Milei
Il G20 “lulista” s’è chiuso come previsto, grandi dichiarazioni sulla scia dell’utopia progressista, mentre da un’altra parte del mondo la realtà ruggisce: il leader di un paese piccolo, ma con una grande carica rivoluzionaria, Javier Milei, ha ritirato le truppe dell’Argentina dal Libano, quelli che giocano a Risiko in salotto e non hanno mai sentito fischiare un proiettile s’accigliano. Consiglio di prendere un libro di storia e vedere cosa ha combinato Hezbollah a Buenos Aires e dintorni, forse capiranno perché Milei non vede l’ora di lasciare fare a Israele ciò che è giusto.
Quello del caballero argentino è un piccolo esempio, ma racconta lo spirito del tempo, la partita grossa si gioca tra il Medio Oriente e il cuore dell’Europa centrale, tra Israele e l’Ucraina. Lo scenario dovrebbe interessare il Parlamento, ma i partitanti sono impegnati a discutere di Giuseppe Valditara (che tra l’altro ha anche ragione), inventarsi super multe d’impronta salviniana che non esistono, immaginare la remuntada della sinistra che è un racconto ridicolo. I fatti stanno da un’altra parte, sono nei silos della Russia che ospitano i missili con testata atomica puntati sulle capitali europee. Vladimir Putin ha cambiato la dottrina nucleare di Mosca e per quanto siamo ancora in quello che si definisce lo show of force io non starei così tranquillo perché nel mostrare i muscoli c’è il dato chiaro che la tensione sale. Joe Biden, vista l’offensiva del Cremlino su Kiev, ha autorizzato l’uso di missili americani a lungo raggio sul suolo della Russia. Non sono esercitazioni, sono messaggi in codice e vanno presi sul serio, qualche migliaio di testate atomiche basta a cancellare le conquiste della nostra civiltà, a farci tornare indietro, fino alla profezia di Albert Einstein: «Non so con quali armi verrà combattuta la terza guerra mondiale, ma la quarta verrà combattuta con clave e pietre».