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Ricatti, trans, spioni e magnate: Lazio, la regione degli scandali

Piero Marrazzo

Un viaggio nel malcostume della Regione: da Storace a Marrazzo fino alla vicenda di "Er Batman"

Andrea Tempestini
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di Giordano Tedoldi Chi, trovandosi a Roma, percorresse la grande arteria di via Cristoforo Colombo, si imbatterebbe in un orribile palazzone, una via di mezzo tra una fantozziana megaditta e un ospedale psichiatrico o, per meglio dire, una somma delle due cose. Sopra il palazzone campeggia la scritta cubitale: Regione Lazio.  La bruttezza dell'edificio, che ha una strana forma concava, come volesse inghiottire i cittadini che s'avvicinassero, deve esercitare una qualche influenza malefica su coloro che vi lavorano (si fa per dire). La chiamano «istituzione», a noi, con rispetto parlando, sembra più un tendone da circo, ma non un circo qualunque, bensì uno di quelli con attrazioni incredibili, in cui senza nemmeno pagare il biglietto (basta votarli) si può assistere a uno spettacolo di freak, cioè fenomeni umani (o umanoidi) senza precedenti. Nel film di Marco Bellocchio attualmente nelle sale, Bella Addormentata, un immaginario psicanalista del Palazzo dice con rassegnazione che i politici non è che siano solo ladri o bugiardi, no, sono dei disperati. Ecco, a guardare le vicissitudini recenti della Regione, gli scandali sessuali, quelli sui rifiuti, l'utilizzo improprio di fondi pubblici, le cimici negli uffici al tempo della battaglia Storace-Mussolini, le ostriche e champagne a sbafo, ci viene di soffermarci su questo dato: lo sbandamento di questa gente, i sedicenti rappresentanti del popolo che entrano in quell'orribile palazzone sede della Regione Lazio. Confusi, storditi, imbruttiti. Persino quando rubano sono così sballati che non si ricordano nemmeno perché hanno rubato, cosa, quanto, a chi. Si accusano a vicenda non per scaricabarile, proprio non ricordano. E c'è l'angoscia a divorarli, perché sanno di essere enormemente al di sotto delle loro responsabilità. Ma ricordiamole, le gesta della classe dirigente che si è avvicendata alla Regione Lazio. Che cosa è successo a Piero Marrazzo, il paladino del cittadino defraudato, il giustiziere di Mi manda RaiTre? Preso possesso da trionfatore della poltrona di presidente della Regione, ne è uscito ignominiosamente, lui che sventolava i suoi valori cattolici, perché consumava pomeriggi fedifraghi con simpatiche amiche trans non disdegnanti le piste di coca. Com'è noto, la cosa è emersa perché l'ex presidente venne ricattato letteralmente in mutande da alcuni carabinieri. Nacque uno scandalo, ma era solo una farsa, benché indegna. Poi, con la nuova giunta, si è stagliato gigantesco nel firmamento della politica regionale «Batman», l'ex capogruppo del Pdl, il simpaticissimo Franco Fiorito, che vorremmo suggerire ai produttori della serie «I Soprano» per arricchire il cast. Un talento così dirompente non si può contenerlo nel brutto palazzo della Regione Lazio, merita ampie ribalte. E infine, ovviamente, lei, la sindacalista d'acciaio, la signora tutta d'un pezzo della destra pancia a terra e coltello tra i denti, Renata Polverini, che dopo soli due anni da presidente rischia un clamoroso tracollo e pare avviata a dimissionarsi. Dopo una campagna elettorale in scioltezza, contro le fumanti macerie del centrosinistra disertato da Marrazzo e dopo aver battuto la solita Emma Bonino, la dura governatrice in giubbetto di pelle vuole gettare la spugna di fronte all'orrore di quel luogo e delle spaventose creature che lo infestano, e la capiamo.  Alle prossime elezioni, prevediamo la nomina di Terminator, il cyborg venuto dal futuro, quello che anche quando sembra morto si rialza e continua a camminare. Solo Terminator potrebbe riuscire a portare a termine, appunto, la legislatura e a resistere a un sontuoso invito a cena del prossimo capogruppo della maggioranza, tutto a carico del finanziamento pubblico...

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