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Nicolato: a sinistra si pentono, Scholz vuole mandare i clandestini in Ruanda

di Carlo Nicolato venerdì 6 settembre 2024

3' di lettura

Ci potrebbe essere ancora il Ruanda nel futuro di una quota di immigrati che decidono di riparare in Europa. Sì perché se il piano britannico di trasferimento forzato dei richiedenti asilo è stato accantonato dall’attuale governo laburista non è detto che non venga ripreso con qualche leggera modifica dal governo semaforo tedesco alla disperata ricerca di stemperare polemiche e accuse dopo l’attentato di Solingen per mano di un immigrato siriano. L’idea è stata avanzata in una intervista dal Rappresentante speciale del governo federale per gli Affari migratori, Joachim Stamp, che tuttavia nel caso specifico dice di non aver parlato a nome dell’esecutivo ma solo a quello del suo partito, cioè dei liberaldemocratici.

Stamp sostiene che la Germania potrebbe utilizzare «le capacità disponibili lì originariamente preparate per questo accordo con gli inglesi», ma a differenza di quest’ultimo, il tutto dovrebbe avvenire sotto l’egida dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, Unhcr, «che poi si occuperebbe delle procedure». Il piano inglese prevedeva che chiunque fosse arrivato nel Paese illegalmente sarebbe stato trasferito in centri di accoglienza in Ruanda, a 6.400 km di distanza, dove sarebbe stata valutata la sua posizione e l’eventuale richiesta d’asilo. Il piano tedesco non differisce di molto, se non che è appunto l’Onu che dovrebbe occuparsi di tutta la faccenda quale garanzia di rispetto delle procedure e dei diritti umani.

Nel suo discorso tuttavia il rappresentante speciale tedesco non parla genericamente di immigrati, ma si riferisce ai migranti che arrivano in Europa attraverso la Russia e la Bielorussia dando alla questione sfumature politiche differenti. Il piano, sostiene Stamp, potrebbe essere una risposta alla «guerra ibrida» messa in atto dal presidente russo Vladimir Putin e dal leader bielorusso Alexander Lukashenko, i quali sfruttano i flussi migratori per destabilizzare l’Unione Europea. «Con questa soluzione, Putin e Lukashenko non potrebbero più convincere migranti iracheni, siriani o afgani a viaggiare attraverso Minsk o Mosca con la promessa di arrivare facilmente in Europa», ha affermato.

La Germania dunque potrebbe utilizzare strutture pronte, già pagate e costruite dagli inglesi, che possono contenere qualcosa come 10mila migranti all’anno. Un ostacolo all’iniziativa però potrebbe essere rappresentato dalle normative europee che permettono il trasferimento di migranti solo verso Paesi terzi sicuri con cui gli stessi abbiano un legame, perlopiù di parentela, ma Stamp ritiene ritiene che questa limitazione possa essere eliminata. La proposta potrebbe anche creare tensioni all’interno della maggioranza di sinistra, ma il cancelliere Scholz in passato aveva già aperto alla possibile delocalizzazione delle procedure d’asilo sulla falsariga di quella lanciata dal presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni in Albania.

Dopo l’attentato di Solingen il terreno politico è diventato ancora più consono a soluzioni estreme, come dimostra anche il boom di espulsioni degli ultimi giorni già accompagnata da polemiche e critiche da una parte e dall’altra. Un po’ per la tempistica, le espulsioni sono arrivate molto in ritardo e due giorni prima delle elezioni in Sassonia e Turingia, e le modalità, ma soprattutto per il fatto che ciascuno degli espulsi ha ricevuto la somma di mille euro in contanti per le prime necessità all’arrivo. In proposito lo stesso Stamp ha chiesto di rivedere le regole ridimensionando l’entità dei benefici sociali per tutti gli stranieri che devono lasciare il Paese. Dovrebbero invece, dice il Rappresentante speciale, «ricevere solo un biglietto per il volo di ritorno e un piccolo aiuto all’arrivo nel Paese di destinazione».

Tagli alle prestazioni sociali sono già stati introdotti dal governo nel pacchetto sicurezza varato la settimana scorsa, ma riguardano solo i richiedenti asilo che sono entrati nell’Ue attraverso un Paese dell’Ue che secondo Berlino dovrebbe farsi carico di tali spese. In pratica, secondo la riforma del governo di sinistra, tali oneri ricadrebbero sui Paesi d’entrata, ovvero nella gran parte dei casi Italia, Grecia e Spagna.

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