Daniele Capezzone: Fiorentina-Juventus? Giani e Nardella cercano solo consensi
Come si sa, alla fine ieri sera il match Fiorentina-Juventus si è regolarmente disputato. Ma al termine di lunghe e surreali ore durante le quali, facendosi guidare dalla Curva Fiesole, cioè dalla tifoseria viola organizzata, una serie di esponenti politici (in prima linea gli onnipresenti e onnidichiaranti Eugenio Giani e Dario Nardella) hanno animato una polemica sul rinvio della partita.
Intendiamoci bene. Potevano anche esserci ragioni robuste a favore di un ipotetico posticipo: legate in primo luogo a un segno di solidarietà verso quanti in Toscana sono stati colpiti da nubifragi ed esondazioni. Non solo: un rinvio si sarebbe indubbiamente reso opportuno se fosse stato inequivocabilmente accertato il rischio di sottrarre uomini delle forze dell’ordine alle attività di soccorso per destinarli alla vigilanza dentro e fuori lo stadio, in particolare rispetto a una partita storicamente carica di tensioni.
Quest’ultimo argomento però è stato nettamente tolto dal tavolo dall’Osservatorio sulle manifestazioni sportive del Dipartimento della Pubblica Sicurezza (e quindi di fatto dal Viminale), che ha messo nero su bianco l’inesistenza di qualunque sottrazione di personale alle attività di soccorso.
Naturalmente altrettanto forti (anzi, nettamente prevalenti, a mio personale avviso) erano invece le ragioni per confermare la partita, una volta sciolto l’interrogativo sulle forze dell’ordine. Non sarebbe stata una buona idea cominciare già ai primi di novembre a sovraccaricare di partite rinviate un campionato di calcio il cui calendario è già pazzesco. Né sarebbe stato rispettoso verso chi si era sobbarcato i costi e le fatiche di una trasferta rinviare tutto in extremis.
Ma - sul piano degli argomenti pro e contro- ciascuno resta naturalmente liberissimo di preferire una tesi o l’altra, ci mancherebbe. E allora cos’è che ci lascia comunque perplessi nella discussione di ieri, prima della (opportuna) decisione di dare semaforo verde? Mettiamola così: rimane il retrogusto amaro di una politica ancora una volta fatta più di “follower” che di “leader”, per ricorrere all’eloquente espressione coniata da Luigi Di Gregorio. Spiace doverlo ricordare al sindaco di Firenze e al governatore della Toscana: ma non tocca alle tifoserie di calcio gestire l’ordine pubblico. E semmai, spiace ancora di più dover constatare come perfino l’occasione di una partita sia stata colta al balzo dagli amministratori locali per tentare di spostare l’attenzione dei cittadini da ciò che si doveva fare e non è stato fatto in termini di messa in sicurezza del territorio, in una regione ininterrottamente governata dal Pci-Pds-Ds-Pd sin dalle prime elezioni regionali del 1975, cioè dalla bellezza di 48 anni.
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Quando tutto sarà finito, al televisivamente ubiquo Giani non basterà né il giubbetto fosforescente della Protezione civile (indossato perfino al chiuso, ma sempre a beneficio di telecamera), né la captatio benevolentiae verso la tifoseria organizzata (quella l’hanno fatta un po’ tutti ieri: in primavera a Firenze si voterà per il sindaco...) per proteggersi dall’esigenza di dare spiegazioni adeguate sul non fatto. Sta qui il punto vero. Il resto (il solito Giani che promette di andare a trovare i tifosi, mentre Nardella si rammarica di non aver potuto bloccare il match) è un mix di demagogia, inseguimento della curva, e soprattutto mediocre tattica diversiva. Il Pd toscano e Giani ci parlino della mancata o insufficiente manutenzione e prevenzione lungo il corso dei fiumi, dell’inefficienza dei consorzi di bonifica, di ciò che si sarebbe dovuto fare in termini di vasche di laminazione. Non del calendario della Serie A di calcio.