Sorpassi azzardati, guida senza patente, motori truccati, corse clandestine. Il fenomeno delle minicar piccole vetture guidabili anche da chi non possiede una patente e non è maggiorenne- torna a far parlare di sé. A Palermo, domenica scorsa. un anziano di 83 anni è stato investito da una di queste, di marca Ligier, guidata da un sedicenne, mentre attraversava la strada. L’uomo - palermitano di adozione, esule fiumano, scampato alle foibe e vissuto nel campo profughi di Termini Imerese per anni ha riportato una grave emorragia cerebrale ed è ricoverato in gravi condizioni. Pochi giorni prima a Roma, in zona Tufello, un ragazzo di diciassette anni alla guida di un’altra minicar - stavolta una Citroën Ami, veicolo elettrico della casa francese -ha messo sotto un vecchietto di 86 anni. Violento l’impatto, con il pedone sbalzato in aria per diversi metri: è stato trasportato d’urgenza al policlinico Umberto I. Ancora più grave quanto accaduto a Messina lo scorso agosto: è stata lunga l’agonia del 76enne travolto sempre da una minicar, condotta ancora da un 17enne, mentre percorreva un tratto a piedi della Statale 114. L’impatto è stato particolarmente violento, tanto che è stato sfondato il parabrezza del piccolo veicolo. Nonostante il ricovero in rianimazione al policlinico di Messina, l’uomo è deceduto dopo diciotto giorni di coma.
VIOLAZIONI CONTINUE Stando alle cifre diffuse dall’Automobile Club d’Italia (Aci), i “micro quadricicli” coinvolti in incidenti stradali nel 2022 sono stati 557, contro i 496 dell’anno precedente: cinque i morti, 463 i feriti. Soltanto nella Capitale, come rilevato dal quotidiano Il Messaggero, le violazioni accertate dagli uomini dalla polizia municipale alle minicar per guida senza copertura assicurativa, per uso del cellulare durante la guida o mancato uso di cinture di sicurezza, nel 2023 sono state ben 8.600: addirittura mille in più - circa il 15% - rispetto all’anno precedente. «Molte di queste - ha spiegato il comandante dei vigili urbani di Roma Capitale, Mario De Sclavis, - sono state accertate anche con lo “street control”, che rileva la velocità, e se una minicar è omologata fino a 45 chilometri orari ma viene sanzionata per superamento del limite, è chiaro che sia stata modificata». Sì, perché questi veicoli a quattro ruote equiparati dal legislatore in tutto e per tutto ai ciclomotori - eccezion fatta per l’uso del casco, che per queste vetture non è obbligatorio - dovrebbero raggiungere la velocità massima per l’appunto di 45 chilometri orari. Peccato però che le modifiche che è possibile apportare in officina o in garage dopo la vendita siano in grado di renderle molto più veloci, portandole a raggiungere anche i 100 km/h.
Una follia compiuta da meccanici compiacenti - e, nel caso la macchinina sia di un minorenne, anche grazie alla “distrazione” dei genitori. Dopo il consueto rodaggio di mille chilometri, l’auto torna in officina: è qui che, con una minima spesa che va dagli 80 ai 90 euro, vengono eliminati i diaframmi, che sono in sostanza dei limitatori di velocità. C’è chi poi chiede di allungare la corsa dell’acceleratore, limando la vite sotto al pedale, e di mettere mano alla pompa del carburante aumentandone il flusso. Per incrementare l’assetto aerodinamico, vengono anche montati spoiler laterali e sul tetto. È con queste modifiche che diventano dei missili.
MODIFICHE DA CORSA Ci sono poi i ritocchi - diciamo così- estetici. Il rumore seccante che spesso accompagna l’arrivo delle minicar è dovuto alla modifica dello scarico, cui viene incorporata una valvola per fracassare l’udito e non solo, dando alla macchinina un attitudine più aggressiva. E poi naturalmente lo stereo, che tra altoparlanti da concerto e subwoofer stravolgono anche l’assetto, e quindi la capacità di frenata delle micro vetture. Modiche che costano migliaia di euro facendo lievitare il prezzo di partenza, che si aggira trai 10.000 e i 15.000 euro. Peraltro, per coloro che vogliono cimentarsi nel garage di casa il web, tra Tik Tok e Youtube ci sono video dimostrativi che illustrano come truccare le auto risparmiando. Nonostante i costi elevati, se paragonati alle tradizionali auto di segmento A, in Italia la produzione dei quadricicli non conosce contrazione. Osservando infatti le statistiche di Confindustria Ancma, si scopre che in dieci anni, grazie anche agli incentivi statali a sostegno della mobilità, è quasi raddoppiata: passando dalle 4.840 unità del 2012 alle 7.950 del 2022. Le registrazioni sono passate dalle 11.051 del 2021 a 13.072 nel 2022. Mentre a livello globale il mercato è stimato in 48,3 miliardi di dollari nel 2022, è proiettato raggiungere una dimensione di 59,3 miliardi di dollari entro il 2030.