Basilicata, il centrodestra allargato stacca il Pd di 12 punti
C’è il candidato del Pd -M5S Piero Marrese che piazza il suo quartiere generale in via della Tecnica, in una clinica, nel luogo del dolore, tra un oculista, un cardiologo, un osteopata e un tizio con le stampelle; e, be’, non è esattamente il modo più ottimista per affrontare il giorno delle elezioni regionali. E c’è il candidato di Volt, Eustachio Follia, col suo 1,3% la steppa dei buoni propositi, a dimostrare che è possibile avere il proprio destino segnato nel cognome. Follia. Sicché restava infine il candidato uscente del “centrodestra unito”, il presidente della Regione Basilicata, appunto: il generale di Corpo d’armata Vito Bardi, 72 anni, fuori civil servant lucano e dentro un po’ imprenditore di Monza (il suo motto è «lavorare, lavorare, lavorare», e da queste parti è desueto...).
La notizia è dunque, in fondo, una non-notizia: il generalissimo vince a mani basse, col 55% contro il 43% di Marrese. Il suo campo larghissimo ispirato dall’impossibile che annovera Renzi e perfino Calenda che vota Pittella - un ossimoro ha spento ogni anelito di suspence.
L’affluenza alle urne scende, vero; ma stavolta a non votare è il centrosinistra. «Continuerò ad essere il Presidente di tutti. Dedico la vittoria a tutti i lucani e a mia moglie (la signora gli è accanto, ndr). E abbiamo dimostrato che il centrodestra è l’unica forza che può portare avanti la Regione con una visuale di oltre 5 anni. Gli elettori hanno sanzionato lo spettacolo triste che la sinistra ha messo in campo negli ultimi mesi.
Hanno perso perché loro parlavano di Bardi mentre noi della Basilicata», commenta Bardi. Il quale auspica il laboratorio “campo largo a destra” e che la prossima legislatura si concentri su sanità, alta velocità e energia.
ESULTANZA COMPOSTA
Dice ancora, il neoeletto: «É stato un grande successo della nostra coalizione, voglio ringraziare i leader nazionali del centrodestra, di Italia Viva e di Azione, tutti i candidati, i militanti e i volontari che si sono impegnati senza riserve in questa campagna elettorale. Rivolgo un saluto a Piero Marrese ed Eustacchio Follia con cui mi sono confrontato. Adesso di nuovo al lavoro per programmare le priorità dei prossimi 5 anni insieme a tutte le forze politiche della coalizione». Conoscendo l’indole del lucano/brianzolo, in un paio di giorni sarà di nuovo in pista. All’albergo La Primula, comitato centrale del nostro, è tutto uno sbocciare di sorrisi, di flash e politici locali impetuosi. Finisce che Bardi viene sommerso da una marea umana. Altro che “meglio tardi che Bradi”, lo slogan degli avversari.
Elisabetta Casellati, la ministra coordinatrice regionale di Forza Italia e quindi di Bardi che siede vicino assieme a Paolone Barelli lo aveva anticipato: «Arriveremo almeno al 10%, anche se non dobbiamo sottrarre voti agli alleati, è un gioco in casa a perdere, dobbiamo assorbire l’area che non vota più».
E Potenza? Potenza era preparata al rombo del mortaio. Potenza è la città delle due medaglie d’oro, ma anche la città in cui i votanti sono più dei residenti: avvolta dai suoi tornanti, dalla rinascita energetica e dalla fiducia nel futuro, ha preferito evitare il caos dei candidati intermittenti del centrosinistra. Hai voglia, per il turista occasionale, ieri, a cercare il bello nel museo archeologico Dino Adamesteanu, nel Parco delle Grancia, nel cattedrale di San Gerardo. Potenza, ieri, era spopolata: qualche attacchino di cartelloni elettorali rigorosamente meloniani; qualche podista che sgambetta sul viadotto del Basento; giusto un centinaio di cronisti assiepati davanti al mega screen della Regione, in una giostra di instant poll, proiezioni, voti scontatissimi, chiacchiere al vapore.
SPIRITO DI SERVIZIO
Uno dei fan di Bardi paragona addirittura il governatore al tipico dolce locale, «U’ graffaiulolo, pan di spagna che lievita naturalmente, ma senza ricotta; è u’ dolce fino che si dà nei matrimoni»; e, naturalmente, cita Giorgia Meloni, quando veniva a Potenza e si imbucava nella mitica Pasticceria Tiri. Ecco, a parte questo, la Potenza di Potenza e il suo gotha, ieri, erano concentrati a La Primula, albergo della solida provincia lucana comitato elettorale del nostro, adatto più ai matrimoni che alle convention di governo. Bardi, che vive a Filiano - provincia ancora più profonda - la notte prima aveva dormito qui, vista piscina, con consorte e figlio medico. L’hotel Primula, per un giorno, è il cuore della Basilicata: è un tripudio di hors-d’œuvre, di fiori sanremesi e di buoni propositi. Bardi ci aveva detto: «Per 45 anni io ho fatto il militare. Mi è servito in Regione per applicare le tecniche di organizzazione, di controlli e soprattutto di dialogo con le persone: il valore del capitale umano. In politica volevo solo fare qualcosa per la mia terra». E, scovato da Silvio Berlusconi e da lui strappatto alla Guardia di Finanza, ce l’ha fatta. Per la seconda volta. La Basilicata, un tempo, era nota per i sassi, il Cristo di Pasolini e l’Amaro Lucano. Ora è riconosciuta dai suoi stessi abitatori come terra di sviluppo industriale e capitale europea della Cultura. Ci sarà un motivo.