L’altro giorno su Libero ho letto con attenzione l’intervista che Hoara Borselli ha fatto a Jessica Notaro, la ragazza aggredita con l’acido dall’ex fidanzato. A differenza di tante dichiarazioni a commento della tragica morte di Giulia Cecchettin, molto concettuali e “politiche” su patriarcato e altro, la Notaro è entrata nel merito della questione partendo dalla sua esperienza sia di vittima che di volontaria a favore di chi come lei ha subito aggressioni. Ha raccontato delle misure adottate a seguito della sua denuncia, del divieto per l’uomo di avvicinarsi a lei. «Gli avevano imposto l’obbligo di firma e il divieto di uscire la sera. Peccato che mi chiamassero le amiche per avvertirmi di non uscire di casa, perché lui era tranquillamente in discoteca. Nessuno lo controllava. Scaduti i termini è decaduto tutto. Ha fatto il bravo per un po’, ha aspettato che l’attenzione sudi lui venisse meno, io mi sono rilassata e a quel punto mi ha fregato». E ancora: «Le donne denunciano e poi vengono lasciate sole. Denunciare deve essere una garanzia di difesa». E non un ulteriore motivo per l’aggressore di scaricare addosso alla vittima altra violenza barbara.
IL PROGETTO Oggi Jessica Notaro vive con una specie di guardaspalle che la protegge. Dalla sua esperienza, racconta, è nato un progetto che vede l’inserimento di «un agente privato addestrato per prevenire le aggressioni; una figura che svolge un lavoro di controllo accanto alla vittima per prevenire nuove eventuali aggressioni».
Il cuore dell’insegnamento della Notaro è in questo approccio molto prativo: «Questi individui devono sentire il fiato sul collo. Dobbiamo fargli paura». Sono d’accordo: devono sapere che lo Stato c’è e quindi non la passano liscia! Al di là del lodevole intento culturale, la risposta che lo Stato deve fornire a chi si sente minacciato è di tipo legalitario e penso che un governo di centrodestra debba muoversi per dare quegli strumenti che la sinistra, per sua cultura politica, non è in grado di dare. Dal governo Meloni mi aspetto che si scelga anche, anzi soprattutto, l’idea che il progetto di Jessica Notaro porta avanti. In pratica si tratta di fornire una serie di incentivi da spendere in sicurezza per coloro che, presentata una denuncia e poi lavorata dall’ufficio competente, intendono avvalersi di una vigilanza privata che viene totalmente defiscalizzata. Si può anche pensare a dei bonus o dei voucher da spendere in tal senso, magari in accordo con associazioni che si occupano di stare accanto a queste donne minacciate. Abbiamo pagato banchi con rotelle e dato bonus monopattini, qui si tratta di salvare vite umane.
OSSERVAZIONI Anticipo le possibili osservazioni: così si vuole privatizzare la sicurezza. Rispondo: perché le banche o altro genere di servizi possono permettersi una vigilanza privata e si negano servizi di questo tipo anche per i privati (servizi convenzionati e sotto il controllo del prefetto)? Stiamo parlando di personale addestrato a questo tipo di servizio alla persona, a prescindere dal censo. Altra possibile critica: non tutte le denunce sono uguali. Vero, può essere; ma se una autorità dispone una specie di daspo all’aggressore negandogli uno spazio di contatto e di vicinanza con la denunciante, significa che la denuncia è seria e fondata. Al di là delle buone intenzioni sul provvedimento restrittivo, questo tipo di deterrente non funziona perché sfugge a un controllo marcato, pertanto nel grosso dei casi l’aggressore è prossimo a vendicarsi con maggiore cattiveria. Ci vuole insomma un soggetto che protegga la vittima. Lo possono fare le forze dell’ordine? Credo solo per determinati e limitati casi. Quindi, molto meglio affiancare un servizio di vigilanza, ben addestrato, che aiuti le donne e faccia passare ai male intenzionati altri istinti bestiali. Messe in sicurezza le donne, possiamo riprendere il dibattito culturale. Ma certezza della pena e sicurezza debbono tornare a essere un caposaldo, specie per questo governo.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.