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Corleone, la metamorfosi: addio mafia, ecco come ha cambiato faccia

di Alessandro Luongo giovedì 14 settembre 2023

4' di lettura

Corleone nel mondo vuol dire mafia. Fin da quando Marlon Brando diede volto e voce a Don Vito, il mitico Padrino cinematografico. Un destino che sembrava ineluttabile. E invece no. Caseifici, oleifici, pastifici importanti. Piccole imprese, gente che lavora. Turisti, anche. E così il paese a una sessantina di chilometri da Palermo che ha dato i natali a Totò Riina, Bernardo Provenzano, Luciano Liggio, pare rinato. Un nuovo corso che, a detta di tutti, ha una data d’inizio: il novembre 2018, con l’elezione a sindaco – in realtà una rielezione, visto che sindaco lo era già stato dal 2002 al 2007 - di Nicolò Nicolosi, 81enne che ne dimostra dieci di meno. 

«Sì – annuisce lui con tono orgoglioso, - abbiamo ripreso la via della legalità e dello sviluppo, dopo due annidi commissariamento per infiltrazione mafiosa». Corleone è stato uno dei primi Comuni d’Italia a usufruire dei finanziamenti del Pnrr, vincendo un bando da 30,5 milioni di euro per il trattamento dei rifiuti urbani, centro polivalente in cui confluirà il pattume di 23 Comuni del territorio da Monreale a Lercara Friddi. Opera che dovrebbe essere completata entro il 2026.

«Così quello che dalle nostre parti rappresenta un grande problema e un costo spaventoso si trasformerà in una grande opportunità. L’80 per cento di quanto trattato sarà riciclato come compost e biogas per la produzione agricola locale». Tutt’intorno nascono nuove imprese, per esempio nel campo dell’edilizia, sulla scia dei vari bonus elargiti dal governo, mentre altre s’ingrandiscono.

Certo, il recente passato pesa, inutile negarlo. «Lo sviluppo è lento in questo campo, la mafia ha creato un impoverimento della capacità imprenditoriale e una certa tendenza all’assistenzialismo» ammette Nicolosi. Oggi non è più così, lo scenario è cambiato. E senza dimenticare ciò che è stato: i segni del passato che ha martoriato Corleone sono esposti al Cidma, Centro internazionale di documentazione sulla mafia e del movimento antimafia, inaugurato alla presenza dell’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 12 dicembre 2000 all’interno di un ex orfanatrofio, ereditato poi dal Comune. Qui sono presenti e consultabili anche i faldoni donati dalla camera penale di Palermo sul maxiprocesso a Cosa Nostra condotto dal giudice Falcone e dal pool antimafia. Nelle varie sale si possono osservare le foto dei tanti mafiosi arrestati, di pentiti “giustiziati” e magari rinnegati dalle famiglie di origine. Studiosi e curiosi di ogni parte del mondo accorrono per osservare i documenti di una Corleone che non c’è più.

Perché il nuovo corso attira anche impreditori “da fuori”. Come Franco Vescera, che ha rilevato un grosso pastificio nel 2021, e due mesi fa ha chiesto al sindaco Nicolosi di poter utilizzare il logo “Pasta di Corleone” per esportarla negli Stati Uniti. Un business che cavalcherà insieme addirittura al colosso Paramount. E se Corleone fu il centro del grano dai tempi dei Romani, è anche una terra che produce un olio pregiatissimo, tanto che la Bona Furtuna Farm, azienda agricola biologica con alti livelli di biodiversità sulle pendici nordoccidentali dei Monti Sicani, nel territorio di Corleone, produce un nettare «venduto a 35 euro per una bottiglia da 350 grammi», rimarca il sindaco.

«Oggi a Corleone lavorano tutti – chiarisce Nicolosi –, nessuno è venuto a protestare per la fine dell’erogazione del reddito di cittadinanza. Tutti in paese (si contano oltre 10mila abitanti, ndr) posseggono un orto o una proprietà agricola. L’economia gira, insomma». E soprattutto, la città un tempo simbolo di Cosa Nostra ha riconquistato i suoi spazi di libertà, di legalità. «Non è certo il caso di sottovalutare o abbassare la guardia, certo è che l’obiettivo è far diventare la mafia, per noi, un fatto quasi di folklore. E questo accade quando la società è consapevole che lo Stato ha vinto, tramite le sue numerose ramificazioni. Quando i servizi funzionano, gli uffici sono in grado di risolvere i problemi dei cittadini». 

Nicolosi ha un grande sogno: realizzare la viabilità che permetta a Corleone di decollare davvero entro tre anni. «Se il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, insieme con la Regione Sicilia, mi nominasse commissario straordinario per le strade provinciali del Corleonese, le potrei realizzare in tempi ragionevoli. Sono tutti progetti già finanziati, i soldi ci sono, ma non vengono spesi». Anzi, si rischia di perderli. È il caso della Sp 45, che collega Corleone alla strada veloce Palermo-Sciacca, in grado di allacciarsi all’aeroporto di Palermo e allo stesso porto. «Sono fondi ministeriali concessi a Corleone e Roccamena – tuona il sindaco -, 4 milioni di euro da spendere entro fine 2023, altrimenti andranno persi». 

Altri 6 milioni di euro sono finanziati perla Sp4, strada provinciale spesso danneggiata dalle frane. Collegamento fondamentale per unire i due ospedali di Corleone e Partinico, interconnessi per i servizi. «Il progetto è pronto da due anni, ma la Città metropolitana di Palermo non lo invia all’ufficio per il dissesto idrogeologico, e tutto è fermo». Ma Nicolosi non molla. «Anche perché come faranno i camion entro il 2026 a trasportare i rifiuti, se le strade non saranno state realizzate?». È molto determinato, il sindaco. Lo scorso 2 settembre ha celebrato una “Notte bianca” simbolica: “Dal buio della notte alla luce dell’alba”. Per far risorgere Corleone.

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