Lettera in Procura dei pm: il giudice che ha assolto Vendola è amica della sorella
Digeronimo e Bretone vogliono chiarimenti sul presunto legame tra il giudice e Patrizia Vendola
I pm che hanno sostenuto l'accusa contro Nichi Vendola per il caso della sanità in Puglia (dove è stato assolto) hanno scritto una lettera alla Procura di Bari per chiedere che si faccia chiarezza sulla presunta amicizia fra la sorella del governatore Patrizia Vendola e il giudice Susanna De Felice. Come riporta oggi il Fatto quotidiano Desireé Digeronimo e Francesco Bretone hanno scritto ai procuratori Antonio Pizzi e Antonio Laudati "affinché possano attivare ove lo ritengano i loro poteri di vigilanza e controllo". Astensione mancata - I due pm infatti sostengono che Patrizia Vendola e il gup che ha prosciolto il leader di Sel con formula piena siano legati da "un'amicizia diretta" e da "frequentazione di amici in comune". Insomma, la De Felice avrebbe dovuto evitare di giudicare Vendola ma non l'ha fatto. Scrivono: "Dopo l'assoluzione che ha smentito in toto l'impianto accusatorio, siamo stati contattati da molti amici e colleghi che ci hanno chiesto come fosse stato possibile che a giudicare il governatore fosse stata un'amica della sorella". Solidarietà dei colleghi - In sintesi, secondo Bretone e Digeronimo, la De Felice avrebbe dovuto astenersi dal giudicare Vendola, ma così non è stato. "Non ha ritenuto di doversi astenere", si lamentano i due. "Dopo l'assoluzione che ha smentito in toto l'impianto accusatorio, siamo stati contattati da molti amici e colleghi, che ci hanno chiesto come fosse stato possibile che a giudicare il governatore fosse stata un'amica della sorella di Vendola". E ancora: "Ci sono arrivati messaggi sul telefonino, alcuni colleghi si sono meravigliati del fatto che non avessimo ritenuto di rilevare formalmente nel processo questa circostanza". "Se mi condannano..." - Addirittura sarebbero circolate sui profili di facebook delle due protagoniste alcune foto che le ritraggono a cena - e anche in altre occasioni - insieme. Per ora però sia Patrizia Vendola, sia Nichi, non commentano. Eppure era stato lo stesso governatore, non molto tempo fa ad annunciare: "Una sentenza di condanna, sia pure relativamente ad un concorso in abuso d'ufficio, per me sarebbe un punto di non ritorno, segnerebbe un mio congedo dalla vita pubblica. Ma una sentenza ispirata a verità e giustizia credo che restituirà a me quello che mi è dovuto, cioè la mia totale innocenza".