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Amadeo Ardenza: inventati 10mila morti, l'Onu sbugiarda Hamas

di Amedeo Ardenza martedì 14 maggio 2024

3' di lettura

La notizia che non lo era: i numeri diffusi da Hamas sulle morti dei civili a Gaza a seguito della controffensiva israeliana non sono attendibili. A riconoscerlo, senza ammetterlo, è stato l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha). Lo scorso 8 maggio, l’Ocha ha riportato la perdita nell’enclave palestinese di 34.844 vite umane: di queste 4.959 sarebbero donne e 7.797 bambini, 2.088 morti sarebbero maschi adulti. Numeri alti, terribili: dietro a ciascuno di questi c’è un dramma umano e una famiglia in lutto.

Il fatto anomalo però è che due giorni prima lo stesso Ocha aveva fornito dati diversi, indicando un totale di 34.735 morti, fra i quali 9.500 donne e 14.500 bambini, il che indicherebbe che meno di un terzo delle persone uccise (10.735) sarebbero maschi adulti. Un aggiustamento di tali proporzioni è difficile da spiegare e poiché l’Ocha non ha fornito spiegazioni per la correzione, a ipotizzare un’interpretazione ha provveduto la Foundation for the Defense of Democracy.

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“L'Onu”, spiega la Fdd dalla capitale degli Usa, “ha attribuito le sue cifre al Government Media Office (OGM) controllato da Hamas a Gaza” rilanciando i loro numeri per almeno duemesi. Dando l’esempio a decine di governi anche occidentali, il Palazzo di Vetro ha certificato dei dati originati da un sedicente organo di governo di Hamas, che, va ricordato, è un’organizzazione terroristica il cui scopo dichiarato è la distruzione dello Stato d’Israele. “L'Onu non ha fornito alcuna fonte per le cifre più basse (di donne e bambini uccisi, ndr) nel suo aggiornamento dell'8 maggio, ma le cifre corrispondono esattamente a quelle di un rapporto del 2maggio di un'altra organizzazione controllata da Hamas, il ministero della Salute di Gaza”, scrive ancora l’Fdd, notando che si tratta di “un cambiamento importante”.

Ma se l’Onu ha cambiato idea, riconoscendo che non ha numeri certi, forse dovrebbe anche spiegare se ritiene ancora attendibile quella fonte. E soprattutto, incalza l’Fdd, perché bisogna accettare il totale di oltre 34.000 vittime quando Hamas per prima ha riconosciuto di non poter identificare e fornire nomi per 10.000 di questi gazawi? Dall’inizio dell’operazione di terra a Gaza lo scorso 27 ottobre, tre settimane dopo il pogrom di civili israeliani nel sud d’Israele, il governo e le forze armate (Idf) dello stato ebraico hanno ribadito che il loro obiettivo sono unica mente i miliziani di Hamas.

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In un ambiente densamente abitato come l’enclave palestinese le vittime innocenti della guerra Idf-Hamas non mancano anche se le stesse Idf sono solite avvisare con volantini e annunci sonori i residenti di un’area sull’imminenza di un’operazione. Ma mentre Israele, non fosse altro che per ragioni di immagine, ha tutto l’interesse a non coinvolgerei civili gazawi, Hamas applica la strategia degli scudi umani, esponendo al massimo la popolazione alle incursioni israeliane. E più gazawi muoiono più Hamas potrà gridare al genocidio sostenuta dai governi antisraeliani.

Lo scorso marzo Abraham Wyner, docente di Statistica e Data Science alla Wharton School dell’Università della Pennsylvania, era stato tra i primi a mettere in dubbio la veridicità dei numeri di Hamas sui morti a Gaza notando in primo luogo che il grafico dei decessi totali è sempre aumentato con una linearità “da metronomo” laddove sarebbe stato realistico aspettarsi una certa variabilità, con giorni in cui si sarebbero contate il doppio delle vittime e in altri la metà. Altro dato sospetto: se vengono uccise molte donne dovrebbe esserci un gran numero di vittime tra i bambini, e viceversa.

Wyner ha invece notato che alcuni giorni il ministero di Hamas denunciava solo l’uccisione di donne altri solo di bambini quando la storia delle guerre vuole che questi numeri siano altamente correlati. La mancata correlazione suggerisce dunque che i numeri non siano reali. Un conteggio, cinico ma utile a smontare la narrativa di Hamas che tanti si bevono.

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