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Berlusconi: "Senza Renzi posso scendere in campo"

Silvio berlusconi

Lucia Esposito
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A godere della vittoria di Pier Luigi Bersani non c'è solo l'apparato del partito: il trionfo del segretario fa gongolare anche Berlusconi che, da Arcore, ha visto la vittoria del segretario come il trionfo "dell'apparato e della brucocrazia del vecchio partito sul bravo Renzi". E' il segnale che Silvio Berlusconi aspettava dato che Bersani "è in politica da più tempo di me". Questa vittoria allontana di molto la possibilità di un passo indietro dell'ex premier che non  ha mai fatto mistero di apprezzare Matteo Renzi ma l'affermazione di Bersani gli dà la possibilità di scendere in campo ad armi pari. La riserva dovrebbe essere sciolta questa settimana, ma certamente uno sprone fortissimo è uscito dalle urne del ballottaggio delle primarie. E in caso di discesa in campo un suo cavallo di battaglia durante la campagna elettorale potrebbe essere proprio quello dell'incapacità della sinistra di rinnovarsi.  La distanza dai dirigenti del partito -  Berlusconi è sempre più convinto, alla luce dei risultati, che la strada intrapresa sabato scorso nel vertice a Villa San Martino è quella giusta. Il segretario Alfano ha spinto fortemente per le primarie ma il Cav sembra sempre meno convinto, per luui adesso la priorità è quello di un'election day. La sua idea continua a essere quella di creare una nuova Forza Italia, Forza Italia, 2.0  "depurata" dagli ex An. Il Cavaliere aspetta i sondaggi della sua ricercatrice di fiducia Alessandra Ghisleri, ed è probabile che sciolga le riserve quersta settimana. C'è da superare le barricate di Alfano secondo cui il futuro del Pdl non può essere quello "di dividere ciò che è stato faticosamente unito" perché questo condannerebbe "tutti alla irrilevaza davanti ad una sinistra che ha saputo rilanciarsi dialogando con il suo elettorato". Ma incastrato il "tassello" Bersani c'è ancora un'incognita che imcombe sul futuro di Silvio: è la partita che si gioca al Senato sulla riforma della legge elettorale, una parte del Pdl potrebbe forzare la mano e approvare la riforma del sistema di voto nonostante la contrarietà di Berlusconi alle preferenze. 

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