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Osmetti: inchiesta sul centro dove gli adolescenti cambiano sesso

di Claudia Osmetti sabato 2 marzo 2024

3' di lettura

Adesso c’è un’inchiesta. Ufficiale e aperta dalla procura di Firenze, che chiede di far luce sulle pratiche mediche utilizzate dall’ospedale di Careggi (sempre nel capoluogo toscano) per i minorenni affetti da “disforia di genere”, il malessere di cui soffre chi in sostanza non si riconosce nel suo sesso di nascita. Il caso l’aveva denunciato qualche mese fa il ministro della Salute Orazio Schillaci. All’ambulatorio in questione erano arrivati gli ispettori, ci sono state interrogazioni parlamentari e regionali, anche l’avvocato Annamaria Bernardini de Pace aveva promosso un esposto-appello. E ora la magistratura fiorentina ha deciso di intervenire. Per verificare se le pratiche adottate siano appropriate, cioè per capire se effettivamente ci siano state condotte illecite dal punto di vista normativo. Anche perché la legge, e prima ancora la deontologia professionale dei medici, sul punto, parla chiaro: tutte le terapie per la cosiddetta “affermazione di genere” (la disforia di genere è quella condizione per cui il proprio sesso biologico non coincide con l’identità che uno si sente) devono essere accompagnate da un percorso psicologico che, va da sé, è lungo, accurato e scrupoloso.

ITER E PROCEDURE - Un mesetto fa, tuttavia, si è venuti a sapere che alcuni (non la totalità) adolescenti che si sono rivolti al Careggi per questa problematica avrebbero “saltato” l’iter e la proceduta prevista, passando probabilmente solo attraverso lo psicologo ma non per lo psicoterapeuta, e arrivando direttamente a essere trattati con la triptorelina (sul farmaco tra poco ci torniamo), ossia col medicinale che di fatto blocca lo sviluppo puberale, ossia quello dei caratteri, e quindi degli organi, sessuali. Una vicenda complessa, sicuramente delicata, tanto più che non riguarda gli adulti ma i ragazzini.

E infatti è diventata un affare politico: portato in parlamento dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri; in Regione Toscana dal consigliere azzurro Marco Stella; finito col procuratore di Firenze, Filippo Spiezia, che sollecitava il ministero della Sanità per avere informazioni sul reparto in questione e, per ultimo, ieri, con un fascicolo depositato in sede giudiziaria.
L’ospedale, dal canto suo, in queste settimane è rimasto in silenzio stampa e non si è mai pronunciato.

Chi invece torna sul tema è lo stesso Gasparri: «La notizia che la procura di Firenze sia stata interessata dal ministro Schillaci per aprire un’inchiesta sul caso del mancato rispetto delle regole per la somministrazione della triptorelina nel caso della disforia di genere, conferma che le denunce contenute nella mia interrogazione erano fondate. Ora si tratta di andare fino in fondo».

L’ispezione ministeriale di gennaio, va detto, non era stata presa in maniera unanime dalle famiglie dei ragazzini seguiti nella clinica: alcune si erano dette sollevate, altre contrarie. «È molto grave quello che apprendiamo - continua Gasparri -, il fatto che il governo abbia chiamato in causa la magistratura conferma che l’ispezione ha riscontrato ciò che io denunciavo. Qui non si tratta di fare una battaglia ideologica, ma di pretendere che casi così delicati vengano affrontati seguendo le indicazioni della scienza e della bioetica. A Firenze questo potrebbe non essere avvenuto».

La triptorelina (il farmaco cui accennavamo prima) è un medicinale che è stato autorizzato dall’Aifa, l’Agenzia italiana dei farmaci, nel 2019, e però per un uso differente rispetto a quello che l’aveva portato sul mercato. È totalmente a carico del Ssn, ossia del Sevizio sanitario nazionale, ma per il suo utilizzo sui minorenni sono due le raccomandazioni che l’Aifa ha posto: la prima, una diagnosi confermata da un’equipe multidisciplinare (nella quale la presenza di un neuropsichiatra infantile è determinante); la seconda (appunto) l’assistenza psicologica e psicoterapeutica e psichiatrica.

GLI EFFETTI DEL FARMACO - In sostanza, come detto, la triptorelina altro non fa che “bloccare” il decorso della naturale pubertà, mettendo in “stand-by” il corpo affinché, in un momento successivo, si possa decidere se intraprendere la transizione chirurgica o meno. «Quelli che hanno protestato evidentemente vogliono coprire interessi politici che danneggiano bambini e famiglie, perchè, ricordiamolo, questa vicenda riguarda bambini di dieci e di undici anni che vanno tutelati più ancora di qualsiasi altra persona», conclude il senatore forzista. Solo nel 2023 (secondo l’interrogazione di Stella) i bimbi che si sarebbero rivolti al Careggi sarebbero stati 150 (un numero che scende a 85 nell’interrogazione di Gasparri). 

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