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Giorgia Meloni sbeffeggia il Pd: "Sono riapparsa"

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Francesco Specchia
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Sì, sì, ritornerai. Ti senti sola/con la tua libertà/ed è per questo che tu/ritornerai, ritornerai... Ricorda un refrain di Bruno Lauzi il ritorno di Giorgia Meloni, glassato con l’ironia dei tempi migliori. Tutta di giallo vestita, l’ufficio affollato di buoni propositi, lo sfondo del tricolore e della bandiera Ue, il volto riposato negli anfratti delle masserie pugliesi, la Presidente del Consiglio riapre ora la saracinesca di Palazzo Chigi. Lo fa attraverso un video, affidato ai social come un messaggio in bottiglia nel mare dei buoni propositi. «Eccomi qua, sono ricomparsa, richiamate tutte le unità, sono a Palazzo Chigi», attacca Giorgia con la consapevolezza di poter fornire qualche notizia ai cronisti amici e argomenti di polemica per i cronisti meno amici, finora in asfissia estiva da mancanza di gossip. Il video della presidente del Consiglio è il preludio del nuovo autunno che – secondo la vulgata - dovrebbe essere rovente quanto conviene ai menagramo. Continua, lei: «Sono grata per avere avuto la possibilità di riposare un po’, di ricaricare le batterie, di passare ovviamente del tempo con mia figlia. Sono consapevole di essere una persona fortunata anche per questo, in quella che alcuni attentissimi osservatori hanno definito la difficile estate della Meloni». E prosegue Meloni, «so che, invece, le estati difficili sono quelle di altri, di chi le vacanze non ha potuto farle: voglio dire a loro e a tutti gli italiani che farò buon uso di questa energia che ho potuto mettere da parte in questi giorni, anche se non ho chiaramente mai smesso di fare il mio lavoro, di seguire quello che accadeva, di essere attenta alle mie responsabilità. Saprò fare buon uso di questa energia, sono pronta a proseguire il mio lavoro con ancora maggiore determinazione».

IL PRIMO INCONTRO Consapevole della circolarità del viaggio perfetto - la gioia della partenza, la gioia del ritorno, diceva Dino Basili- Meloni si concentra su venerdì prossimo. Ossia sulla data del primo Consiglio dei Ministri stagionale dopo la pausa estiva; e pure sul vertice di maggioranza coni due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini «allo scopo di sanare gli attriti tra i due, reduci da qualche scintilla di fine estate», suggerisce qualche collega che la sa lunga. Anche se, poi, i drammi di questo torrido agosto si dimostrano, in fondo, refoli di pettegolezzo estivo elevato troppo frettolosamente a rango di notizia. C’è il filo di Arianna Meloni srotolato sulla diceria dell’ennesimo nepotismo, che arriverebbe a toccare – narrazione meravigliosa- un arco costituzionale di poteri forti che spazia da Giampaolo Rossi a Stefano De Martino. Poi c’è l’uscita di Tajani sullo ius scholae, che lascia il tempo che trova. E ci sono i presunti scontri con la Lega sull’autonomia differenzata (misura votata da Forza Italia, polemica inesistente sulla necessità di avere i Lep, livelli essenziali di prestazione, concetto ribadito tra l’altro dallo stesso ministro Calderoli), che si sono spiaggiati sulla battigia del buon senso. E c’è il «difficile dialogo con l’Europa» causato - secondo i giornali d’opposizione - dal “no” della Meloni al secondo mandato Ue della von der Leyen, che non ha affatto messo il Paese in condizione di isolamento. Non che von der Leyen sappia, almeno. Anche perché pare scontata lo nomina di Raffaele Fitto a Ministro per gli Affari Europei: la miglior garanzia per il governo in tema di erogazione di fondi del Pnrr. Tra l’altro, il nuovo incarico di Fitto comporterebbe lo spacchettamento delle tre deleghe pesanti del commissario in pectore, che verrebbero ripartite tra due ministri e un sottosegretario; e lo stesso incarico accompagnerebbe pure il proposito meloniano di bloccare qualunque vantaggio in sede Ue di Spagna, Francia e Polonia. Inoltre, come non ci sarà alcuno scontro con Tajani sullo Ius scholae, non salterà l’esecutivo col Salvini ad intestardirsi sulle «pensioni a Quota 41» che potrebbero passare, sì, ma solo con la penalizzazione del sistema contributivo (accade con “Quota 103”). Qualcuno, infine, preconizza la possibilità del generale Vannacci di scontrarsi con Fratelli d’Italia per «potersi fregiare del simbolo delle fiamma tricolore»; il che configura un’ipotesi fantascientifica oserei quasi perturbante.

SOLITO “AUTUNNO CALDO” Insomma, per Giorgia, nessun “autunno caldo”, come da usuali pronostici. Ciò non significa che si potrà bellamente ignorare il nuovo Patto di stabilità europeo (taglio della spesa dello 0.5%, circa 10 miliardi l’anno) che il ministro Giorgetti definisce «di stampo sovietico». Anzi. Bisognerà trovare almeno 25 miliardi per la Legge di Bilancio: confermare taglio del cuneo fiscale e sgravi Irpef, decidere su Ape Sociale e Opzione donna, e toccare le benedette Tax expenditures che, secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio sono 625 e sottraggono gettito allo Stato per 105 miliardi. Robe così, nulla di particolarmente inedito. E nemmeno d’allarmante. Si tratta di varcare l’uscio di Palazzo Chigi, e di rimboccarsi le maniche. Come al solito, d’altronde.

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