Francesco Alberoni, morto ieri all’età di poco più di novantatre anni, può essere a buon ragione considerato, insieme a Franco Ferrarotti, il padre della sociologia moderna in Italia. I suoi due libri di maggior successo, rispettivamente in ambito accademico e presso il grosso pubblico, furono pubblicati nell’arco di un biennio: “Movimento e istituzioni” è del 1977 e “Innamoramento e amore”, di due anni dopo. Il primo soprattutto, tradotto in molteplici lingue, dava una spiegazione dei movimenti politici colti nel loro stato nascente: come gli individui si aggregavano, come si creava la leadership (weberianamente concepita come portatrice di un carisma), come il loro successo cresceva così tanto fino fino a farli diventare istituzione.
Con spirito realistico e liberale insieme, Alberoni concepiva la vita sociale come una continua dialettica fra movimenti che si istituzionalizzano e istituzioni che si destrutturano per il sorgere di nuovi e alternativi movimenti.
Una dinamica simile e lo stesso concetto di «stato nascente», Alberoni lo individuava nel fenomeno dell’innamoramento che in questo senso era da distinguere rigorosamente da quella sorta di istituzionalizzazione che era rappresentata dall’amore.
CAMBIO RADICALE
Le persone si innamorano quando sono in una disposizione tale che le rende pronte a mutare anche radicalmente la loro vita. l’innamoramento una sorta di rinascita e destrutturazione personale, molto simile alle improvvise conversioni di fede dell’uomo religioso e del politico rivoluzionario. In esso c’è non una perdita di razionalità, come hanno pensato anche illustri psicologi e pensatori del passato, ma una apertura al futuro, al cambiamento, alla fiducia e speranza che fa nascere nuova vita. Qui il debito maggiore forse Alberoni lo ha contratto con la Hannah Arendt teorivca della natalità.
Queste tesi, popolari per loro natura, resero Alberoni una sorta di riferimento ideale per la fenerazione degli anni Ottanta. A questo successo contribuì non poco la rubrica “Pubblico e privato” che tenne costantemente il lunedì sulle pagine del Corriere della sera, dal 1982 al 2011, quando il giornale di via Solferino non gli rinnovò il contratto. Fu allora che Alberoni trasmigrò sulle pagine del Giornale, mentre le sue posizioni politiche si avvicinavano sempre più alla destra liberale e conservatrice. Nel 2019 si è candidato alle elezioni politiche nella sua Milano con Fratelli d’Italia, non risultando eletto. Numerose le cariche accademiche e istituzionali ricoperte nella sua lunga vita, in tutte dimostrando un solido buon senso e capacità indiscutibile. Immensa anche la sua bibliografia, che spazia sui temi più vari.
DUE TEMI
Al centro sempre però due temi, i più tipicamente alberoniani: l’amore e i movimenti collettivi (a questi ultimi è dedicata l’ultima sua opera importante Genesi, una vera e propria sintesi del suo pensiero, uscita nel 1989). Alberoni amava sottolineate di essere nato il 31 dicembre, alla vigilia del capodanno, quando un anno si chiude e un altro si apre. Un sociologo della soglia possiamo a ragione definirlo. Ci mancherà!