È una Commissione ben poco diplomatica quella disegnata dalla presidente Ursula Von Der Leyen che ha assegnato alcuni dei ruoli chiave a politici noti per le loro posizioni estremiste. Prendiamo ad esempio la socialista spagnola Teresa Ribera scelta tra i sei vicepresidenti esecutivi, alla quale è stato assegnato la responsabilità per la Transizione giusta, pulita e competitiva. In questo ruolo che era del belga Timmermans, anche se si chiamava in modo un po’ diverso (Clima e green deal) ci si aspettava un commissario che mediasse tra le politiche verdi, che sono state l’asse portante della precedente Commissione, e le richieste di moderazione dei Paesi membri, delle industrie e dei cittadini sulle cui spalle è stato brutalmente caricato il peso della transizione.
E invece Teresa è tutto il contrario, è una pasionaria del clima che nel suo Paese, dove tuttora riveste il ruolo di ministra della Transizione ecologica, ha dichiarato guerra al petrolio e alle miniere di carbone. Si è detta assolutamente contraria al nucleare e quale sostituta negli ultimi mesi di Timmermans è andata allo scontro frontale con l’Opec, dimostrando di non sapere cosa sia la diplomazia. Insomma, un po’ come mettere Rambo al ministero della Difesa. La Ribera peraltro, durante i lunghi mesi di trattative per la formazione della nuova Commissione, si era messa di traverso a un eventuale accordo politico con il gruppo Ecr di Giorgia Meloni.
Gli altri vicepresidenti esecutivi, oltre a Raffaele Fitto, sono la finalandese Henna Virkkunen (Ppe), alla quale è stato affidata la Sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia, la rumena Roxana Minzatu (S&D), Persone, competenze e preparazione, e il francese Stéphane Séjourné (Renew) che su indicazione di Macron ha preso il posto del dimissionario Breton. Séjourné, ministro degli Esteri uscente nel suo Paese, nonché segretario di Renaissance, sarà responsabile per la Prosperità e la strategia industriale. «L’arte di ricollocare i piccoli marchesi decaduti della Macronia», ha commentato Laurent Jacobelli di Rassemblement National.
Nessuna sorpresa per il ruolo di Alto rappresentante per la politica estera e sicurezza che è stato affidato a Kaja Kallas (Ppe), anche lei vicepresidente. Anche qui si tratta di un Rambo al ministero della Difesa, in quanto la Kallas è nota per le sue posizioni antirusse, tanto da essere stata inserita in una lista di personalità sanzionate da Mosca per il loro orientamento giudicato ostile. In caso di trattative con Putin, perché prima o poi ci si arriverà, potrebbe risultare la persona giusta nel posto sbagliato. Agli Affari interni e migrazione Magnus Brunner (Ppe), un austriaco, e già solo per il fatto di essere di destra e cittadino del Paese condannato dalla Corte di giustizia europea per aver esteso illegalmente i controlli alle frontiere ha fatto gridare allo scandalo molti rappresentanti della sinistra.
Commissario per l’economia e la produttività il lettone Valdis Dombrovskis (Ppe), già commissario al Commercio e vecchia conoscenza per l’Italia. I suoi interventi con il ditino alzato e sguardo di gravosa sufficienza verso il nostro Paese sono un appuntamento annuale da almeno il 2018, quando per la prima volta ha sostenuto che l’Italia dovrebbe continuare a ridurre il debito se non vuole fare la fine della Grecia. Nel gennaio di quest’anno è intervenuto per dire che l’Italia «non è in linea con le raccomandazioni europee» e che la manovra economica in discussione avrebbe necessitato di «deviazioni». Non la miglior premessa dal momento che Dombrovskis per forza dovrà collaborare con il nuovo commissario alla Coesione e riforme Fitto. Tra le numerose nuove commissioni va segnalata quella per il Mediterraneo, affidata alla croata Dubravka Šuica (Ppe), incentrata sullo sviluppo di partenariati globali con i Paesi limitrofi per incrementare i legami economici e frenare l’immigrazione irregolare.
Un ruolo che va nella direzione indicata da Giorgia Meloni con il piano Mattei. Ma c’è anche molta confusione. Alla belga Hadja Lahbib (Renew) ad esempio è stata assegnata la gestione delle crisi, ma anche quella dell’uguaglianza, diritti delle donne, lgbtq ecc. Il green infine è stato diviso in tre: oltre alla transizione assegnata alla Ribera, c’è anche la commissione per il Clima, crescita pulita e obiettivi net -zero (assegnata alla olandese Wopke Hoekstra, Ppe) e quella per l’Ambiente, resilienza idrica ed economia circolare competitiva, che spetta alla svedese Jessika Roswall (Ppe).