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Nicolato: Non si salva neppure il Lego: È omofobo

di Carlo Nicolato venerdì 7 febbraio 2025
Nicolato: Non si salva neppure il Lego: È omofobo

3' di lettura

Con quella sua forma a incastro senza sfumature, e senza che del resto vi sia altro modo per incastrarlo, il Lego può essere considerato un plastico esempio di applicazione della cultura del patriarcato in un gioco per bambini. C’è una parte maschio e una femmina, non si scappa, non esiste Lego queer, non esistono vie di mezzo altrimenti non funziona, non diverte, non serve a niente. Insomma qualora un bambino dovesse trovare un pezzo che per un motivo o per l’altro non si incastra con gli altri lo può solo buttare. Ergo non c’è niente di più omofobo o anti-Lgtb del Lego, niente di più profondamente tradizionalista e patriarcale.

Pensate che stiamo scherzando? Ebbene questo filosofeggiare sul sesso del Lego non ce lo siamo inventati certo noi, è una diatriba che esiste da che esiste l’ideologia trangender e in Inghilterra il Museo della Scienza lo ha perfino incluso in un percorso guidato di «storie di comunità, esperienze e identità queer» quale espressione di una cultura che potrebbe rafforzare l’idea che l’eterosessualità sia la norma. Il Gender and Sexuality Network del museo afferma nella guida Seeing Things Queerly che il Lego aggiunge credibilità all’idea che ci siano solo due sessi in quanto le persone non possono fare a meno di notare che i mattoncini abbiano parti maschili o femminili fatte per “accoppiarsi” tra loro. Insomma la gente è convinta che «la parte superiore del mattone con i perni sporgenti sia il maschio, la parte inferiore del mattone con i fori per ricevere i perni sia la femmina, e il processo con cui i due lati vengono messi insieme si chiama accoppiamento». Si tratta, si legge nella guida, di «eteronormatività», ossia dell’idea che «l’eterosessualità e la binarietà di genere maschio/femmina siano la norma e tutto ciò che ne cade al di fuori è insolito» e soprattutto non genera nulla o solo pasticci. Quello che sembrerebbe un’ovvietà che non ha bisogno di altre spiegazioni e che vale per tante altre applicazioni del mondo reale (chiedetelo a un elettricista che deve collegare due connettori, uno “maschio” e l’altro “femmina”...), per il fantastico mondo queer non vale. La dimostrazione? Nello stesso percorso del Museo della Scienza si tira ad esempio in ballo una coppia di polli Seabright Bantam, la stessa allevata dallo scienziato premio Nobel Thomas Hunt Morgan per studiare l’eredità genetica del piumaggio.

Ebbene partendo dai polli ai visitatori del museo viene detto che «mentre una femmina umana biologica di solito ha cromosomi sessuali XX e un maschio umano biologico generalmente ha XY» altre caratteristiche determinano il sesso, inclusi «ormoni, genitali e caratteristiche come la profondità della voce e la pelosità», aggiungendo che esiste «diversità nella presenza e nelle combinazioni di caratteristiche che determinano il sesso». Una combinazione che evidentemente il Lego nella sua intrinseca e rigorosa semplicità scientifica non possiede. Secondo l’organizzazione benefica Sex Matters, che non è un conciliabolo di vecchi e barbuti patriarchi, ma è una Ong che si batte per mantenere gli spazi riservati alle sole donne e i servizi specifici per sessi distinti, tutto ciò rappresenta una pura follia. «Ai bambini che giocano con il Lego non c’è bisogno che si dica che alcune persone dicono che mettere insieme i mattoncini Lego è accoppiamento», ha sottolineato, «le persone si aspettano di essere informate, istruite e ispirate quando visitano il Museo della Scienza, di non vedersi imposte affermazioni dubbie radicate nell’ideologia di genere». Ma se il Lego nella sua essenza, per dirlo con i geni del Woke è “eteronormativo”, ciò che si può creare con il lego potrebbe anche non esserlo. Un paio di anni fa l’azienda fu al centro di una campagna “conservatrice” che lanciò l’hashtag #boycottlego dopo che era apparsa una nuova gamma di mattoncini LGBTQI+ con set di costruzioni transgender per bambini dai 5 anni in su. La Lego negò l’operazione, sostenendo che i set apparsi online erano stati costruiti «dai nostri fantastici fan adulti» e «nessuno di questi set è in vendita». Lego aggiunse tuttavia che l’azienda «si impegna a costruire una società più gentile, empatica e comprensiva, ora e per le generazioni future... facendo sì che tutti si sentano benvenuti nei nostri negozi». Fermo restando tuttavia, che per quanto si possano colorare di arcobaleni, i Lego si incastreranno sempre e solo in un solo modo: maschio e femmina.

Non si salva neppure il Lego: "È omofobo"

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