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Fausto Carioti: una legge contro le truffe sui lavoratori immigrati

di Fausto Carioti martedì 24 settembre 2024

4' di lettura

Questione di poche settimane, dicono a palazzo Chigi. Al Viminale confermano: il testo è quasi pronto, i tecnici del governo metteranno a punto gli ultimi aspetti dopo il confronto con i sindacati e le associazioni d’impresa, poi passerà all’approvazione del consiglio dei ministri. Sarà un decreto, con ogni probabilità. Per riformare l’ordinamento in materia di immigrazione, agendo su tre fronti. Il primo è il contrasto all’immigrazione irregolare, dopo i buoni risultati di quest’anno (ingressi diminuiti del 65% rispetto allo stesso periodo del 2023 e del 32% sul 2022). Il secondo è la prevenzione e la repressione del caporalato, come promesso da Giorgia Meloni a giugno, dopo la morte del bracciante indiano Satnam Singh. Il terzo riguarda l’immigrazione presunta legale, che poi non si rivela tale: cambieranno le norme che regolano il “click day” e gli ingressi per motivi di lavoro. La parte più importante sarà questa, e perciò ieri il sottosegretario Alfredo Mantovano ha incontrato sindacati e imprenditori a palazzo Chigi.

È il secondo tempo della partita iniziata il 4 giugno. Quel giorno la premier entrò nell’ufficio del procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, per consegnargli un esposto sugli ingressi dei lavoratori extracomunitari tramite il “decreto flussi”. Controllando i dati (cosa che nessuno aveva fatto prima) sono emerse infatti enormi anomalie. Si è scoperto, innanzitutto, che a fronte del numero altissimo di domande di nulla osta all’entrata presentate dagli imprenditori italiani durante il click day, solo una percentuale minima degli stranieri che ottengono il visto per ragioni di lavoro sottoscrive poi un contratto col datore che li ha chiamati.

In Campania, addirittura, ciò accade in meno del 3% dei casi, ma il fenomeno si registra anche altrove. Altra irregolarità: gran parte delle richieste per assumere gli immigrati vengono da poche regioni, e non sono quelle che dovrebbero essere in base agli indicatori economici. Nel 2023, su 282.000 domande presentate per l’assunzione di stranieri per lavori stagionali, 157.000 (il 56%) sono giunte dalla Campania, che però ha appena il 6% delle imprese agricole italiane. E ancora: la stragrande maggioranza degli stranieri entrati grazie al “decreto flussi” proviene dal Bangladesh, dove le nostre autorità diplomatiche raccontano di fenomeni di compravendita dei visti per lavoro. I bengalesi sono anche la prima nazionalità di immigrazione illegale in Italia.

È evidente, quindi, che mafia, camorra e altre organizzazioni criminali, avvalendosi di imprenditori complici, si sono infiltrate nella gestione delle domande, facendosi pagare (sino a 15mila euro per “pratica”, secondo fonti del Viminale) per garantire, tramite il click day, l’entrata in Italia a migliaia di stranieri che non ne avrebbero il diritto. Da qui l’esposto di Meloni a Melillo e l’impegno a cambiare le regole. La Cgil, i partiti di sinistra e la Cei di monsignor Matteo Zuppi vorrebbero cogliere l’occasione per garantire l’entrata legale in Italia anche a chi non viene qui con un impiego già assicurato, ma su questo al governo sono categorici: il principio non cambia, entra solo chi ha un lavoro. La riforma servirà a stringere i bulloni della legge Bossi-Fini e dichiarare guerra ai truffatori del click day.

Il progetto illustrato da Mantovano prevede che siano “segnalati” i datori di lavoro che, dopo aver fatto entrare lo straniero in Italia, non stipulano con lui un contratto di lavoro: costoro non potranno più accedere al sistema e replicare il gioco con i successivi decreti flussi. Si studia anche il modo di fissare un tetto massimo di domande per datore di lavoro, proporzionale alle dimensioni dell’azienda: oggi è possibile che singoli imprenditori chiedano di avere alle proprie dipendenze centinaia di extracomunitari, che poi ovviamente non assumono. Ci saranno controlli automatizzati, sia per dichiarare inammissibili le richieste palesemente infondate, sia per chiedere alle aziende di inserire i dati che dovessero mancare. I permessi di soggiorno, inoltre, saranno rilasciati per via informatica, in modo che ciò avvenga entro otto giorni dall’ingresso in Italia del lavoratore, come previsto dalla legge: il sistema attuale è così farraginoso che possono trascorrere anche nove mesi.

A palazzo Chigi si vuole pure incentivare la presentazione delle domande in anticipo rispetto al click day, rendendo così più facili controlli accurati; le stesse quote di ingresso dovrebbero essere definite sulla base delle domande precompilate. Non ci sarebbe più, inoltre, un solo click day all’anno. L’idea è di farne diversi, organizzati per filiere produttive: uno per l’agricoltura, uno per le attività turistiche, uno per la manodopera meccanica e così via. Saranno poi rafforzati i cosiddetti canali di ingresso “speciali”, quelli che garantiscono l’entrata ai rifugiati e agli apolidi. Tutte «ipotesi aperte» ai suggerimenti di imprese e sindacati, ha spiegato Mantovano. Chiarendo comunque che il provvedimento rispetterà «l’indirizzo di questo governo in materia di immigrazione». Si ascoltano proposte, insomma, ma la direzione è fissata.

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