Se alla vigilia degli ottant’anni – ben portati per carità – Mario Capanna si comporta come ha fatto ieri con me, chi non lo conosce bene può solo immaginarlo come capo dei Katanga in quei formidabili anni di scontro politico in Italia. Se fossi come lui di diversi decenni orsono, scriverei un articolo di fuoco contro un’arroganza che non incontravo da tempo, ma voglio solo far capire che succede in queste ore ai nervi scossi di una sinistra – persino con uno dei suoi capi del tempo che fu – che non sa che pesci prendere in Palestina.
Porto pazienza, a condizione che l’interlocutore capisca che non bisogna esagerare e non pretendere di disporre come si vuole del servizio pubblico Rai. In Rai non rinuncio alle mie idee, ma so di avere il dovere di capire che ci sono anche quelle degli altri. E se sono bestialità di contrastarle.
Ieri mattina, a Il Rosso e Il Nero io e Vladimir Luxuria abbiamo avuto l’idea – in questo programma di RadioUno che sta suscitando tante curiosità e anche critiche che fanno comunque bene – di far parlare di Israele e drammatici dintorni, persone di opposto pensiero: è nella natura della nostra trasmissione, il format che abbiamo proposto all’azienda alle 11.30 di ogni giorno. Il rosso e il nero sono punti di vista agli antipodi, che si possono confrontare con civiltà (il che manda al manicomio anche qualche cronista di Repubblica che pretende più scintille tra noi due...).
Si parlava della reazione israeliana al massacro ordito sabato scorso da Hamas, con le sue migliaia di razzi, con i sequestri di persona, con la mattanza di ragazzi ad una festa, un rave. Ospiti scelti, per brevi interviste separate come sempre, Fiamma Neirenstein, giornalista e scrittrice israeliana, collegata da Gerusalemme, con il suo carico di emozioni vissute in prima linea; e Mario Capanna, con la sua storia personale più di là che di qua, e che pensavamo – pensavo – nel frattempo cresciuto.
Ma lui voleva tracimare, in una trasmissione della durata di meno di mezz’ora. Io ero collegato da casa per via di un malanno di passaggio, Luxuria da studio gli ha dovuto togliere la parola perché dovevano andare in onda il segnale orario e il giornale radio... Lui, Capanna, ritrovando un insospettabile ardore giovanile – mi raccomando, non usiamo la parola cafone – ha dato letteralmente i numeri, telefonandomi privatamente dopo la trasmissione con il consueto linguaggio trinariciuto. L’espressione più gentile, ma la solita, “fascista di me***”. In trasmissione si era limitato al “fascista”. Un progresso, indubbiamente.
Ma quel che è più incredibile è quanto accaduto dopo. Mi telefona il direttore di Radio Uno, Francesco Pionati, per dirmi che Capanna gli ha scritto per protestare. E per cosa, ho chiesto al mio direttore. La risposta, in sintesi: «Dopo aver intervistato Fiamma Nirenstein per venti minuti, io ho potuto parlare per una manciata risibile di minuti, fra continue interruzioni di Storace e, all’improvviso, sono stato troncato senza nemmeno che mi venisse detto».
Stop alle balle, per cortesia. E ciascuno recuperi sale in zucca, perché il servizio pubblico non è casa propria. Fiamma Nirenstein ha parlato sette minuti e venticinque secondi, Mario Capanna sei minuti e dieci. Par condicio da applicare ai morti della guerra? Chiamiamo l’osservatorio di Pavia? Chiediamo lumi all’agenzia per le comunicazioni?
Ma ha idea Mario Capanna qual è la differenza tra parlare da Gerusalemme raccontando anche la storia di quella mamma che dopo aver parlato per un’ora al telefono con la figlia che si nascondeva dietro un cespuglio dopo il rave non sa più che fine abbia fatto? È più emozionante parlare dal salotto di casa in Umbria, forse?
La realtà è una sola. Si perde la testa quando ti ricordano una sciocchezza che hai scritto. Già, perché Capanna si è messo a fare l’editorialista sull’Unità. Purtroppo ci sono anche io tra i suoi lettori e mi sono messo le mani nei pochi capelli che ho quando ho letto mercoledì che per lui «Hamas è la creatura politica creata da Israele» contro i palestinesi. Una bestialità. La può dire, ma nel servizio pubblico gliela si può anche contestare e chiedergliene conto. Ci sono gli ascoltatori ancora scossi dal racconto di fiamma Nirenstein e hanno il diritto di chiedere dove sono capitati.
Capanna non lo accetta, e frigna se il tempo della trasmissione è finito. E insulta perché veleggia con la testa ai vecchi tempi andati. Ma non ha più l’antica spranga. Se è capace chieda scusa del suo comportamento incivile, anziché lamentarsi in maniera infantile. Bambinone d’altri tempi.