Ciro Grillo
Non sarà politicamente corretto, ma se mai mi capitasse di essere imputato per un reato grave, accusato dalla testimonianza di chicchessia, vorrei essere difeso dall’avvocato Antonella Cuccureddu, o comunque da qualche suo collega della medesima tempra. Lo vorrei soprattutto se fossi innocente. La signora è il legale di Francesco Corsiglia, uno degli amici di Ciro Grillo, accusato con gli altri di aver stuprato una ragazza agganciata in discoteca e portata in casa. L’ignoranza, il becerume, l’ansia di dimostrarsi al passo con i tempi e il bisogno di approvazione hanno fatto sì che anche l’avvocato finisse sul banco degli imputati. Le rimproverano di essersi battuta strenuamente per il suo assistito, benché ciò le sia consentito dalla legge e imposto dalla sua etica professionale.
Per fortuna oggi a processarla è solo un tribunale morale, che è quanto di più anti-democratico, grossolano e giustizialista possa esistere. Se però non si mette subito un freno a certi deliri modaioli truccati da rinnovata sensibilità moderna, si rischia davvero di compromettere i capisaldi giuridici come il diritto a essere considerati innocenti fino a sentenza definitiva, quello alla difesa e la libertà del legale di scegliere come tutelarlo, cosa che qualcuno forse, paventando, auspica.
MINACCE E INSULTI
Antonella Cuccureddu è stata minacciata e insultata per non aver fatto sconti nell’interrogatorio alla ragazza che afferma che Corsiglia l’abbia stuprata. Le ha chiesto come le sono stati tolti gli slip, perché non ha urlato, perché non si è difesa, ha evidenziato tutte le contraddizioni nel suo racconto di quella notte. In buona sostanza, ha cercato di smontare le accuse. Chi si indigna o non conosce il diritto, o se ne frega, oppure è convinto che i ragazzi siano tutti colpevoli sulla base di un’accusa ancora non provata.
In tutti e tre i casi, farebbe meglio a tacere perché, blaterando senza sapere, ostacola il corso della giustizia e l’accertamento della verità, intimidisce gli avvocati, rischia di condizionare la corte, trasforma una cosa seria come un processo in un dibattito da talk-show. È evidente che sia doloroso, per chiunque, dover rivivere, incalzato da un legale in un’aula di tribunale, un abuso subito, essere costretto a riavvolgere il nastro di una scena del crimine dove si è la vittima. Però è necessario, perché l’alternativa sarebbe un processo sommario, a tesi; questo sì medievale, che è l’accusa che i difensori della giovane hanno fatto ai metodi di interrogatorio della Cuccureddu, che invece sono una conquista della civiltà giuridica, che tiene conto che l’imputato è in una condizione ontologica di inferiorità e quindi ha il diritto a difendersi in ogni modo, menzogna inclusa, eccetto quello della violenza.
GARANTISMO
Nel caso fossero riconosciuti colpevoli, Ciro Grillo e i suoi amici andranno incontro a una condanna pesante. Meritata, suggerisce il senso comune, che come Alessandro Manzoni ricorda è cosa ben diversa dal buonsenso, però proprio perché sia tale, la sentenza dev’essere certa al di là di ogni ragionevole dubbio. È un progresso sociale che il rispetto delle donne e la tutela di chi subisce violenza, donna o uomo che sia, acquistino sempre maggiore spazio tra i giovani, sui giornali, nei posti di lavoro, nelle famiglie e nei tribunali ma sarebbe una regressione se questo avvenisse a discapito dei diritti di difesa di chi è accusato. Usare la tragica fine di Giulia Cecchettin per criticare la Cuccureddu e condannare sbrigativamente Corsiglia e gli altri, come purtroppo qualcuno ha già iniziato a fare, significa non aver capito nulla di quanto accaduto alla studentessa veneta.
Più che dal patriarcato o da regole sociali, lei è stata uccisa dall’incapacità di Filippo Turetta di dominare i propri istinti e di relativizzare la realtà. Impedire a un avvocato di contro-interrogare un testimone d’accusa, oppure obbligare a farlo solo secondo i crismi del politicamente corretto, non è neppure giustizia sommaria, è un crimine, perché significa punire qualcuno per un fatto senza accertarsi prima adeguatamente che l’abbia commesso. C’èst la mode, risponderebbero quelli che vanno per la maggiore, senza realizzare che la vie, c’est autre chose...