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Giovanni Sallusti: riprendere gli scontri è una scelta obbligata ma la sinistra non capisce

di Giovanni Sallusti mercoledì 19 marzo 2025

3' di lettura

Quell’ammucchiata progressista che qualcuno con eccesso di ottimismo aveva battezzato “campo largo”, insieme a giornaloni e intellettualini di complemento, è ormai specializzata nell’arte dell’abbaglio storico. Proprio nel senso di incomprensione radicale della Storia mentre si dispiega. Come sul carrozzone europeo, come sulle sparigliate trumpiane, così su Gaza: lorsignori riescono a equivocare, e non di rado capovolgere, il senso degli eventi in diretta con ferrea sistematicità.

La Striscia, poi, è l’incubatore delle loro ossessioni, il luogo dove si condensa e si compie tutta la loro retorica manichea e anti-occidentale. Se poi l’occidentale ha il doppio torto di essere ebreo, dichiarazioni e comunicati sono già scritti prima di essere pensati. Via libera allora al copia&incolla collettivo su questo dannato Stato d’Israele che ha osato riprendere l’offensiva bellica contro quel club di gentiluomini noto come Hamas, che prevede nel proprio illuminato statuto la sparizione dello Stato medesimo. Su questo tema rivelatore, peraltro, evaporano tutte le distinzioni tra massimalisti e riformisti, populisti ed europeisti, terzopolisti falliti ed estremisti inguaribili.

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Per una volta la linea la dà davvero Elly, la capoclasse dell’occupazione liceale al grido di Free Palestine: «L’esercito israeliano ha fatto dei raid tappeto con centinaia di vittime, e non è accettabile». Giuseppe Conte, come sempre, vuole far apparire gli altri come dei moderati ragionevoli: «Mentre venivano trucidati decine di migliaia di palestinesi il governo italiano era impegnato a proteggere Netanyahu e a stringere le mani a lui e al suo governo criminale». È l’approccio del Movimento Cinque Stelle all’unica democrazia del Medio Oriente. Il quale, sorpresa (fino a un certo punto), non è molto dissimile da quello di Carlo Calenda: «La scelta di Israele, avallata da Trump, di riprendere i bombardamenti su una Gaza già martoriata è ingiusta e immorale». Chiude il duo di risulta, Fratoianni&Bonelli. Tuona il guidatore riluttante di Tesla: «Solo un criminale di guerra come Netanyahu può tagliare l’elettricità ai civili di Gaza». Rilancia l’ecotalebano: “Israele calpesta il diritto internazionale, scatenando una nuova strage”. Ci sono poi gli intellò di appoggio come Gad Lerner (“Netanyahu riscatena una guerra spietata e criminale ai palestinesi di Gaza”), ma il quadro è abbastanza chiaro.

A questa congrega di anime affrante di fronte allo Stato ebraico che lotta per la sua esistenza, sfugge l’essenza di quel che sta accadendo (e d’altronde non gli interessa, si limitano a reiterare il fumettone permanente del palestinese oppresso). Anzitutto, Israele non ha rotto alcuna tregua (come grottescamente continuano a titolare i media mainstream), per il semplicissimo motivo che la tregua era scaduta il 2 marzo. È stata la cosiddetta “fase 1”, in cui Hamas ha restituito 33 ostaggi (8 dei quali cadaveri, ma sono salme che commuovono meno) in cambio di centinaia di detenuti palestinesi nelle carceri di Gerusalemme (e non per scippo, diciamo). Da lì sarebbe dovuta partire la ri-negoziazione per prolungare il cessate il fuoco.

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Sul tavolo c’era il piano di Steve Witkoff, inviato americano in Medio Oriente: restituzione di metà degli ostaggi rimasti nelle mani dei tagliagole coranici per una proroga della tregua fino alla Pasqua ebraica (dal 13 al 20 aprile). Nel frattempo, si sarebbe potuta imbastire una trattativa sulla fase 3, la fine vera e propria della guerra. Ebbene, come ha detto l’Ufficio del premier Netanyahu: «L’organizzazione terroristica (sarebbe Hamas, lo diciamo per gli esponenti del campo largo, ndr), ha ripetutamente rifiutato di liberare i nostri ostaggi e respinto tutte le proposte ricevute dall’inviato Witkoff e dai mediatori». Anzi, secondo l’israeliano Channel 12, i galantuomini nazi-islamici si starebbero preparando per «un nuovo raid come quello del 7 ottobre». L’emittente cita un rapporto militare che ha «riscontrato un forte aumento negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza».

Riepilogo a beneficio dei compagni con la lacrimuccia (sempre unidirezionale). Una banda di sgozzatori, torturatori e assassini che ha mostrato di gradire la pratica del pogrom tiene ancora segregati nelle viscere di Gaza gli ostaggi ebrei rimasti. Respinge qualunque proposta di mediazione e di ulteriore negoziato con «l’entità sionista». Lavora per realizzare un nuovo pogrom, per irrompere ancora a casaccio nelle case dei civili ebrei e sgozzare, torturare, uccidere. Incredibilmente, di fronte a questo scenario l’esercito israeliano decide di riprendere le armi: scandalo supremo. Quella dei cosiddetti “progressisti”, ormai alleati dei peggiori oscurantisti, è una débâcle anzitutto morale.

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