Marco Pannella
I radicali sono in agonia. Il presidente del partito, Igor Boni (alzi la mano chi lo sapeva) ha chiuso con decisione unilaterale il congresso con un giorno d’anticipo. Non si riuscivano a mettere d’accordo su come votare e chi poteva farlo, in particolare non erano in grado di identificare gli iscritti che si esprimevano via internet, da remoto. Così segretario, presidente e tesoriere hanno tirato in ballo la Procura di Milano - aleggia il reato di sostituzione di persona - e si sono di fatto autodenunciati, non come criminali ma come Armata Brancaleone allo sbaraglio. La realtà è che il partito è a un bivio, sciogliersi o continuare a vivacchiare nell’irrilevanza, inscenando per fine gennaio 2024 il congresso abortito, termine non casuale, in questo fine settimana.
Peccato, verrebbe da dire, pensando agli anni d’oro delle battaglie referendarie quelle dei Settanta- che hanno cambiato l’Italia. Meglio così, si finisce con il concludere riflettendo sul ruolo, il peso e i protagonisti del partito oggi.
Se si considera che Marco Pannella è morto nel 2016, si può anche pensare che i suoi seguaci gli siano sopravvissuti oltre le aspettative, anche perché il Partito Radicale ha subito quasi più lacerazioni del Pd. Da una parte c’è +Europa, fondata da Emma Bonino, madonna pellegrina della fu Rosa nel Pugno, che si è tirata dietro Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova, cognomen omen, passando da Cicciolina a Bruno Tabacci, contro il quale ha pure perso un congresso, prima che l’immarcescibile democristiano trasmigrasse per altri lidi, facendo il vestitino anche a Luigi Di Maio. Dall’altra c’è Maurizio Turco, l’erede della Lista Pannella, quella che ancora porta due lire in cassa, editore di Radio Radicale ma entità a se stante, o meglio in conflitto con i radicali duri e puri, che oggi non si possono definire ex fedelissimi di Pannella. Dall’altra ancora ci sono quelli di Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini, fatta fuori dal consiglio d’amministrazione dell’emittente, e Sergio D’Elia portabandiera di una delle più identitarie battaglie radicali, forse l’unica che abbia un senso, quella per i diritti dei carcerati. le carceri umane. Infine ci sono le mine vaganti, come Marco Cappato, che nessuno si raccatta ma sono troppo piccoli e soli per fare squadra a sé.
Ma come si è potuti arrivare a tanto poco? Il sospetto che Marco Pannella in realtà, più che un politico con una visione del Paese, fosse un geniale affabulatore con spiccata sensibilità sociale, una rara conoscenza dei mali dell’Italia e un’arte unica nel navigare tra i marosi delle quattro vie che girano intorno al Parlamento, dove si gioca tutto il potere nostrano, lo hanno sempre nutrito in molti. C’era o ci faceva e si era semplicemente inventato un lavoro, facendolo così bene da crearsi un seguito, un po’ come quelli che per anni hanno corso dietro a Forrest Gump immaginando qualcosa che non c’era. Senza blasfemie politiche e riconoscendo il merito a chi ce l’ha, bisogna ammettere che i radicali servivano quando l’Italia era ostaggio del consociativismo tra Dc e Pci, quantomeno per denunciarlo e per portare nel dibattito pubblico qualche argomento che scandalizzasse le due grandi chiese.
Il declino è cominciato però in grande anticipo sulla fine della Prima Repubblica, con l’invenzione del candidato figurina, ed è proseguito con l’abuso dei referendum, che li ha uccisi.
Fatali sono stati gli ultimi dieci anni del fondatore, che senza più altre finalità che non la sopravvivenza a se stesso, si atteggiava a santone, con un seguito striminzito di fedeli, interessati più alla sua eredità economica che a quella politica. Un lungo periodo di destrutturazione e svuotamento di significato che ha posto le premesse di quanto sta accadendo. Perché oggi qualcuno dovrebbe votare per i radicali? Quali battaglie portano avanti, che visione del mondo hanno dopo il tradimento dell’impostazione libertaria, più che liberale, data da Pannella? E infatti una strada il fondatore, prima di entrare nella sua fase mistica, l’aveva tentata, quella di inseguire il sogno di un partito all’americana, accompagnato dalle riforme istituzionali di cui si parla da decenni e che sono tornate d’attualità oggi, con il progetto di premierato di Giorgia Meloni. Ma c’erano Silvio Berlusconi, che un po’ partito americano lo era e un altro po’ non lo voleva, le ammucchiate della sinistra, così eterogenee da sfarinare ogni progetto e vittoria, e poi l’Europa, che voleva comandare e quando non gli riusciva imponeva dei tecnici, e quindi addio progetto.
Oggi i radicali, antico partito di battaglia e contro tutti, gravitano intorno alla sinistra per sopravvivere. La vera vendetta della Bonino su Pannella, dal quale si era molto allontanata negli ultimi anni, è stata fondare +Europa, una forza che ha nel programma le regole di Bruxelles calate dall’alto e l’omologazione di tutte le nazioni sotto le medesime bandiere ideologiche e culturali e che quindi è la negazione delle idee politiche del fondatore. Ma la prova ultima dell’inconsistenza degli eredi della Rosa nel Pugno sta nel come si sono fatti scippare dal Pd, e perfino dai grillini, il tema dei diritti individuali, che era il loro pane. Non solo li hanno ceduti ai dem molto prima dell’arrivo di Elly Schlein, ma hanno consentito che l’ideologia woke, quella che arriva dai salotti e dalle università progressiste americane, li snaturasse, li deformasse e ne facesse una gabbia di dogmi e cose che si devono o non si possono dire anziché un campo di libertà.