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Muzzolon: violenti e Sardine, ecco chi sono le facce rosse di Bologna

di Andrea Muzzolon giovedì 14 novembre 2024

4' di lettura

«Ma quanto è bello andare in giro per i colli bolognesi», cantavano per la prima volta i Lùnapop nel maggio del 1999. Era una Bologna diversa, una città che, per la prima e unica volta nella sua storia, stava per svoltare a destra con l’impronosticabile elezione di Giorgio Guazzaloca a sindaco. Un evento più unico che raro, mai più verificatosi. Una batosta improvvisa e inaspettata per i compagni, che come effetto collaterale ebbe quello di radicalizzare ancora più a sinistra la città rossa per eccellenza. Nella vita politica, come in quella sociale. Centri sociali sempre più attivi nelle occupazioni, collettivi studenteschi ancora più violenti, una nuova classe dirigente sempre più ideologica e schierata. Dopo anni all’opposizione del fin troppo tenero Pd infatti, ora Lepore è riuscito nella tanto agognata fusione di tutto lo schieramento sinistro: da ex democristiani ad antagonisti, tutti insieme appassionatamente.

IN MANO AI CENTRI SOCIALI
Proprio in virtù degli accordi stretti dal sindaco, è da questi mondi estremi che proviene la nuova classe dirigente che oggi amministra il capoluogo emiliano. Capopopolo, anche solo in virtù della carica più alta rispetto ai colleghi, è il vicesindaco Emily Clancy. C’è chi la dipinge come una novella Schlein, c’è chi invece intravede per lei un futuro ancor più radicale della segretaria dem. Figlia di centri sociali e collettivi rossi, non ha mai reciso il cordone ombelicale con il suo passato. Anzi, tutt’oggi lo rivendica orgogliosa, tanto da presentarsi in piazza senza remore, anche a favor di telecamera, con quelli che da lì a poco avrebbero assaltato la polizia. Non certo una novità per chi, come quei movimenti, è da sempre avvezzo allo scontro violento. Fianco a fianco della numero due di Bologna c’è il fidato Detjon Begaj: italo-albanese, consigliere comunale eletto nella lista della Clancy, nel suo curriculum pubblicato sul sito del Comune descrive la sua vita trascorsa fra «collettivi, associazioni, centri sociali e Ong».

Il centro sociale in questione è il Làbas, quello, per intenderci, che organizzò la festa per celebrare la morte di Silvio Berlusconi. E anche uno di quelli che ha partecipato all’assalto di sabato agli agenti. Ma Begaj non fa differenze: quando un centro sociale chiama, lui risponde. Non c’è quindi da stupirsi se nel 2023 partecipò al picchetto per protestare contro lo sfratto del Collettivo Luna dall'ex istituto scolastico Santa Giuliana. Ore e ore di operazione in cui un agente rimase ferito alla gamba in seguito agli scontri. Del resto nel 2016, quando si candidò alla presidenza del quartiere Santo Stefano lo disse chiaramente: il fine della sua corsa alle elezioni era «avere uno strumento in più per difendere Làbas dal rischio dello sgombero».

CITTÀ COL FRENO A MANO TIRATO
Se quindi ogni genere e specie di occupante può stare sereno vista la presenza degli “amici di sempre” in Comune, a piangere sono i cittadini vittime delle follie green della giunta. In prima linea c’è lei: Valentina Orioli, assessore alla mobilità che ha letteralmente paralizzato Bologna. È lei la madrina della “città 30”, il piano che ha portato il capoluogo a diventare una grande zona a 30 km/h. Idea che, combinata agli eterni lavori per la realizzazione della rete tranviaria, ha generato code permanenti lungo tutte le strade. Ora c’è solo da sperare che la pasdaran della velocità ridotta non si faccia venire strane idee ascoltando il Pd sull’aeroporto. La critica, avvallata dal sindaco Lepore, è che il Marconi lavori troppo. Ebbene sì, se qualcosa funziona, eccoli pronti a smontarla tassello per tassello. Lo scalo è uno dei fiori all’occhiello della città, sia per efficienza che per introiti. Il problema? Il rumore e l’inquinamento aereo. Da qui la proposta avanzata dai dem di tagliare i voli che ha trovato la ferma opposizione del centrodestra, ma anche di Calenda. L’altolà è quindi d’obbligo: se già spostarsi in macchina è diventato impossibile, a breve anche prendere un volo potrebbe diventare un’impresa.

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Per chiudere, non potevamo dimenticarci della Sardina per eccellenza. Mattia Santori, ormai ex attivista e ora consigliere comunale grazie al Partito Democratico. “Ex” perché gli amici di un tempo lo hanno ripudiato: in una delle sue ultime uscite, unitosi a un corteo pro -Pal, è stato preso di mira con uova e vernice rossa dai manifestanti in quanto persona non gradita. Fatale l’abbraccio con i dem che lo hanno portato in trionfo in Comune. Una parabola, la sua, offuscatasi in fretta: dall’endorsement neanche troppo velato di Romano Prodi, che applaudì all’inglobamento di alcune Sardine fra le fila del Nazareno, alla bocciatura in giunta e la delega -contentino a sport e giovani. Per lui un unico obiettivo: «costruire il primo stadio di frisbee». Tre anni di legislatura impalpabili, conditi da tante figuracce: dalla guida in contromano sulla corsia dei bus (perché quando gioca il Bologna c’è traffico), al ritardo durante la conferenza stampa di presentazione della Coppa Davis. E mancano altri due anni prima delle prossime amministrative... Tenetevi forte.

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