È inverno, fa freddo, gira l’influenza e, signora mia, c’è pure il Covid. «Stiamo arrivando al picco», dicono i medici. Siamo un gruppo di sopravvissuti al pranzo di Natale, nella riunione di redazione si fa il punto sulle notizie e lo sfoglio del giornale, sulla tv scorrono fatti già consumati, metti un Giorgetti qua, sposta un Salvini là, e vai con un Soumahoro che su Libero ci sta sempre bene. Ci sono novità dai Ferragnez? Sono tutti attapirati. È una classica giornata di torpore milanese di fine anno.
Il telefonino comincia a trillare, voce consumata dalle sigarette, accento romano: «Aò, la Meloni è malata davvero?». Suona il gong, la giornata è a una svolta: le agenzie di stampa dicono che la conferenza stampa di fine anno prevista per oggi è stata rinviata. A quando? Non si sa. Il premier ha l’influenza, come qualche milione di italiani. Secondo squillo, voce brillante, tono sul cazzaro andante: «Dai, tu lo sai, dimmi che sta succedendo a Giorgia...».
La politica italiana è fatta di vuoti che si riempiono di cose inutili, ieri è esploso il mistero sulla salute di Giorgia Meloni. Le persone normali qualche volta si ammalano, ma nel sistema politico-mediatico la tosse di Giorgia diventa un fenomeno paranormale, galoppano le tesi cospiratorie dei cronisti, le congetture dei partitanti, l’influenza di Meloni prima diventa un giallo e poi un processo.
L’ipotesi più esotica dei pistaroli è la seguente: Meloni è in difficoltà dopo il no al Mes e l’audizione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in Parlamento, dunque temendo le domande dei giornalisti il premier, colto da un raptus, rinvia l’odiata conferenza stampa di fine anno. Il giallo si auto-alimenta,
Meloni all’ora dell’aperitivo ha un problema di logoramento fisico che viene nascosto agli intrepidi cronisti già medici condotti. Influenza, Covid, qualche virus della destra, tutto diventa materiale da rotativa progressista, i tele-virologi escono dal sarcofago e vengono consultati in forma confidenziale, le Viola e i Cartabellotta presto saranno chiamati a esprimersi sui polmoni del premier. Il Partito democratico di Elly Schlein non può farsi sfuggire la fase pneumologica da abbinare al patriarcato di donna Giorgia; Giuseppe Conte ha posato la toga dell’avvocato del popolo e, in pieno travaso del talento di Alberto Sordi, ha indossato il camice che fu del professor Guido Tersilli, il direttore della clinica privata Villa Celeste delle Piccole Ancelle dell’Amore Misericordioso.
L’influenza di Meloni è l’ultima tappa dell’eroica resistenza dell’opposizione nel 2023, si lavora alla ricostruzione storica dei raffreddori al tempo del fascismo (sorvolando sul dettaglio che i raffreddori sono sempre stati sovietici), un saggio di Massimo Giannini sulla bronchite di Benito Mussolini e un video di Corrado Augias sul dispotismo fascio-influenzale. Entra la Corte, tutti in piedi, è la prima udienza del processo all’influenza.