L’ultimo annuncio arriva dal Giappone: Toyota taglierà di un terzo la propria produzione di veicoli elettrici entro il 2026. Una revisione al ribasso dell’obiettivo che il colosso giapponese ha deciso in seguito al significativo rallentamento delle vendite di auto elettriche a livello mondiale. Nel 2026, dunque, la produzione sarà pari a un milione di veicoli contro il milione e mezzo previsto in precedenza. In percentuale, si tratta di un taglio del 33%.
La retromarcia del colosso giapponese è però solo l’ultima in ordine di tempo. Pochi giorni fa anche Volvo Cars ha rivisto il proprio piano industriale, abbandonando l’obiettivo di diventare completamente elettrica entro il 2030. La casa automobilistica svedese continuerà dunque a offrire alcuni modelli ibridi nella sua gamma. Negli Stati Uniti, Ford, General Motors e altri produttori hanno ritardato o cancellato i nuovi modelli elettrici per evitare di investire su veicoli che non stanno riscontrando il favore dei i consumatori.
Il problema dunque è di domanda e riguarda tutti i Paesi avanzati. Di sicuro, però, l’Europa si trova in una situazione molto difficile. L’epicentro della crisi è la Germania, il principale produttore del vecchio Continente, dove Volkswagen ha annunciato che potrebbe, per la prima volta nella sua storia, chiudere alcuni stabilimenti in patria. A pesare sul gruppo è stato il forte rallentamento delle vendite: la sovracapacità produttiva è di 500 mila auto in Europa, l’equivalente di due impianti. Ma incide soprattutto la svolta green decisa da Bruxelles, come spiega il centro studi Promotor, che, partendo dagli ultimi numeri diffusi da Acea, chiede una revisione delle norme Ue sul bando ai motori endotermici dal 2035.
Secondo i dati dell’associazione dei produttori europei, a luglio sono state immatricolate nell’Europa Occidentale 1.025.290 autovetture. Se sullo stesso mese del 2023 si tratta di un aumento dello 0,4%, rispetto ma ai livelli pre-pandemia (luglio 2019) quel dato certifica un vero e proprio tracollo: il calo è infatti pari al 22,9%. Numeri che trovano conferma anche nel periodo gennaio-luglio. Mentre il risultato sui primi sette mesi del 2023 è abbastanza buono (+3,9%), rispetto al 2019 il crollo è del 19%. «Non vi è ancora nessun segnale che autorizzi a ritenere che il mercato dell’auto possa ritornare in tempi ragionevolmente brevi ai livelli ante-crisi, nonostante il prodotto interno lordo della Ue abbia pienamente recuperato gli effetti della crisi» spiega Promotor, commentando i dati di Acea.
Per il centro studi «la perdurante crisi del mercato automobilistico europeo è dovuta a molti fattori tra i quali particolarmente importanti sono la forte crescita dei prezzi delle autovetture e la politica adottata dall’Unione europea per raggiungere l’obiettivo dell’abbandono delle vendite di autovetture con motori endotermici a partire dal 2035» puntualizza Promotor. «È sempre più chiaro che sulle difficoltà del settore dell’auto molto forte è l’incidenza dei provvedimenti adottati per avviare la transizione verso l’auto elettrica». Proprio negli ultimi mesi, infatti, il processo di transizione sembra essersi arrestato. La quota delle auto elettriche (Bev) a luglio 2024 è scesa al 13,6% contro il 14,5% del luglio 2023 mentre nel periodo gennaio-luglio 2024 la fetta di mercato è calata al 13,8% dal 14,3% dello stesso periodo del 2023. Ad aggravare il quadro c’è la situazione della Germania, il principale mercato europeo. A luglio, infatti, la quota delle auto elettriche si è attestata al 12,9% dal 20% di un anno fa.
Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, parte delle responsabilità vanno ricercate «nella politica della Ue che ha imposto pesanti investimenti all’industria automobilistica dell’area». «In presenza di uno scarso interesse da parte del pubblico per l’auto elettrica» si è «determinata la necessità per gli Stati di sostenerne la domanda con incentivi di rilevante entità», creando «le condizioni per una forte penetrazione nel mercato dell’Unione di auto elettriche cinesi». E a poco servono i dazi imposti di recente da Bruxelles sui veicoli prodotti in Cina. Anzi, per Quagliano, potrebbero rivelarsi persino controproducenti, dal momento che c’è il rischio che si inneschi una guerra commerciale con il gigante asiatico che andrebbe a colpire le esportazioni europee di vetture di media e alta gamma.
Se ciò si verificasse, conclude il presidente di Promotor, «la tempesta sull’auto europea diventerebbe perfetta». Secondo il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, «l’elettrico ci vincolerebbe troppo all’Asia, in particolare alla Cina». «I motori endotermici» ha aggiunto, «hanno fatto dei passi da gigante in tutti questi anni, oggi le ultime macchine che escono con i motori endotermici hanno prestazioni e livelli di impatto molto bassi. Sono sempre dell’idea che la tecnologia non debba mai essere fermata dalle leggi». Pure in Italia la situazione è critica. Secondo la Fiom, tra fino a settembre nello stabilimento Stellantis di Mirafiori sono state prodotte 18.500 auto contro le 52mila dello stesso periodo 2023, con un calo dell’83%. Questo mentre aumentano le ore di cassa integrazione nei siti produttivi della ex Fiat.