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Salario minimo, ricetta Calderone: "No alla paga base per legge, ecco il piano del governo"

di Sandro Iacometti venerdì 18 agosto 2023

4' di lettura

Ministro Calderone, anche la sinistra ammette che una legge sul salario minimo non basta a risolvere il problema del lavoro povero. Tuttavia, da qualche parte bisogna iniziare. Perché non da lì? 
«Se è per questo, anche la Commissione Europea negli ultimi giorni ha ribadito che obiettivo della Direttiva in materia di salario minimo adeguato non è imporlo con una legge. È stato espressamente fatto riferimento alla promozione della contrattazione collettiva e all’aumento della sua copertura, anche per i Paesi dove la percentuale minima dell’80% è superata da tempo, come l’Italia. Allo stesso modo si è espresso il Comitato economico e sociale europeo (Cese), comparabile al Cnel visto che è composto dalle parti sociali e dai rappresentanti della società civile dei Paesi membri. Il presidente Röpke ha ribadito la necessità di sostenere le parti sociali e i processi tripartiti, rafforzando relazioni industriali solide e accordi collettivi. Quindi, per noi c’è certamente la priorità di incidere sul lavoro povero, purché si abbia chiara la necessità di non attivare i rischi diretti e indiretti che scaturirebbero da una norma. Senza una visione complessiva si rischiano più danni che benefici».

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La scelta di coinvolgere il Cnel è stata contestata dalle opposizioni. Secondo lei il ruolo del ministero del Lavoro ne esce compresso? 
«Assolutamente no: con la presidente Meloni abbiamo condiviso questa scelta, ben conoscendo le attribuzioni costituzionali del Cnel. È la sede naturale del confronto tra le parti sociali e il luogo in cui sono depositati i contratti collettivi. Questo aspetto è utilissimo per realizzare un’analisi approfondita della qualità della contrattazione in Italia. Vedo tanta complementarietà tra ministero del Lavoro e Cnel, tanto che lavoreremo in stretto coordinamento attraverso un accordo interistituzionale. Il dicastero svolgerà pienamente le sue funzioni propositive in materia, per poi rimettere le valutazioni all’attività di governo e parlamento».
C’è chi sostiene che il vero nodo da risolvere sia quello dei salari medi troppo bassi. È lì, secondo lei, che bisogna intervenire per trascinare anche gli stipendi di base più in alto?
«È indispensabile suddividere il campo di intervento: esiste il lavoro povero, retribuito pochi euro l’ora; e poi esiste la perdita di potere d’acquisto di salari più cospicui ma su cui bisogna intervenire egualmente. La ricetta non può essere identica e la stessa Commissione Europea ci indica la strada della contrattazione. Il vero nodo è la produttività. Nel confronto con gli altri Paesi europei, la curva della crescita dei salari dovrebbe sempre andare in parallelo con questo altro indicatore. Mentre Francia e Germania crescevano di circa il 20%, l’Italia si muoveva sui 2 punti percentuali con riflessi sulla dinamica salariale. Per questo come governo abbiamo fin da subito innestato interventi per ampliare i margini per gli investimenti sul personale come il taglio del cuneo mentre si sostenevano i redditi più bassi con decontribuzione e bonus».
Così si inverte la rotta?
«Se le imprese attive in Italia crescono, lo fa anche la ricchezza da redistribuire. Alle istituzioni il compito di permettere che questo circolo virtuoso funzioni. Semplifichiamo la burocrazia, sfruttando l’innovazione tecnologica; investiamo in formazione continua e nella relazione tra im prese, territori, enti formativi; valorizziamo la contrattazione collettiva di qualità, anche di secondo livello, e le specificità di alcuni distretti e comparti produttivi all’interno di un quadro normativo agile e chiaro. La richiesta di oltre un milione di lavoratori, il 48% difficile da trovare, racconta una difficoltà di sistema ma anche una grande opportunità, che già si intravede nell’aumento dei contratti a tempo indeterminato sul totale. Un’azienda tende a trattenere la forza lavoro di cui ha necessità, anche contrattando su stipendi ed elementi accessori».

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C'è il rischio che indebolendo il ruolo della contrattazione collettiva la magistratura si sostituisca alle parti sociali e stabilisca il salario “giusto” a colpi di sentenze?
«Il recente caso giudiziario che ha portato al “riallineamento retributivo” in una nota società di vigilanza privata è emblematico. Arriva a ridosso del rinnovo del contratto da parte delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, avvenuto senza portare il “minimo” ai 9 euro lordi orari. Probabilmente quello è il massimo per le condizioni di mercato, condizionate dalla committenza. Anche questo deve farci riflettere».
Se non si troverà un accordo con l'opposizione, il governo andrà avanti sugli interventi che riterrà più adeguati a combattere il lavoro povero?
«La presidente Meloni ha ribadito più volte che le misure a sostegno del lavoro saranno centrali nella prossima legge di bilancio, coerentemente con le azioni di questi primi mesi di legislatura. È una scelta per sostenere il sistema Paese nel suo complesso e superare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, in una prospettiva che va oltre il breve periodo. Anche per rispettare gli impegni presi con il Pnrr».
A settembre ci sarà il banco di prova per i cosiddetti occupabili a cui in queste settimane è stato sospeso il reddito di cittadinanza. A che punto sono le attività per avviare il Supporto per la formazione e il lavoro?
«Lunedì è arrivata la registrazione del decreto attuativo del Supporto per la formazione e il lavoro da parte della Corte dei Conti con cui si regolano il funzionamento della misura, il coinvolgimento dei soggetti accreditati e le modalità di trasmissione e utilizzo delle liste dei beneficiari. Attendiamo ora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ma le attività per avere operativa dal 1° settembre la piattaforma per presentare la domanda e accedere alla misura non si sono mai fermate. Sempre dall’inizio di settembre saranno operativi anche i team di ministero e Inps per chiarire dubbi specifici, ulteriori rispetto ai chiarimenti nelle Faq, a cittadini e operatori». 

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