Carlo Nordio
Pochi conoscono quella che potremmo chiamare la seconda vita di Carlo Nordio: una second life da narratore capace di conciliare una minuziosa ricostruzione storica e un racconto vivo e coinvolgente. Gli accadde nel 2014 con Operazione Grifone(storia di una spia nazista), e gli è accaduto in modo a mio avviso ancora più felice con Overlord, pubblicato per Mondadori nel 2016.
Il contesto in cui questo romanzo si colloca è la lunga e complessa preparazione dello sbarco alleato in Normandia nel 1944. Americani e britannici non possono sbagliare, e la posta in gioco è altissima. Eisenhower e Churchill sanno che circa un milione di soldati tedeschi sono ammassati in Francia, pronti a contrattaccare.
Le condizioni ambientali si annunciano estreme, ben più complicate degli sbarchi in Sicilia o a Salerno o ad Anzio. Non solo un eventuale fallimento dell’operazione, ma anche un suo rinvio potrebbe essere fatale, dando alla Germania i mesi di tempo necessari a predisporre nuove armi, a sferrare un attacco decisivo contro Londra, e a proseguire l’azione di sterminio e occupazione in Europa. Oppure (scenario alternativo, ma in prospettiva non meno inquietante) le difficoltà alleate potrebbero giovare alla Russia, per consentirle di battere i tedeschi ma di allungare la sua ombra minacciosa sull’intera Europa.
Ecco perché è decisivo scegliere il punto dove sbarcare, per cogliere di sorpresa i nazisti: Calais? Oppure la Bretagna? Oppure (come poi sarà) la Normandia? E soprattutto occorre condurre, in parallelo rispetto alla preparazione militare in senso stretto, una sofisticatissima partita a scacchi con l’intelligence tedesca, per depistare i nazisti sul luogo effettivamente prescelto.
IL DRAMMATICO ERRORE
Il racconto di Nordio parte da un drammatico incidente avvenuto proprio in questa sfibrante fase preparatoria. In una simulazione dello sbarco, a causa di un errore di comunicazione degli americani, i nazisti sono in grado di affondare due navi alleate. Il bilancio è drammatico: oltre 600 morti. Ma, tragedia nella tragedia, risultano dispersi anche dieci ufficiali americani a conoscenza degli effettivi piani di sbarco: alla fine risulteranno morti, tranne uno, Clarence Collins, che gli inglesi riusciranno a trarre in salvo, ma che i tedeschi credono ancora vivo, e quindi catturabile. A maggior ragione, inizia una caccia all’uomo da parte dei nazisti, che hanno nelle mani uno dei collaboratori di Collins: il soldato catturato non conosce e quindi non può rivelare i piani noti al suo superiore (il giovane invece li ignora), ma, sotto l’effetto delle droghe somministrategli dai tedeschi, conferma che il suo superiore sa tutto.
I britannici, maestri di strategia e di tattica, decidono di trasformare questa potenziale sciagura in una opportunità. Scelgono dunque di incaricare un altro loro uomo di straordinarie qualità di fingersi Collins, di recitare la parte del disperso, e di consegnarsi come naufrago in Francia ai tedeschi. E il finto Collins farà egregiamente la sua parte, recitando il copione con astuzia e coraggio, e inducendo i tedeschi a credere che l’attacco avverrà a Calais.
Ma purtroppo, nel campo tedesco, rispetto alla brutalità della Gestapo, prevale la raffinatezza dei vertici dello spionaggio militare. E proprio un’abilissima spia nazista, a sua volta infiltrata nel campo inglese, riesce casualmente a comprendere che il finto Collins è - appunto - un impostore, e che l’indicazione di Calais è un clamoroso depistaggio. Non svelo come la genialità inglese e l’abilità del finto Collins riusciranno a tirarsi fuori da tutto ciò, a sventare il pericolo, e a operare per la buona riuscita dell’operazione. Ma il racconto è davvero palpitante nel suo ritmo, e insieme accuratissimo nella ricostruzione storica.
Trama a parte, Overlord ci lascia con almeno due importanti considerazioni a margine. La prima è la motivatissima celebrazione di Churchill fatta da Nordio. Qui non siamo dinanzi al Churchill ruggente del 1940, dei grandi e magici discorsi contro i nazisti, ma ad un Churchill più stanco, inquieto sulle sorti della guerra, consapevole della centralità degli americani e del generale Eisenhower (vivissima ed efficace nel romanzo la descrizione un incontro tra i due). Eppure Nordio coglie un punto essenziale: la passione del primo ministro per spionaggio e controspionaggio, la sua intuizione di dare vita (accanto all’MI6) al Soe (Special Operations CARL O NORDI Executive), cioè ad un ulteriore servizio per infiltrare persone apparentemente “normali” nelle file nemiche, per preparare il terreno all’azione alleata nell’Europa occupata. Nordio è preciso nel descrivere la dialettica aspra tra i “professionisti” dell’MI6 e i “dilettanti” del Soe, e le pagine in cui descrive il dialogo appassionato, teso, ma carico di stima e fiducia reciproca, tra Churchill e i capi dei servizi sono davvero riuscitissime.
DALLA PARTE SBAGLIATA
La seconda considerazione si lega alla mano felice con cui Nordio entra nell’orrore del mondo nazista, evitando la banalità di descriverlo come un monolite, ma cogliendone contraddizioni, conflitti, nuances, sfumature. Memorabili le pagine in cui l’autore descrive l’illustrazione delle strategie difensive naziste fatta a Hitler dai vertici militari, con le opinioni contrapposte di Rommel e Von Runstend. E felicissima è la descrizione del personaggio nobile e tragico del colonnello Von Gruber, figura di spicco dello spionaggio miliare nazista.
Nordio ne coglie non solo la disillusione e il dissenso ormai radicale ed esistenziale verso il regime (Von Gruber ha saputo delle deportazioni e dei campi di sterminio): ma, perfino al di là di questo, l’autore ci ricorda che anche dalla parte sbagliata della storia possono esserci figure colte, intelligenti, umane, che il destino ha collocato su un fronte e non sull’altro.