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Antonio Castro: "Bonus alle fabbriche auto per convertirsi alla Difesa"

di Antonio Castro sabato 15 marzo 2025

3' di lettura

Se non fosse drammatico essere testimoni diretti di una “guerra a pezzi” (copyright Papa Bergoglio), nulla come l’esplosione diffusa e contemporanea di conflitti (Ucraina, Medioriente, Africa) ha spinto l’acceleratore al settore aerospaziale e delle aziende del comparto difesa. Con l’Europa che con l’arrivo ruvido di Donald Trump alla Casa Bianca si è trovata a fare da “vaso di coccio” tra giganti d’acciaio (Usa, Russia e pure la Cina), la necessità di contribuire maggiormente ai costi dell’alleanza atlantica è più di un’ipotesi ipotetica.

LA SVOLTA
La scelta (obbligata) da parte della Commissione europea di dare il via al piano ReArm Europe da 800 miliardi di euro fa da contro altare alla crisi profonda del settore automotive che da anni continua a perdere quote di mercato, profitti e prospettive. Probabilmente proprio da questa congiuntura industriale opposta e contraria prende le mosse la scelta di riconvertire parte del settore automotive in supporto alla crescente domanda che proviene dal comparto difesa/aerospaziale. Non a caso il governo italiano ha già annunciato che intende incentivare «le aziende della filiera automotive a diversificare e riconvertire le proprie attività verso settori ad alto potenziale di crescita, come la difesa, l’aerospazio, la blue economy e la cybersicurezza», ha scandito il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso al Tavolo Automotive.

Innegabile che si tratti di comparti «in forte espansione e ad alta redditività». «Noi stiamo assumendo 250 persone all’anno, di tutte le tipologie», sintetizza a Sky.it Luca Perazzo, responsabile sistemi di difesa Leonardo, «prendiamo prevalentemente tecnici e operai specializzati. Per la ricerca degli ingegneri siamo invece avvantaggiati dalla crisi odierna dell’automotive: sono in molti quelli che da fuori provincia preferiscono venire a lavorare da noi». E così da una crisi potrebbe saltare fuori una occasione. Per il momento - con circa 120mila addetti auto coinvolti, più o meno direttamente, in una difficile transizione stop-and-go termico/elettrico - l’intenzione è di mettere a riparo l’aspetto occupazionale ma anche “sfruttare” al meglio le competenze maturate nei settori ad alta tecnologia (cosiddetto “dual use”). Lo sforzo maggiore sarà mettere d’accordo le “varie teste”.

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Urso annuncia che insedierà a breve «un tavolo specifico con le imprese e le Regioni per governare la transizione». L’Italia può vantare in alcuni segmenti dei veri e propri «campioni nazionali ed europei che possono contribuire a sviluppare le filiere produttive». Ma c’è già chi alza il ditino per opporsi. Sindacati titubanti, e sembra già montare lo scontro politico. «Siamo alla follia», sbotta la vicepresidente del Movimento cinque stelle Chiara Appendino, ex sindaco di Torino. La grillina transitata a Palazzo Madama può vantare una laurea in amministrazione, finanza e controllo aziendale. Ma dimentica che proprio il Piemonte rappresenta uno dei quadranti più vocati allo sviluppo del settore aerospaziale.

QUANTO VALA LA FILIERA
E non si tratta di bruscolini.
L’analisi del settore realizzata da Eurispes e rilanciata ieri dall’agenzia di stampa specializzata Ageei/Aerospazionews mette in luce che la filiera rappresenta circa lo 0,35% del Pil mondiale. Secondo il World Economic Forum la New space economy potrebbe arrivare agli 1,8 trilioni di dollari nel 2035. La space economy è un fornitore di applicazioni innovative e servizi avanzati che vengono utilizzati nella vita quotidiana e che, si stima, entro il 2040, porteranno il settore a raggiungere un valore fra i 1.000 e i 2.700 miliardi di dollari. L’Italia è il sesto Paese al mondo per rapporto fra investimenti nello spazio e Pil e il terzo in Europa. Un rapporto che negli ultimi anni è quasi raddoppiato (crescita media annua 9,5%). Ottantotto paesi nel mondo investono in programmi spaziali, 14 hanno capacità di lancio; l’Italia è tra i 9 paesi dotati di un’Agenzia spaziale, con un budget di oltre 1 miliardo di dollari all’anno. Nel 2023 il Made in Italy nel settore spaziale ha movimentato esportazioni per 7,5 miliardi (+14%). Nei primi otto mesi del 2024 il dato delle esportazioni italiane nel settore è stato di 4,3 miliardi.

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