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Alfano rilancia Pdl e primarieMa i berluscones lo attaccano

Silvio Berlusconi e Angelino Alfano

Angelino a Milano conferma le consultazioni: "Ma cambieremo le regole". A Monti: "Si candidi". Con lui ex An e Formigoni. Bondi lo frena: "Stai sbagliando strada"

Andrea Tempestini
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di Gianluca Roselli «Alfano si è reso conto di avere un partito». Le parole di un vecchio militante di An fotografano alla perfezione questa giornata milanese in cui il Pdl “alfaniano” si è stretto intorno al segretario con un'iniziativa organizzata dagli ex-An. Per rafforzarne la candidatura alle primarie e alzare una barricata contro «tutti quelli che remano contro», per dirla come Ignazio La Russa. Che si presenta sul palco con un pacco di agenzie di stampa. «Qui ci sono tutte le dichiarazioni contro Alfano da parte di esponenti del Pdl negli ultimi mesi, ma non le leggerò. Questi attacchi devono finire per il bene del partito», dice l'ex ministro della Difesa dal palco allestito davanti alla nuova sede della Regione Lombardia. È qui, in mezzo ai nuovi grattacieli di Milano, che La Russa e Gasparri, ma anche Cicchitto, Quagliariello e, un po' a sorpresa, Roberto Formigoni («non mi presenterò alle primarie», ha annunciato), hanno voluto far sentire il loro sostegno al segretario. Contro tutti quelli che sparano raffiche di fuoco amico. Il riferimento è a Silvio Berlusconi, che però non viene mai evocato direttamente. Ma quando vengono tirate in ballo le “amazzoni”, il pensiero va inevitabilmente al Cavaliere e ai suoi fedelissimi. «Mandiamole a lezione di equitazione, perché stanno facendo del male a questo partito», dice Alessio Butti. Mentre Gaetano Quagliariello poco dopo sottolinea come «in troppi hanno cercato di frammentare il Pdl, noi lavoriamo per l'unità».  Alfano, dal canto suo, sembra quasi sorpreso da questo abbraccio. E poco importa se Giorgia Meloni, possibile sua avversaria alle primarie, scalda la platea più di lui. «Visto che si va verso l'election day a marzo, le primarie vanno cambiate, non è più possibile farle all'americana. Per questo chiederò a Berlusconi di convocare un ufficio di presidenza per la prossima settimana», afferma il segretario. Alla fine della giornata un documento per le primarie viene votato da 80 esponenti nazionali e locali del Pdl. Tra i punti, la scelta del nuovo nome del partito, un comitato etico per le candidature, una nuova agenda economica sottratta ai diktat dell'Europa, no secco a un Monti-bis e a governi tecnici. «Se Monti vuole continuare, allora si candidi e cerchi di prendere i voti degli elettori», ripete il suo mantra Alfano. Che continua: «Il nostro obbiettivo è far rinascere il centrodestra, perché non si può lasciare il Paese in mano a questa sinistra inadatta a governare, la cui politica economica è dettata dalla Cgil». «Mi viene da ridere, sembra una battuta di Scherzi a parte», gli risponde Nichi Vendola. Poi, ricordando «il risultato fallimentare del governo Monti», Alfano spiega che per uscire dalla crisi «occorre lasciare qualche euro in più nelle tasche degli italiani, perché di austerità si può morire». Non solo Monti, però. Tra i bersagli degli alfaniani ci sono anche Casini e Montezemolo. «Pier ha fatto del tatticismo la sua esasperazione. Come pensa di attuare politiche per la famiglia con Vendola e Crocetta?», si chiede Gasparri. Mentre per Alfano il presidente della Ferrari «dividendo gli avversari della sinistra rischia di farla vincere».  Ma ci crede davvero, alla vittoria, Angelino? «La battaglia è difficile, ma possiamo farcela. Ma iniziamo a non candidare gente impresentabile», spiega. Al successo elettorale, però, forse non pensa nemmeno lui. Ma già essere qui, con un bel pezzo di partito dietro e senza la mano sulla spalla di Berlusconi, per l'ex guardasigilli è già un trionfo. «È più segretario oggi del giorno della sua investitura», sussurra qualcuno. Perché lo sdoganamento dal Cav è nei fatti. «Verso Berlusconi c'è grande lealtà e gratitudine, ma ora il Pdl deve avere una proiezione nuova, che va nella direzione di Angelino», sostiene La Russa. E da Firenze anche un filo-Cav come Altero Matteoli manda a dire che «Alfano è il nostro candidato». Non tutti, naturalmente, sono d'accordo. Tocca a Sandro Bondi, tra i fedelissimi del Cav, tirare una stoccata al giovane leader. «Alfano rischia di prendere una strada sbagliata. Invece di lanciare la sua sfida di rinnovamento è costretto in un'alleanza col consueto apparato di partito: gli ex An, Cl e l'area socialista». Della stessa opinione, verosimilmente, è Berlusconi. Che ora, visti i tempi stretti, avrà un motivo in più per opporsi alle primarie.

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