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Attilio Babieri: altra mazzata sugli allevatori, stalle equiparate alle fabbriche

di Attilio Barbieri mercoledì 13 marzo 2024

3' di lettura

Via libera definitivo del Parlamento europeo alla direttiva sulle emissioni industriali. Come si temeva il testo licenziato dall’Eurocamera non ha accolto tutti gli emendamenti approvati alla commissione Agricoltura. 

La stretta, frutto del trilogo fra Commissione, Consiglio Ue ed Euro parlamento, colpisce impianti industriali, miniere e produzione di batterie, introducendo nuovi limiti alle emissioni. Ma questo era scontato. Rientrano nel campo di applicazione delle nuove soglie gli allevamenti  di suini e di pollame con più di 350 maiali e quelli con oltre 300 galline ovaiole. Praticamente tutti. Esclusi gli allevamenti estensivi e, soprattutto, quelli bovini anche se il testo licenziato ieri prevede per manzi e vitelli un ulteriore passaggio parlamentare per valutarne l’eventuale inclusione entro il 31 dicembre 2026, dunque con il Parlamento che uscirà dalle elezioni dell’8 e 9 giugno. Come sempre l’iniziativa spetterà in prima battuta alla Commissione.

AMPIA MAGGIORANZA
La nuova direttiva Ue è passata con un’ampia maggioranza: 393 voti favorevoli, 173 contrari e 49 astensioni e deve ora essere adottata definitivamente anche dal Consiglio. Il disco verde è arrivato con il «sì» dell’asse rosso-verde di cui fanno parte gli europarlamentari italiani del Pd. La direttiva, oltre agli impianti perla produzione di energia elettrica e cemento, gestione dei rifiuti, incenerimento, allevamento di suini e pollame, copre anche le miniere e i grandi impianti che producono batterie. Le imprese che non si conformeranno ai nuovi limiti di emissioni potranno essere multate per una somma pari almeno al 3% del fatturato annuo interno alla Ue.

Non settore zootecnico la stretta colpirà due comparti, l’avicolo e il suinicolo, già messi a dura prova dall’ondata di rincari su mangimi, materie prime ed energia. La prospettiva è che chiudano molti allevamenti, come spiega il numero uno della Coldiretti Ettore Prandini: «Con il voto sulla direttiva emissioni l’Unione europea ha perso l’ennesima occasione di invertire la rotta, abbandonando le follie di un estremismo green che rischia di far chiudere migliaia di allevamenti, stretti tra una burocrazia sempre più asfissiante e la concorrenza sleale dall’estero».

Molti allevatori corrono il rischio di vedersi negata l’autorizzazione di impatto ambientale, con la prospettiva di dover dismettere l’attività. Ma gli agricoltori non si arrendono. «Non ci fermeremo», aggiunge Prandini, «e chiederemo di intervenire al nuovo Parlamento per correggere quelle scelte che penalizzano gli agricoltori italiani ed europei».

COLPITE LE PICCOLE IMPRESE
Contrariamente a quel che sostengono le organizzazioni ambientaliste, ad essere colpiti saranno numerosi allevamenti di suini e di pollame di medie e di piccole dimensioni, con il risultato che a sopravvivere saranno soprattutto le attività zootecniche di grandi o grandissime dimensioni, che si possono permettere gli investimenti necessari per abbattere le emissioni e rientrare nei nuovi limiti più stringenti.

Fortemente penalizzate pure le attività suinicole coinvolte nelle produzioni di salumi a Denominazione di origine protetta (Dop) assoggettate ai nuovi oneri, con la conseguenza di mettere a rischio un comparto chiave dell’agroalimentare, tricolore. Prosciutti salami, coppe i prodotti più a rischio che nella migliore delle ipotesi registreranno un rincaro nei costi di produzione destinato a riflettersi inevitabilmente sui prezzi di vendita.

Negative tutte le reazioni politiche. Mentre per il sottosegretario all’Agricoltura Luigi D’Eramo si tratta «di un altro colpo alla zootecnica con il rischio in futuro di essere costretti a importare da paesi che fanno molto peggio in termini di inquinamento e standard di sicurezza alimentare». Gian Marco Centinaio, responsabile agricoltura della Lega parla di «eco-follie che i nostri europarlamentari sono riusciti a correggere solo parzialmente, arrivando a compromessi che riteniamo comunque insufficienti».

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