello spoglio delle schede delle primarie la dice lunga su come l'apparato del partito democratico intende muoversi ora che ha incassato la benedizione della base. Il Pd aveva la possibilità di chiudere con il passato e invece resta quello che è stato finora: un partito vecchio. Un'occasione perduta per mancanza di coraggio, per quella paura del nuovo che caratterizza la sinistra, per quell'immobilismo suicida che ha affossato l'Italia. La vittoria di Bersani con oltre il 60% dei voti è la vittoria del vecchio sul nuovo.  La svolta mancata - Renzi avrebbe potuto dare una svolta, ma così non è stato. E gli scenari che si vanno delineando in queste ore sono quelli dei vecchi nomi da prima e seconda Repubblica che stanno scaldando in motori per prendersi una poltrona. Si farà sentire Giuliano Amato, l'ex socialista, oggi al Pd, due volte premier, utilizzatore accanito della patrimoniale, collezionista di vitalizi, pensioni, ministeri, incarichi e poltrone (l'ultima quella da commissario - proprio lui! - sui tagli ai fondi ai partiti), che aspira al Quirinale. E pure Rosy Bindi, che ieri, subito dopo aver capito che non sarebbe stata "rottamata" da Renzi ha detto di non escludere un suo ruolo nell'eventuale governo Bersani. "Ribadisco che deciderà il partito per me, ho sempre rispettato le regole e la regola predeve che ci sia la deroga", ha detto il vice presidente alla Camera del Pd intervistata da Mentana nello speciale TgLa7. Quanto a Massimo D'Alema, per lui Bersani è stato una specie di Davide contro Golia. "E' stato costruito da uno schieramento pressochè unanime di tutti i media contro di noi", ha assicurato. Alla festa dello stato maggiore del Pd ieri sera si è fatto largo sono arrivati tutti i vecchi volti del Pd e tra loro si è fatto largo Nichi Vendola per abbracciare Bersani.  Lista unica?-  Abbraccio lungo e ricambiato. Tanto che qualcuno ha chiesto al governatore della Puglia se in serbo per lui c'è un ticket con Bersani. Vendola ha glissato la risposta: "Il significato sintetico e luminoso di questo voto finale è che il Paese chiede una svolta a sinistra nell'agenda di governo". "Siamo riusciti a battere la forza della suggestione costruita intorno al tormentone della rottamazione", dice Vendola, intervistato da Corriere della Sera, Repubblica, Stampa, Messaggero e Unità. Una lista unica Sel-Pd "la considero abbastanza fantapolitica, perchè io pongo un tema molto piu' complesso, quello di un soggetto politico dei progressisti, di un partito del futuro. Le scorciatoie organizzative non mi interessano", dichiara. Dalle primarie "esce l'indicazione di una svolta a sinistra, assolutamente senza Casini, mettendo l'accento più sulla questione sociale che su quella politica", rimarca Vendola, secondo cui il primo provvedimento del governo di centrosinistra dovrebbe essere "un taglio alle spese militari, a partire dagli F35, per dare subito un segnale che si tolgono risorse da un uso inappropriato e si destinano a primi programmi di manutenzione e messa in sicurezza delle scuole".     

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