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Con la sua scure, Monti fa i taglisulle spalle dei pensionati

Mario Monti

Il governo mette a dieta le casse previdenziali private. Ma il ricavato andrà a beneficio della fiscalità generale (e non del bilancio degli enti)

Andrea Tempestini
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di Antonio Castro I notai minacciano di non sborsare un euro, i medici gridano contro la tripla tassazione, i professionisti tutti sperano nel Consiglio di Stato invitato a pronunciarsi su una delle tante furberie inventate dai tecnici del governo. In sostanza le casse di previdenza private (una ventina con un patrimonio di oltre 50 miliardi di euro), sono state costrette dai ministeri del Welfare e del Tesoro ad adeguarsi alla politica di austerity imposta a tutte le tentacolari ramificazioni della macchina burocratica statale. E così gli istituti previdenziali di giornalisti, avvocati e commercialisti hanno dovuto alzare la mannaia ed adeguarsi. Si taglia il 5% delle spese di gestione quest'anno, il 10% nel 2013. Intento meritorio. C'è crisi, bisogna essere parsimoniosi. Peccato però che lo sforzo di contenere i costi imposto ad enti previdenziali che non prendono un euro dallo Stato non venga ripagato. Gli ipotizzati milioni di risparmi preventivati per quest'anno (la norma è molto confusa e non possibile ora stimarne l'impatto, comunque alcuni milioni), non finiranno, come logica vorrebbe, a rimpinguare i rispettivi bilanci dei singoli enti. No, ed è questa la trovata geniale, ma verranno inglobati nella «fiscalità generale». Per farne cosa non è dato sapere. Ciò che è certo è che i quattrini prelevati dagli istituti previdenziali finiranno a via XX Settembre con buona pace dell'autonomia gestionale di quest'ultimi.     Questa furbata dei Prof arriva dopo la revisione obbligatoria della sostenibilità economica a 50 per le venti casse. Il 30 settembre tutti gli istituti dovranno attuare modifiche (allungamento dell'età lavorativa, riduzione delle pensioni) per dimostrare una sostenibilità autonoma per il prossimo mezzo secolo. Recalcitranti e infuriate le casse hanno trasformato bilanci e prestazioni (facendo infuriare gli iscritti) e tutte possono oggi vantare un equilibrio tra entrate e prestazioni per i prossimi 10 lustri. Insomma, ora c'è la garanzia attuariale che non euro pubblico servirà, nei prossimi decenni,  per pagare le pensioni dei professionisti.  I tamburi di guerra battono nelle categorie scippate. Tanto che nei giorni scorsi assemblea dell'Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati) ha deciso all'unanimità di ricorrere alla Corte di Giustizia europea per chiedere di deliberare sulla «evidente inapplicabilità della spending review agli enti di previdenza privatizzati». Tira le somme il presidente dell'Associazione: «La spending review», spiega Andrea Camporese, che seguirà il ricorso in sede europea, «va contro il principio di autonomia stabilito con leggi dello Stato. Un principio ribadito anche lo scorso marzo, dopo le due sentenze del Tar, da un'ordinanza della Cassazione a Sezioni Unite». Battagliero anche il presidente dell'Enpam (medici) Alberto Oliveti : «Di fatto sarebbe una nuova tassa che sottrarrebbe soldi destinati alle pensioni». 

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