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De Leo, intervista a Marsilio: "Nessuno si lamenta dei cervi cacciati nelle regioni rosse"

di Pietro De Leo domenica 15 settembre 2024

4' di lettura

C’è una polemica che, travalicando la dimensione regionale in cui è nata, sta conquistando l’attenzione dell’opinione pubblica a livello nazionale: una delibera della giunta abruzzese si pone l’obiettivo dell’abbattimento da parte di cacciatori specializzati di 469 cervi, giunti a un livello di sovrappopolazione, in alcune aree della regione, in una forbice temporale che va dal 14 ottobre al prossimo 15 marzo. Sollevazione di associazioni animaliste, vip e intellettuali. D’altronde, la figura del cervo muove l’immaginario sentimentale. Libero è andato alla fonte della questione, parlandone con il Presidente della Regione Marco Marsilio, esponente di Fratelli d’Italia.

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«Mi chiedo perché questo trattamento venga riservato solo a me. Io sono solo l’ultimo della serie. In tutta Italia i cervi sono cacciati e in alcune regioni, come la Toscana, ciò avviene da 25 anni. Lì, peraltro, vengono abbattuti tra i 700 e gli 800 capi l’anno, quindi quasi il doppio di quanto abbiamo programmato per l’Abruzzo. Abbiamo assunto lo stesso tecnico e gli stessi esperti che si occupano dell’abbattimento in Toscana. Però, agli occhi dell’opinione pubblica nazionale, ‘Bambi’ lo ammazzo solo io. Questo è il frutto di una campagna scatenata dal WWF, che non ha mai fatto particolare rumore sull’abbattimento in Toscana o in Emilia Romagna».

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Davvero non si aspettava reazioni?
«Sapevo che un’iniziativa del genere sarebbe stata impopolare, ma noi dobbiamo compiere le scelte in maniera razionale, e ascoltando ciò che dicono gli esperti».

Come siete giunti a questa conclusione?
«Abbiamo fatto quel che si fa in tutta Italia: si stima la presenza dei cervi per tenere sotto controllo la fauna selvatica. Avere una cifra esatta della popolazione è impossibile, dunque le stime sono prevedibilmente inferiori rispetto alla quantità effettiva. Rilevando che sono in sovrannumero. Peraltro, la delibera che abbiamo approvato riguarda tre aree della Provincia dell’Aquila, tenendo ovviamente fuori i parchi nazionali dove anche lì i cervi sono tantissimi. Peraltro, gli esperti auditi dalle Commissioni regionali, in particolare quelli del Parco Velino-Sirente, hanno illustrato che si nota anche la sofferenza di questa specie. Dal pelo, dai palchi... Quando ci sono troppi esemplari, comincia una sorta di competizione, sia all’interno della specie sia con le altre, perché si tratta di un animale molto forte. Comunque, il fatto che in cinque anni la presenza sia raddoppiata dimostra la bontà delle politiche faunistiche regionali dell’Abruzzo».

C’è poi una questione che riguarda la protezione delle coltivazioni e il fatto che spesso questi animali piombano sulle strade. In quel caso non si poteva agire potenziando le strumentazioni come reti elettrificate, dissuasori olfattivi?
«Questo è un altro aspetto importante, ma come spiegato è un aspetto a valle, perché non basta tenerli lontani dalle strade e dai campi, rimane comunque il tema dell’equilibrio tra specie e bisogna fare un’opera di contenimento. Per quanto riguarda gli agricoltori, la Regione da anni risarcisce chi subisce danni, dà contributi per elettrificare, solo che si tratta di misure che comunque puoi adottare per spazi limitati. Puoi recintare, magari, l’orto o il piccolo appezzamento, ma come facciamo con ettari ed ettari in cui si coltivano i cereali?».

Le rimproverano, comunque, di aver dato il via libera a una sorta di assalto al cervo.
«Falso, anche questo. Non tutti i cacciatori potranno abbattere i cervi, ma solo un ristretto numero di selettori, certificati e formati, che dovranno coordinarsi con le autorità. In altre regioni la caccia al cervo è libera. Ci sono dei requisiti, chi caccia peraltro dovrà pagare una quota per ogni capo abbattuto, e vedremo poi più in là quanti effettivamente saranno i cacciatori che si renderanno disponibili. La ricostruzione che è stata fatta da più parti di doppiette che sarebbero pronte a scatenarsi non risponde assolutamente alla realtà».

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A proposito della quota da pagare, quelle risorse poi vanno agli Ambiti di Caccia Territoriale. Dove ci sono i cacciatori. Di fatto è una sorta di partita di giro?
«La polemica è anche su questo, ma è una polemica sbagliata. A parte che negli Atc non ci sono soltanto cacciatori, ma ad esempio anche agricoltori e associazioni per la tutela del territorio. Poi non è che con quei soldi vanno sul pranzo collettivo della domenica o sull’acquisto delle pallottole. Gli Atc si occupano per esempio della cura dei boschi, fanno quel genere di attività».

Sul piano politico, il coordinatore regionale di Forza Italia Nazario Pagano ha espresso una netta contrarietà alla delibera?
«Gli assessori di Forza Italia presenti in giunta hanno votato a favore, il gruppo consiliare condivide. Si tratta di una posizione evidentemente personale, che però rispetto. Questi sono argomenti su cui è del tutto legittimo avere una sensibilità particolare». 

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