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Dimezzati i soldi ai partitiOra il taglio è legge

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Il ddl approvato al Senato. I fondi risparmiati vanno alle popolazioni colpite dal terremoto: in tutto, 165 milioni tra 2012 e 2013

Matteo Legnani
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Via libera definitivo dell'aula del Senato con 187 sì, 17 no e 22 astenuti al ddl sul dimezzamento del finanziamento pubblico ai partiti, che devolve la rata di luglio ai terremotati di Abruzzo ed Emilia. Hanno votato a favore Pd, Pdl, Api e Udc; contro Idv e Antonio Del Pennino (Pri), la Lega si è astenuta. Hanno votato in dissenso dal loro gruppo, i Radicali Emma Bonino, Marco Perduca e Donatella Poretti. Ai terremotati 165 milioni - Alle popolazioni colpite dal sisma o calamità naturali a partire dal primo gennaio 2009, vengono destinati 91 milioni di euro nel 2012 e 74 milioni di euro nel 2013: in tutto, 165 milioni. Il provvedimento, che ha avuto il via libera della Camera lo scorso 24 maggio, è stato approvato senza modifiche e quindi diventa legge. Il ddl prevede la riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e dei movimenti politici, nonchè misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti. I rimborsi ai partiti vengono dimezzati: i contributi pubblici per le spese sostenute dai partiti e dai movimenti politici sono ridotti a 91 milioni. Il 70% di questi, pari a 63.700.000 euro, è corrisposto come rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e quale contributo per l'attività politica; il 30% (pari a 27.300.000 euro) è erogato a titolo di cofinanziamento. Detrazioni - I partiti, per avere i finanziamenti, dovranno ottenere il 2% alla Camera o avere almeno un eletto. Inoltre, dovranno dotarsi di un atto costitutivo e di uno statuto conforme ai principi democratici nella vita interna, con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze, ai diritti degli iscritti. I partiti potranno investire soltanto in titoli di Stato emessi da paesi membri dell'Unione Europa (quindi niente più soldi in Tanzania, come voleva fare la Lega). Non potranno più prendere in affitto o acquistare a titolo oneroso immobili da persone elette nel parlamento europeo, nazionale o nei Consigli regionali. La legge prevede poi detrazioni fiscali per le erogazioni a favore di partiti e movimenti politici da parte di privati. Un privato che voglia finanziare un partito potrà avere una detrazione fiscale del 24% per il 2013 e del 26% a partire dal 2014. Controlli - Il ddl contiene anche misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici. Prevista una commissione ad hoc, presso la Camera, con 5 magistrati che vigileranno sui bilanci dei partiti: 3 saranno della Corte dei Conti, uno del Consiglio di Stato e uno della Corte di Cassazione. La commissione avrà anche il compito di porre sanzioni. Se i partiti non risulteranno in regola, potranno subire come pena massima la decurtazione dell'intero importo del rimborso o dei due terzi di rimborsi e contributi a seconda della gravità della violazione. Sui bilanci dei partiti, vigileranno società di   revisione iscritte nell'albo Consob: dovranno verificare i conti e i bilanci finali dei partiti, stilare una relazione che poi dovrà essere trasmessa alla stessa Commissione di controllo. Sarà più trasparente il ruolo dei tesorieri, lezione dopo il caso Lusi: tutti i tesorieri, anche quelli che non abbiano una carica elettiva, avranno l'obbligo di pubblicare i redditi e il patrimonio anche della moglie (se c'è comunione dei beni) e dei figli a carico. I tesorieri che 'sbaglianò non potranno più sottoscrivere i bilanci del partito per almeno 5 anni. Tetto di spesa - Infine, sono stati introdotti dei limiti massimi delle spese elettorali dei candidati e dei partiti politici per le elezioni comunali. Nei comuni con popolazione tra 15 mila e 100 mila abitanti, le spese di ciascun candidato alla carica di sindaco non possono superare l'importo massimo di 25mila euro più un euro per ogni iscritto nelle liste elettorali comunali: per i comuni da 100 mila a 500 mila abitanti, non si può superare la soglia di 125 mila euro più un euro per ogni iscritto; e infine per i comuni con popolazione superiore a 500 mila abitanti, 250 mila euro più 0,90 centesimi per ogni iscritto. Tetti più bassi per i consiglieri comunali.

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