Il format delle proteste anti-israeliane dei collettivi universitari contagia anche l’Università Bicocca di Milano. Lo scopo è sempre lo stesso: spingere gli atenei ad uscire dal bando Maeci e boicottare le collaborazioni scientifiche con Israele. Ieri però, all’università milanese, gli attivisti di ultrasinistra di “Cambiare rotta” hanno introdotto una novità. Non più cortei, cori, occupazioni, accampamenti e violenze contro la polizia. No, stavolta si sono portati le catene.
Forti del risultato ottenuto a Torino, dove sono riusciti a far votare al Senato accademico la mozione contro il bando, “Cambiare rotta” ci sta riprovando un po’ ovunque: Roma, Bari, Firenze, Napoli. E pure alla Bicocca di Milano, visto che ieri si teneva il Senato accademico. «Sono qui incatenata in segno di protesta civica», dice Dalia, studentessa antagonista che si è legata ad una balaustra dell’università. «Non ci muoveremo finché non verranno concesse le nostre istanze». In realtà la sceneggiata serviva ad essere ricevuti dai vertici dell’ateneo e chiedere, come poi in effetti è successo, alla rettrice Giovanna Iannantuoni «in che modo la nostra università si possa porre come promotrice di pace in un contesto in cui soffiano da tutte le parti venti di guerra».
«Nonostante petizioni promosse sia da studenti che da docenti, presidi sotto Senati Accademici, mobilitazioni partecipate e iniziative di approfondimento, spesso vietate, con atti di vera e propria censura, la risposta alle richieste di far luce e bloccare le collaborazioni con le università israeliane, tutte queste iniziative sono pressoché cadute nel vuoto, inascoltate», hanno spiegato gli esponenti del collettivo.
Chissà perché. Di certo le università italiane non ci tengono ad essere ostaggio di qualche scapestrato. In serata è arrivata la risposta dell’ateneo, con un documento proposto dal rettorato e approvato dal Senato accademico, dal titolo “Formazione e ricerca come strumenti di dialogo e diplomazia”. Nel testo viene ribadito che «l’Università di Milano-Bicocca dialoga con istituzioni scientifiche israeliane e palestinesi ritenendo prioritario mantenere i rapporti con il mondo scientifico e accademico, utilizzando lo strumento della diplomazia scientifica quale sostegno al processo di pace, anche partendo dalle collaborazioni con i colleghi e le colleghe israeliani e palestinesi».
Guido Angelo Cavaletti, alla Ricerca pro -rettore dell’Università Bicocca, al termine della riunione del Senato accademico a cui ha partecipato appunto anche la delegazione di Cambiare Rotta, ha precisato: «Fermare gli accordi con Israele non è la strada giusta». Poi, specificando i contorni della partnership con Leonardo spa, ha aggiunto: «Noi abbiamo una collaborazione con Leonardo di consulenza psicologica per i lavoratori. È vero, abbiamo questo accordo di collaborazione, ma credo che potrebbe essere fatto con qualunque azienda che abbia a cuore il benessere dei propri dipendenti. Il fatto che sia con Leonardo credo che di per sé non possa configurare una collaborazione con fini militari».
La mobilitazione milanese, comunque, è l’antipasto di una settimana di agitazioni. Il 9 aprile è infatti in programma uno sciopero generale del comparto università, sempre organizzato dagli attivisti di sinistra, durante il quale chiederanno non solo l'interruzione del bando Maeci ma in generale tutte le collaborazioni scientifiche con la Nato. Nel manifesto dello sciopero, il collettivo invita gli studenti a interrompere le lezioni per sostenere la causa palestinese e si dice anche disposta a fornire il materiale (film o documentari) sulla «storia della Palestina e la sua resistenza». Sarebbe interessante provare a capire se nelle loro proposte culturali ci fosse da qualche parte almeno qualche timido accenno ai raid terroristici di Hamas.