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La strategia della Polverini:fare un gran casinoper scappare da Casini

La Polverini alla festa

Andrea Tempestini
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"La bomba di Batman piomba sul tavolo di Silvio Berlusconi e rischia di far scoppiare tutto il Pdl. Con buona pace di chi nel partito derubricava l'affaire Fiorito a 'beghe locali' per tranquillizzare il Cavaliere, la babele in cui si è trasformato il gruppo consiliare del Pdl laziale sta avendo pesanti contraccolpi nazionali. Primo tra tutti, la minaccia sempre più insistente di una scissione degli ex An, che ieri hanno avuto un serrato faccia a faccia col Cavaliere, sul quale aleggiava lo spettro delle dimissioni del governatore del Lazio, Renata Polverini", spiega Barbara Romano su Libero in edicola oggi. "Ripercussioni in Lombardia" - Ma grazie all'opera di Berlusconi, le dimissioni della Polverini sono per ora rientrate. Per il Cav è stata una giornata infernale, ma dopo molta fatica è riuscito a dissuadere la Polverini dal passo indietro. L'ex premier sarebbe furente, pronto a rompere con tutti quelli che nel partito creano problemi e non si rendono conto della difficile situazione. Secondo Berlusconi si rischia lo sbando, quando "la partita è apertissima, perché stiamo risalendo nei sondaggi, siamo oltre il 22%, a due punti dal Pd in calo per le frizioni interne. Silvio ha usato tutta la sua abilità per rassicurare e convincere la Polverini, ma anche gli ex An, che si sentono - per dirla come Landolfi - "vittime di xenofobia da parte dei colleghi ex forzisti". Berlusconi ha spiegato che le eventuali dimissioni della Polverini avrebbero potuto avere pesanti contraccolpi in Lombardia, un potenziale effetto a catena: "E tra pochi mesi si vota anche a Roma, sarebbe un disastro", ha chiosato Berlusconi. Verso l'Udc - La Polverini però - e le voci sono attualissime, di giovedì mattina - continua a pensare alle dimissioni: l'intervento di Berlusconi le avrebbe soltanto ritardate (lei stessa ha dicharato oggi, giovedì 20 settembre: "Dimissioni? Domani ne parliamo"). Come vi abbiamo anticipato, l'ex sindacalista sta cercando una via di fuga per abbracciare l'Udc del Lazio, per abbracciare Pier Ferdinando Casini in vista delle elezioni poltiche. La strategia della governatrice è chiara: montare il caso, fare molto rumore per poi balzare verso l'Unione di centro, che da tempo la corteggia (mentre nel Pdl è invisa a molti). Inoltre gli interrogatori in procura dI Forito rischiano di travolgere la stessa governatrice: nel mirino, infatti, ci sono le spese della Polverini, della giunta e del consiglio. Una bella bega, per Renato, che dovrà giustificare le uscite per gli spot e l'auto-promozione. Nel dettaglio, dal 2009 al 2012, i costi del Consiglio sono raddoppiati, passando da 15,2 milioni di euro a 30,9 milioni. I servizi affidati all'esterno sono passati da 1,2 a 3,4 milioni. Cifre che scottano e che potrebbero avere pesanti ripercussioni proprio su Renata. Ipotesi scissione - Ma nel vertice di Palazzo Grazioli non si è discusso soltanto della questione Lazio. Lo scandalo ha ridato vigore all'ipotesi di dare vita a un soggetto autonomo di destra, nel quale magari coinvolgere anche Francesco Storace. Con il Cavaliere, che ci sta pensando attentamente, ne hanno discusso anche i colonnelli Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri (oltre, ovviamente, ad Angelino Alfano). Assente invece Giorgia Meloni. sull'opportunità di creare una nuova forza politica, molto perserà la riforma elettorale. Alla fine del vertice gli ex An hanno detto di non avere alcuna intenzione di rompere col Pdl, che vogliono "confrontarsi sui contenuti" e presentarsi uniti alle elezioni per vincere. La Russa e Gasparri hanno lasciato il vertice di palazzo Grazioli dopo due ore di vertice: il momento, per ora, è di tregua. Ma la miccia potrebbe riaccendersi da un momento all'altro. Litigi e frizioni - Il punto è che il fronte degli ex An è, da tempo, in ebollizione. Ultimo capitolo, la sfuriata tra La Russa e la Gelmini dello scorso luendì: Ignazio accusava Maria Stella di aver escluso da un incontro gli ex di Alleanza Nazionale, e da lì è sorta una discussione feroce. Ma è nell'intero partito che il clima resta caldissimo, con l'avvicinarsi delle urne, il nodo delle liste e la trattativa sulla legge elettorale. Il timore degli ex An è che Berlusconi sia pronto a sacrificare le preferenze sull'altare di un accordo col Pd. Insomma, il Pdl è diviso, spaccato, e il caos in cui è precipitata la regione Lazio ha reso ancor più evidenti le crepe che minano il futuro degli azzurri (in particolare sono gli ex finiani ad essere inquieti, e addirittura i "gemelli" Gasparri e La Russa avrebbero linee differenti: Maurizio vorrebbe restare nel Pdl, mentre Ignazio vorrebbe lasciarlo). Il Pdl, oggi, è una polveriera. Ogni soluzione è possibile: forse, smentite a parte, la scissione non è mai stata così vicina.  

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