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Dell'Orto: Capalbio non ha paura di dirsi di destra e archivia la stagione delle parate radical chic

di Alessandro Dell'Orto venerdì 14 giugno 2024

5' di lettura

No, la foto con il politico (soprattutto se è di sinistra) qui a Capalbio non tira più. Entri in bar, ristoranti, spiagge e, dove prima le pareti erano tappezzate dai Napolitano, dai Rutelli o dai Calenda – in posa plastica e sorridenti con il proprietario -, ora ci sono solo immagini di vip generici, al massimo calciatori o cantanti. Quelle dei politici sono sparite, puff, e non vanno più di moda, soprattutto adesso che è cambiato tutto, che si vive una svolta storica, che il paese considerato roccaforte della sinistra, quello dei salotti buoni radical chic e bla bla bla, è diventato “meloniano”.

Che smacco. Eppure è così e i numeri delle ultime europee sono netti: a Capalbio hanno votato in 1.481 (su 2.991 elettori) e Fratelli d’Italia ha ottenuto il 41.32 per cento, contro il 23.48 per cento del Partito democratico (terza la Lega con il 6.62 per cento). Ma se pensate che sia una grande sorpresa, una magia, un mezzo miracolo, vi sbagliate.

Perché qui se lo aspettavano tutti, perché la gente era stufa dei teatrini e perchè a Capalbio il centrodestra è sempre esistito. «Io mi sono candidato a sindaco per il centrodestra nel 1994 – racconta Fernando Andreini, ora simpatizzante di Fratelli d’Italia – Era un azzardo, ma c’eravamo, anche se il Pci poi ha preso il 70 per cento dei voti. E anche la leggenda che Capalbio sia sempre stata solo di sinistra è tutta da valutare. Vogliamo prendere i sindaci storici? Ulisse Franci e Vittore Andreini, primi cittadini negli anni Sessanta, erano della Dc...».

La destra c’era, c’è sempre stata, semplicemente era sottotraccia, quasi si nascondeva. «Ma lei sa cosa voleva dire, in certi periodi, ammettere di essere di destra qui? – racconta un commerciante – quelli di sinistra erano cattivi, se avevi attività commerciali rischiavi di ritrovarti brutte sorprese. Sa quanta gente conosco che votava a destra ma diceva di essere di sinistra?».

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IL PRESENTE

Ora, invece, non c’è più bisogno di mentire e i capalbiesi si sono ripresi Capalbio, hanno allontanato quello che chiamano «Un fastidioso e insopportabile luogo comune, perché un contro sono gli abitanti del posto e un altro è chi viene in vacanza e fa i salotti». Sì, proprio quei ritrovi un po’ snob che hanno tenuto imprigionato il paese in un cliche per 25 anni.

Da quando – era il 1988 il Venerdì di Repubblica pubblicò un servizio fotografico in cui Achille Occhetto, appena eletto segretario del Pci, baciava sua moglie Aureliana sullo sfondo del “rifugio” dove il nuovo leader comunista trascorreva praticamente ogni week end libero. Da quel momento Capalbio, poco alla volta, si è trasformato nel posto di vacanza dei politici di sinistra e dei potenti di Roma, è diventato ufficialmente il ritrovo radical chic obbligando i capalbiesi – gente che viene dall’agricoltura, più portata al lavoro che al cazzeggio – ad adeguarsi e far finta di niente. Ma anche ad assistere a tristi teatrini («Come quando gli intellettuali di sinistra si premiavano ogni anno tra loro al Capalbio Festival del libro», punzecchiano i maligni), a vedere le sfilate di vip («Molti dei quali tirchi»), a sentirsi schiacciati dai luoghi comuni.

Non che i vip non ci fossero, eh. Se ora ti fai portare a fare un giro tra lo scalo e la parte vecchia del borgo, su in cima, ad ogni curva ti indicano una casa, una villa, un podere. «Qui ci stava Napolitano, quella là avanti è la tenuta di Caracciolo. Laggiù c’è il campo sportivo costruito da Tronchetti Provera, lì a destra si va dove fa il vino Cirinnà, mentre in fondo alla collina, vede?, c’è la tenuta degli Agnelli, sono 200 ettari».

«Loro sono sempre i benvenuti, sia chiaro, anche perché molti vengono nei locali e contribuiscono a far girare l’economia – spiega Alessio Bordo, segretario locale di Fratelli d’Italia – ma finalmente adesso possiamo sfatare il tabù e dire che Capalbio non è solo di sinistra. E loro devono ammettere il fallimento. Questo risultato elettorale è emblematico e il consenso per il centrodestra è chiaro. Due anni fa ci siamo trovati in sei: io, Giustino Lottatori, Mauro Pellegrini e altri tre amici, con cui abbiamo deciso di fondare un circolo locale di Fratelli d’Italia. In poco tempo ci siamo ingranditi, abbiamo lavorato sul territorio e grazie alla capacità organizzativa dell’onorevole Fabrizio Rossi e di Luca Minucci, rappresentato provinciale di Fdi, siamo arrivati a questo importante risultato. La nostra segreteria Giorgia Meloni ha grandi meriti a riguardo e la invitiamo ufficialmente a venirci a trovare per festeggiare insieme. E invitiamo anche il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, tanto apprezzato dai contadini capalbiesi per quanto sta facendo. Adesso cominciamo a raccogliere i nostri frutti: è solo l’inizio di un percorso che siamo sicuri ci affermerà nel tempo, l’Italia è con noi e i capalbiesi altrettanto».

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NESSUNA CASUALITÀ

Un grande risultato che non è una casualità, ma un progetto che ha un potenziale. «Perché la gran parte dei voti vengono dai giovani – spiega Bordo - Io ho 28 anni e conosco bene le nuove generazioni, sono loro il futuro. Ora continuiamo a lavorare sui territori e la prossima chiamata al voto per noi saranno le regionali: ci auspichiamo che Capalbio sia l’esempio, e che la maggioranza dei toscani possa votare convintamente per fratelli d’Italia».

L’aria che si respira qui, camminando per Capalbio, è leggera. Sembra di vivere una sorta di liberazione. Una nuova libertà. «La Meloni ci ha finalmente tolto la fastidiosa etichetta – dice Fabrizio, seduto su un muretto vicino alla porta del centro storico – ci ha portato a dimostrare a tutta Italia quello che noi sappiamo da sempre, e cioè che Capalbio non è feudo della sinistra. Non è più cosi da almeno dieci anni e queste elezioni finalmente l’hanno ufficializzato».

Un cambiamento inevitabile. Anche per chi è storicamente di sinistra. «Io ho sempre votato Pd – confessa Aldo – e continuo a votarlo perché penso sia il meno peggio. Ma non mi sento sconfitto, anzi prendo questo come un confronto che può aiutare a migliorare. L’alternanza fa parte del gioco. Da troppo tempo ci dipingevano per quello che non eravamo».

E così ora Capalbio prova a staccarsi dalla politica. Certo, resta sempre un po’ fighetto e se vai al Bar Ristorante Il Frantoio su nel borgo storico (tradizionale punto di ritrovo dei vip in cui vengono organizzati anche eventi culturali) o nelle spiagge più famose come l’esclusiva La Macchia (20 mila euro per entrare a far parte del circolo più i costi annuali: a parte Calenda ormai non se la possono permettere nemmeno i politici) o la storica Ultimaspiaggia (prezzi popolari: un ombrellone 20 euro) ti rendi conto perchè piacciono tanto: organizzazione, eleganza, vegetazione selvaggia e mare incantevole. Sì, Capalbio resta chic, ma ora non è più radical.

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