Sandro Iacometti: a forza di regole la Ue perderà il treno per il futuro
La questione è complessa, ma il dilemma è semplice: preferite tentare di fermare l’uragano della rivoluzione tecnologica con le mani, provando a mettere al sicuro i vostri dati, la vostra privacy e le vostre vecchie certezze analogiche, oppure volete che il vostro iPhone sia in grado, attraverso l’intelligenza artificiale, di offrirvi servizi sempre più evoluti e sofisticati? Da questa domanda, apparentemente retorica, non dipendono solo le vostre giornate passate (nella maniera che ritenete più opportuna) davanti allo schermo del telefonino, ma il futuro dell’Europa. Che c’entra l’iPhone col destino del Vecchio continente? È presto detto. Ieri la Commissione Ue ha informato Microsoft che in base ad una analisi preliminare il colosso hi-tech avrebbe violato le nostre norme Antitrust legando il suo prodotto di comunicazione e collaborazione Teams alle sue applicazioni più diffuse, a partire da Office 365 e Microsoft 365. Un trucchetto? Una furberia per accaparrarsi i clienti? Forse sì. Ma l’altro ieri sempre l’Antitrust Ue ha detto ad Apple che il suo App Store violerebbe le regole recentemente stabilite dal Digital Markets Act, una delle nostre innumerevoli bibbie dei sacri diritti degli utenti, stilata per metterci al riparo dalle minacce che piovono come meteoriti dalle multinazionali che già viaggiano nel futuro.
Chiunque abbia letto un libro o visto un film di fantascienza (tanto tutto deriva dalla mente di Asimov, Dick, Heinlein o Sheckley, solo per citare i miti) sa che i temi etici legati alla sviluppo degli algoritmi e della robotica sono agghiaccianti. Ma tutti sanno ancora meglio quanto la tecnologia nell’ultimo decennio abbia migliorato la nostra vita in innumerevoli ambiti. Continuare a dare mazzate ai colossi dell’innovazione Usa può servire a rendere più umano, controllato e sicuro lo sviluppo e l’utilizzo delle nuove tecnologie? Forse. Epperò qualche giorno fa Apple ha annunciato che sui telefoni venduti in Europa l’assistente vocale Siri non sarà integrato con l’intelligenza artificiale a causa delle regole troppo severe imposte dal Digital Markets Act. Magari è solo una scusa per poter fare il proprio comodo, magari è solo una mossa calcolata nell’ambito di una guerra commerciale per conquistare il mercato Ue. E magari Bruxelles ci sta davvero difendendo da minacce incontrollabili scaturite dalla sete di potere e di profitto delle potenti multinazionali della Silicon Valley. Il dubbio, però, è che abbia ragione il Wall Street Journal quando, un paio di giorni fa, ha spiegato, non senza un pungente sarcasmo, che noi stiamo «perdendo terreno rispetto agli Stati Uniti nell’intelligenza artificiale e rispetto alla Cina nei veicoli elettrici. C’è un campo in cui l’Ue è ancora leader mondiale: la regolamentazione». A questo punto il WSJ cita il vecchio detto “l’America innova, la Cina replica, l’Europa regolamenta”. Che non è un proverbio o un gioco di parole, ma una fotografia che descrive in maniera perfetta il vantaggio competitivo di alcune regioni rispetto all’Unione europea. Il tema non è filosofico, bensì pragmatico e di strettissima attualità. La capacità della nuova Europa (che per ora si prospetta più vecchia della prima) che sta prendendo forma proprio in questi giorni su questo dovrà misurarsi.
«Dopo aver stabilito gli standard in materia di regolamentazione delle fusioni, delle emissioni di carbonio, della privacy dei dati e della concorrenza nel commercio elettronico, l’Ue cerca ora di fare lo stesso con l’intelligenza artificiale», scrive il quotidiano della Borsa Usa. Come dire: errare è umano, ma perseverare è diabolico. Un risultato su tutti: l’Europa conta 43 gruppi che gestiscono 102 operatori di telefonia mobile che servono 474 milioni di abitanti, mentre gli Usa hanno tre reti principali che servono 335 milioni di abitanti. I consumatori festeggiano: le nostre tariffe sono un terzo di quella Usa. Ma lo sconto si paga: le reti fanno schifo e i servizi non sono paragonabili. Come ha scritto ieri l’economista Alberto Carnevale Maffè sul Foglio, «le regolamentazioni europee, invece di fornire un quadro chiaro e stabile finiscono per alimentare dubbi e timori, rallentando l’innovazione». E se questo può essere trascurabile sulla qualità della connessione telefonica, sull’intelligenza artificiale rischia di essere fatale. Una rivoluzione di tale portata va cavalcata, non subita. E non è solo una questione economica. Se sono gli altri a sviluppare le tecnologie, alla fine oltre ad accettare il dominio commerciale dovremo, per forza di cose, accettare anche quello delle regole. E la Cina, tanto per dire, è già avanti anni luce.