A Cagliari si sfidano due Zedda per il Comune: non sono parenti e se uno, Massimo, è già stato sindaco per il centrosinistra, la competitor Alessandra no, per cui potrebbe essere la prima volta di una donna alla guida del capoluogo sardo, dettaglio non trascurabile visto che alle recenti elezioni regionali ha di sicuro pesato anche il fattore femminile nella vittoria della grillina Todde. Alessandra Zedda, ex Fi ora vicina alla Lega, può vantare una lunga esperienza politica e amministrativa cominciata nel 1994 con la presidenza della circoscrizione Cep Fonsarda. Un anno dopo è stata eletta in provincia e da lì in poi la sua carriera, tra Comune e Regione, non si è mai fermata, grazie alle competenze in materia di contabilità pubblica e bilancio. Appassionata di basket (ha giocato in serie A), ora scende in campo per diventare sindaco della sua città, sostenuta da tutto il centrodestra.
Da sportiva sa che è importante il gioco di squadra, eppure in Sardegna nei mesi scorsi la coalizione ha tentennato e il famigerato campo largo ne ha approfittato. Sul suo nome tutti d’accordo da subito?
«Certo. Ho praticato sport fin da bambina e lo faccio anche adesso da senior. Sono abituata a giocare partite anche difficili. Il centrodestra in Sardegna è unito e forte, sulla mia candidatura a sindaco di Cagliari non c’è stata alcuna discussione e anzi posso dire che noi oggi siamo il vero “campo lungo”, altro che largo».
Lungo come i suoi manifesti che tappezzano la città?
«Lungo perché oltre ai partiti del centrodestra possiamo contare sull’appoggio di Azione, Popolo e libertà, Realdemocratici, Democrazia e sussidiarietà, più il Partito liberale italiano, che è entrato nel simbolo con la Lega. Tutti per uno, uno per tutti. Tanto che qualcuno forse non ha gradito questa nostra unione e ha vandalizzato i miei manifesti elettorali».
Ha dei sospetti sui colpevoli?
«No, ma a chi li ha imbrattati non deve essere andato giù né che fossero così estesi né che molti candidati abbiano rinunciato ai propri spazi per lasciarli alla candidata sindaco. Qualcuno ha anche ipotizzato che fossero abusivi. Falso: deve studiare di più».
Ha citato tra i suoi sostenitori Azione di Calenda. E il Partito sardo d’Azione è con lei?
«Assolutamente sì. Nel caso di Azione ci sono ragioni programmatiche e di contatto. Io sono una persona del fare e mi è sempre stato riconosciuto un rapporto stretto con i miei concittadini, la mia storia politica lo dimostra e credo che questo abbia fatto sì che il mio programma, scritto con tutte le forze politiche, sia stato condiviso anche da Azione. Per quanto riguarda il Partito sardo d’Azione li ringrazio perché hanno aderito convintamente alla mia candidatura; come anche anche Gianni Chessa, un amico sardista che ha una sua lista civica».
Nel suo programma punta molto sul concetto di “riaprire Cagliari”. Adesso è chiusa?
«Non è una critica all’attuale amministrazione di Paolo Truzzu, la città si è fermata già nel 2011. La mia idea è liberare Cagliari dai troppi vincoli, dalle transenne e dai cantieri che rappresentano un reale disagio per i cittadini. Vorrei poter semplificare la vita ai cagliaritani e rendere la nostra città più accogliente e attrattiva. Riaprire nel senso delle infrastrutture, della mobilità e dei servizi essenziali per i cittadini. Ho poi la volontà di occuparmi dell’aeroporto di Cagliari-Elmas perché non è possibile che il Comune non sia coinvolto nella gestione».
L’aeroporto di Cagliari rischia di essere privatizzato?
«Sì ed è un rischio che dobbiamo scongiurare. L’aeroporto è un servizio pubblico essenziale, soprattutto per un territorio come il nostro che vive di turismo, e per questo la gestione deve restare in mano pubblica. L’ho sempre detto e ne sono convinta».
È vero che sta pensando anche a una serie di eventi culturali per rilanciare la città?
«Sì, abbiamo in mente un ampio rilancio, lungo cinque anni, con eventi a cadenza mensile, per coinvolgere vari settori della città, che ha un potenziale enorme e tanti quartieri che meritano attenzione. Il mare d’inverno è un mio pallino. E penso anche a un progetto per l’università. Le attività sono tante e le nostre manifestazioni vanno programmate. Da donna posso metterci tutta la cura e la passione che serve e di cui siamo capaci».