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Mario Sechi: cosa avrebbe detto il centenario Scalfari?

sabato 6 aprile 2024

2' di lettura

Eugenio Scalfari oggi avrebbe compiuto cent’anni, sarebbe stato interessante leggere una sua analisi su quello che sta succedendo nel centrosinistra. Il fondatore di Repubblica ne fu il king maker fin dai tempi del Partito comunista italiano, fu sua la famosa intervista al segretario Enrico Berlinguer sulla “questione morale”. Il leader comunista rivendicava la diversità del suo partito, dopo qualche stagione abbiamo appreso che in fondo i compagni erano solo degli altri uguali. Tuttavia quel colloquio costituì una stella polare per chiunque dovesse fregiarsi appunto dell’essere speciale, candido in un mondo dove il confronto è senza esclusione di colpi.

Barbapapà (così lo chiamavano i colleghi di Repubblica) alla vista dello spettacolino offerto dal Partito Democratico e dal Movimento Cinquestelle sarebbe certamente inorridito, si sarebbe lisciato la chioma bianca con la mano destra eli avrebbe invitati tutti a lasciare la politica a qualcun altro che la sa fare.

Il problema è che a sinistra sono tutti diventati qualunquisti, per cui Giuseppe Conte si definì quasi compagno pur essendosi autonominato in precedenza “avvocato del popolo”, mentre Elly Schlein non ha letteralmente una storia nel partito al punto che lo ha rovesciato quando ha vinto le primarie ribaltando il voto degli iscritti. A Bari la cosa impressionante è che il leader di un movimento populista ha dato l’ultimatum a quel che resta del partito che fu di Berlinguer e al quale Scalfari dedicò il suo impegno di tessitore di alleanze, formule politiche vecchie e nuove, sempre con l’idea di dare le carte.

A Bari Emiliano e Decaro sono esponenti della nomenclatura, quindi avrebbero dovuto essere affidabili, e lo scenario del voto gestito con il pilota automatico. Così non è stato, i talenti pugliesi si sono dimostrati due inetti che convivevano allegramente in un suk dove passavano carrettate di voti comprati e venduti, mentre Elly Schlein si occupava di diritti delle minoranze di un Paese che esiste solo nella sua immaginazione. Per un trasformista come Conte è stato un gioco da ragazzi pianificare e lanciare la scalata alla leadership di quello che non si può nemmeno definire centrosinistra tale è la confusione ideologica. Quale sarà la parabola di questa storia?

Elly e Giuseppe separati non valgono niente, insieme sono una forza sociologicamente minoritaria nel Paese, possono perdere in coppia, oppure andare alla sconfitta separati. È un quadro di macerie fumanti e perfino Scalfari, l’EuGenio, si sarebbe trovato a corto di idee di fronte allo sfascio. Non potendo diventare meloniano, il fondatore avrebbe probabilmente cercato di spaccare il centrodestra, ma si sarebbe trovato di fronte all’insostenibile leggerezza dell’essere della sua creatura e avrebbe sospirato: «Non è possibile, si sono venduti pure l’Espresso...».

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