Silvio: vogliono distruggermiMezzo Pdl: deve ricandidarsi
L'ex premier condannato per frode fiscale a 4 anni: vogliono vedermi marcire in politica
«È una sentenza scritta da persone che mi odiano. Non è bastato il mio ritiro dalla politica. Vogliono torgliermi tutto e vedermi marcire in galera. L'obiettivo è la mia distruzione». Amareggiato è dire poco. Silvio Berlusconi è furibondo. Ad Arcore, dove ha atteso la decisione del tribunale di Milano sul processo Mediaset, riceve decine di telefonate di solidarietà. Finché non decide di rendersi irreperibile. La rabbia è troppa. Il giudice è andato oltre le richieste della pubblica accusa. Eppoi quelle odiose pene accessorie, l'interdizione dai pubblici uffici e i dieci milioni da restituire all'erario, lo offendono a morte: «Mi hanno trattato come un delinquente comune. A me, che sono il primo contribuente italiano! È uno schifo!». Bisogna reagire: «Non si può andare avanti così», ruggisce l'ex premier in collegamento con Studio Aperto, «con certi giudici un Paese diventa incivile, barbaro, invivibile e cessa di essere una democrazia. Bisogna fare qualcosa». Già, ma cosa? I falchi suggeriscono a Berlusconi di mobilitare la piazza in suo sostegno. Lo invitano a rinunciare al passo indietro. La reazione dei colonnelli La sentenza, dice Daniela Santanchè, è un «pesante contraltare della magistratura politicizzata» al «generoso passo indietro» del Cavaliere. «Ci ripensi», è l'appello della candidata alle primarie, «e torni in campo insieme a milioni di italiani che vogliono tenere alta la bandiera del garantismo e della libertà». La Santanché, in un'intervista a Repubblica, va anche oltre: "Tutti i candidati alle primarie del Pdl si ritirino. Occupare quel posto sarebbe usurparlo: è di Berlusconi, deve riprenderselo Berluscon". La Santanché ha fatto un appello al presidente "l'unico che in questi anni ha combattuto per il garantismo, perchèio sono d'accordo con il partito degli onesti, i delinquenti e i ladri voglio vederli tutti in galera e buttare la chiave, ma quando a giudicarli c'è una magistratura onesta". E ancora: "La sentenza Mediaset è con motivazioni politiche, scritta in maniera politica. Questo è inaccettabile. L'hanno fatta per ammazzare Berlusconi. Vogliono ucciderlo. La condanna arriva ora - spiega - perchè ritirandosi Berlusconi si indebolisce molto. E' meglio che stia in politica, a capo di un partito. Può combattere meglio. Ci sono milioni di italiani che vogliono combattere per il garantismo. L'ho chiamato gli ho voluto dare un bacio, dirgli che gli sono vicino. E sì certo che l'ho trovato prostrato, ma qualcosa farà. Vedrà che qualcosa farà" . "La pensa così anche un altro fedelissimo come Giancarlo Galan: «Mi verrebbe voglia di chiedere a Berlusconi di tornare in politica». Dura anche la reazione del segretario del partito Angelino Alfano: «La sentenza è l'ennesima prova di un accanimento giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi. Una condanna inaspettata e incomprensibile con sanzioni principali e accessorie iperboliche». Soprattutto una sentenza che frena il progetto del segretario azzurro di dare seguito allo suo slogan “il partito degli onesti”. Alfano voleva tenere fuori dalle liste i candidati condannati in primo grado. Ma adesso come si fa? L'esclusione riguarderà soltanto i condannati in via definitiva. I colonnelli sono tutti con Berlusconi. Senza distinzione di provenienza. Il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto parla di «omicidio politico».