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Monti, perché è un premierda prima Repubblica

Lucia Esposito
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"Non mi piacerebbe restare premier", lo ha detto Mario Monti al Forum organizzato a Milano dal Financial Time smentendo di fatto se stesso: qualche giorno fa, invece, si era detto disponibile a restare a Palazzo Chigi se ce ne fosse stato bisogno. E' passato un anno dall'insediamento di Mario Monti. Un anno fa, per l'arrivo del governo dei tecnici si erano accese le speranze degli italiani che credevano di essere traghettati fuori dalla crisi. In modo più o meno indolore. Il prezzo pagato dai cittadini è stato altissimo e la crescita è lontana. Un mare di tasse, il rigor Montis non sono serviti a salvarci dal tracollo. Nell'analisi che Ilvo Diamanti fa su Repubblica in edicola oggi, Mario Monti viene tratteggiato come un premier da prima Repubblica.  "Il Montismo che decreta e declama la fine del Berlusconismo. Ma echeggia in qualche misura la nostalgia della Prima Repubblica: acuita dai nefasti della Seconda Repubblica. Perché, dopo quasi 20 anni di bipolarismo intollerante e antagonista, ripropone un governo di larghe intese. Come, in fondo erano i governi guidati dalla Dc. Il centro che teneva dentro tutto e tutti. Destra e Sinistra. E che assorbiva e aggragava tutti: socialisti e laici. La Dc. Riusciva a convivere - e a condividere  le scelte sostanziali - anche con il Pci", scrive Diamanti sottolineando come il montismo sia un governo condiviso, non diviso. E questo è stato possibile perché la marginalizzazione di Berlusconi ha resto possibile la coabitazione tra i nemici di prima. 

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