Al centrodestra basta il primo exit poll per considerare archiviata con successo la “pratica Basilicata”. Quella “forchetta” iniziale di oltre dieci punti di scarto tra il suo candidato, il governatore uscente Vito Bardi, e lo sfidante di centrosinistra, Piero Marrese, conferma ciò che i maggiorenti della coalizione si aspettavano: un bis senza storia del presidente uscente. Un plebiscito. Il gusto è doppio, poi, se la vittoria arriva dopo le polemiche sul 25 Aprile e il “caso Scurati”. «Non ci hanno visti arrivare perché impegnati a rileggere il famoso monologo», ironizza a spoglio in corso, sulla pagina Instagram di Atreju, la sua festa giovanile, Fratelli d’Italia. In serata arriva la “benedizione” di Giorgia Meloni, che vede nel voto a favore di Bardi la conferma del «sostegno alle nostre politiche».
A esprimere la soddisfazione maggiore, tuttavia, è Forza Italia, il partito di appartenenza dell’ex vicecomandante generale della Guardia di Finanza. Alla fine di febbraio gli azzurri avevano preteso e ottenuto dagli alleati non senza qualche fibrillazione - la ricandidatura di Bardi. E adesso, forti anche dei voti di lista che assegnano a FI un voto a due cifre che vale il sorpasso sulla Lega (che comunque sottolinea l’«ennesimo largo successo del centrodestra unito»), passano all’incasso. «Dove è che firmo? Se fosse così sarebbe un risultato straordinario», esclama Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, quando mentre è in diretta su La7 vede i primi dati. Per il partito fondato da Silvio Berlusconi la soddisfazione è grande: non solo conferma un suo uomo alla guida di una Regione quando «alcuni uccellacci del malaugurio indicavano con la morte del presidente Berlusconi che il partito si sarebbe squagliato come neve al sole» (Paolo Barelli, capogruppo alla Camera), ma dimostra che le elezioni si possono vincere anche partendo dal centro. «Si è ampliata la coalizione solo con un candidato moderato come Bardi», dice ancora il presidente dei deputati di FI. Il riferimento è al sostegno incassato dal governatore anche da parte di Azione e Italia Viva.
«Bene ha fatto Forza Italia nel proporre la conferma del presidente e l’allargamento della coalizione. Siamo il perno dell’alleanza», gongola Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato. Insomma, a Potenza va in scena l’orgoglio azzurro. «È svanita ogni ipotesi di scioglimento. Non solo nei sondaggi, ma anche nei risultati. Anzi, Forza Italia gode di buona salute e cresce», rivendica il vicepremier Antonio Tajani, leader azzurro. Neanche il calo dell’affluenza, spauracchio del centrodestra, ha cambiato le carte in tavola. Rispetto a cinque anni fa, quando Bardi vinse con il 42%, c’è stata una partecipazione al voto più ridotta (il 49,8% contro il 53,8%). Ma ciò non ha svantaggiato il governatore.
Nel “campo largo” si leccano le ferite. «Dati sconfortanti, è una sconfitta importante e preannunciata vista la costruzione della candidatura e gli incidenti di percorso in Puglia», commenta l’europarlamentare di Alleanza Verdi Sinistra Massimiliano Smeriglio ai microfoni di RaiNews. Sul banco degli imputati finisce anche la scelta di rinunciare alle primarie: «Avevamo un metodo, ma è stato abolito...».
«Dobbiamo riconoscere di essere arrivati al voto dopo aver commesso errori che hanno condizionato il risultato», riconosce Pina Picierno, altra europarlamente, ma del Pd. Lei punta l’indice sugli alleati grillini: «Gli errori hanno riguardato la composizione della coalizione: nel cosiddetto campo largo e nel rapporto con il M5S è necessario stabilire alcune regole».