I grillini in Sicilia: "Rinunciamo al rimborso". Altra gaffe da propaganda: quei soldi non gli spettavano
L'ex candidato governatore Cancelleri annuncia: "Non prenderemo il milione e mezzo di euro". Ma da luglio la legge è cambiata: finti tonti o astuti?
di Paolo Emilio Russo Sarà l'inesperienza, o magari che il potere logora in fretta chi lo raggiunge senza troppa fatica, in fila indiana e muto dietro ad un comico: fatto sta che i grillini hanno fatto l'ennesima gaffe coi soldi pubblici. Giancarlo Cancelleri, ex candidato alla presidenza della Regione Sicilia del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, ha annunciato per mercoledì 14 novembre la sua prima mossa: "I cittadini a 5 Stelle si presenteranno davanti ai cancelli con la gigantografia di un assegno che reca la cifra di 1.426.000,00 euro". La cifra, secondo il futuro capogruppo, sarebbe quella del rimborso elettorale. Cancelleri e i suoi amici, però, sono rimasti un po' indietro. Come scrivono nella loro nota sono arrivati alla cifra molto importante calcolando "un 1 euro a voto per 5 anni che fa 5 euro, moltiplicato per il numero delle preferenze espresse". Legge cambiata - Dallo scorso luglio, però, le regole per i rimborsi sono cambiate. Non solo non c'è più la proporzione "un voto, un euro", ma i contributi non sono più automatici, per ottenerli bisogna richiederli. Per le Regionali con le nuove regole saranno a disposizione di tutti i partiti e in tutte le Regioni, suddivisi in proporzione rispetto agli abitandi, "soltanto" 15 milioni di euro. Inutile, quindi, annunciare, come hanno fatto i grillini siciliani, di avere spedito una lettera ufficiale alla Camera dei deputati e all'Ufficio di presidenza dell'Assemblea regionale siciliana per rinunciare ai fondi. Bel gesto, ma superfluo. Peggio: propagandistico. A meno che non si tratti di semplice ignoranza delle leggi. Del resto non è la prima volta che i dirigenti del M5S, che della lotta alla Casta hanno fatto il nucleo del loro programma, cadono proprio sui rimborsi elettorali. Già nel 2010, quando riuscirono ad eleggere consiglieri regionali in Piemonte e in Emilia Romagna, caddero nel primo errore. Dopo la proclamazione degli eletti, infatti, si dimenticarono di rinunciare ai fondi pubblici dovuti in Emilia, come era previsto dalle regole di allora. Soltanto una volta scoperti dalla stampa si prodigarono a porre rimedio.