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Fausto Carioti: la Cei sperona il governo sull'accoglienza dei migranti

di Fausto Carioti giovedì 12 dicembre 2024

3' di lettura

Bisogna accogliere più immigrati, bisogna accoglierli meglio (offrendo loro più servizi, perché quelli attuali, per i quali il contribuente paga 1,8 miliardi di euro l’anno, sono carenti) e bisogna accoglierli in Italia, non in Albania. È il succo del rapporto annuale della Fondazione Migrantes, presentato ieri. Non è una fondazione come le altre: Migrantes è un organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana, dunque un’emanazione diretta dei vescovi capitanati dal cardinale Matteo Maria Zuppi, proprio ieri ricevuto dal papa.
A capo della fondazione c’è Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara e Comacchio e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni.

Lo stesso che di recente ha accusato il governo di adottare un «sistema poliziesco» nei confronti delle baby gang di migranti, ha detto che ogni centro di trattenimento è «una prigione, perché non si può uscire né avere un cellulare», e ha contestato il “decreto flussi”, poiché tiene presenti «solo i bisogni delle aziende e non quelle dei lavoratori» (è il provvedimento che porta a 181.450 gli ingressi di lavoratori extracomunitari nel 2025, oltre 30mila in più dell’anno in corso). Il rapporto è coerente con le idee di Perego, e non solo sue. L’introduzione si apre con una frase di Francesco: «Bisogna dirlo con chiarezza: c’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave». Più accoglienza per tutti, dunque.

Il sistema con cui oggi l’Italia riceve gli immigrati extracomunitari è bollato come «frammentato e disorganizzato, (...) soggetto a disparità territoriali e a criteri di disponibilità piuttosto che di equità». Mancano infatti, denunciano i vescovi, «servizi essenziali come l’assistenza psicologica, i corsi di lingua e l’orientamento legale», e questo «pregiudica l’integrazione». Non solo: esso «tende a isolare i migranti in grandi centri collettivi lontani dai centri urbani, riducendo la capacità di scambio e arricchimento reciproco con la società ospitante». Servirebbero «una pianificazione territoriale equilibrata e il ripristino di un’accoglienza diffusa e integrata».

Pessimo (ma non sorprendente) pure il giudizio sul protocollo firmato da Giorgia Meloni ed Edi Rama per esaminare in Albania, con procedura accelerata, le pratiche dei richiedenti asilo: «Potrebbe risultare inefficace rispetto ai suoi obiettivi e dannoso per i diritti fondamentali dei migranti». Viene anche fatta la «conta dei danni» che sarebbero stati prodotti dai decreti contro l’immigrazione irregolare del 2023, e si condanna il comportamento di «alcune questure», che secondo la fondazione di monsignor Perego «hanno attuato una serie di pratiche di esclusione e di cattiva informazione nei confronti dei richiedenti asilo», emettendo circolari «che hanno indotto in errore le migliaia di persone già in possesso del permesso di soggiorno per protezione speciale che avrebbero voluto rinnovarlo o convertirlo», oppure fissando in ritardo gli appuntamenti.

Il lato buono dello Stato (anche qui nessuna sorpresa) è rappresentato dai magistrati che «sono sempre intervenuti garantendo una lettura costituzionalmente orientata della nuova disciplina, così da tutelare i diritti fondamentali dei richiedenti asilo». Chiaro il riferimento, tra gli altri, a Iolanda Apostolico, che si rifiutò di applicare il decreto Cutro. Il rapporto auspica comunque «un pronunciamento della Corte Costituzionale» che dichiari illegittime una volta per tutte le norme contenute nei decreti sull’immigrazione. Condannata anche l’Unione europea, che si è spostata parecchio sulle posizioni del governo italiano. Il “nuovo” Patto Ue sulla migrazione e l’asilo rappresenta per Migrantes «un compromesso al ribasso» che produce «un ulteriore impoverimento dei diritti di richiedenti asilo e rifugiati».

Davanti a questo nuovo attacco, il governo e la maggioranza hanno scelto di non polemizzare. I pochi che parlano, lo fanno per citare come successo dell’esecutivo i dati che secondo il rapporto evidenziano la scarsa apertura dell’Italia all’immigrazione. «Nel 2024, dopo quattro annidi crescita, è crollato il numero di rifugiati e migranti che hanno raggiunto il Paese dal Mediterraneo: fra gennaio e la metà di ottobre si contano 54 mila sbarcati, il 61% in meno rispetto allo stesso periodo del 2023», segnala la fondazione. «Un dato molto positivo», commenta Sara Kelany, responsabile del dipartimento Immigrazione di Fdi. «Meno arrivi irregolari vuol dire meno partenze gestite dai trafficanti e, di conseguenza, meno morti in mare». Stessa morale che ne trae Michaela Biancofiore di Noi Moderati: «Il dato dimostra come l’azione del governo Meloni per fronteggiare l’immigrazione illegale sia la rotta giusta».

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