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Transizione ecologica, la lobby ambientalista Ue rilancia le fregature già bocciate

Attilio Barbieri
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La lobby green che controllava le istituzioni europee fino a pochi mesi or sono non rinuncia a far approvare gli ultimi pezzi del Green Deal. Il numero due della Commissione Ue Frans Timmermans, dopo aver evitato la bocciatura integrale della legge sul Ripristino della natura all’Europarlamento, prova a rimettere insieme i tasselli del mosaico eco-estremista che verdi e socialisti europei stavano componendo con la complicità di liberali e popolari. Stop ai motori endotermici dal 2035, banditi i fitofarmaci, tagliati i fertilizzanti, allevamenti di bovini e suini nel computo delle emissioni industriali e riforma delle indicazioni geografiche.
Lo strumento per recuperare gli spezzoni di Green Deal finiti su un binario morto o addirittura bocciati - come nel caso degli allevamenti che l’Eurocamera ha escluso da conteggio delle emissioni nocive per il clima - è quello della consultazione pubblica. La Commissione Ue pubblica sul proprio sito web un questionario la cui compilazione è aperta a enti, istituzioni pubbliche e private e talvolta comuni cittadini. Sulla base delle risposte al questionario, l’Eurogoverno trae spunti e ispirazioni per compilare regolamenti, direttive, leggi.

 

PROVVEDIMENTI Storicamente le consultazioni pubbliche sono quasi sempre servite alla Commissione europea per orientare i provvedimenti assunti e successivamente sottoposti all’approvazione di Parlamento e Consiglio della Ue. Quello che viene definito “trilogo”. E quasi sempre questi maxi sondaggi compilabili sul web hanno punito l’Italia che per decenni li ha semplicemente ignorati. I Paesi del nord Europa hanno sempre aderito in massa alle consultazioni pubbliche sui più svariati argomenti. Dall’etichettatura alla data di scadenza dei cibi, fino all’origine per i prodotti importati: centinaia di enti di ogni genere e migliaia di privati cittadini hanno regolarmente compilato ogni singola consultazione pubblica. Mentre i nostri “compilatori” si potevano contare a malapena sulle dita di due mani. Qualche decina al massimo.
Nelle scorse settimane, mentre i deputati del Partito popolare europeo, assieme a qualche liberale smettevano di votare «sì» al pacchetto ultra-ecologista di Timmermans, il vicepresidente della Commissione ha messo in moto la macchina del sondaggio, lanciando una nuova consultazione pubblica sulla “transizione dell'industria agroalimentare europea”. Il titolo è in perfetto burocratese europeo: «Percorso di transizione per un ecosistema agroalimentare più resiliente, sostenibile e digitale». In questo caso i privati cittadini sono esclusi dalla consultazione online. «I principali soggetti interessati sono l’industria, le associazioni, le parti sociali, le autorità pubbliche e altre organizzazioni».

 

 

MOTIVAZIONI Il motivo che ha indotto Timmermans e sodali a promuovere in tutta fretta questa nuova consultazione online è scritto chiaramente nel documento illustrativo che accompagna l’iniziativa sul sito dell’Eurogoverno: «La necessità di accelerare le transizioni verde e digitale dell'industria della Ue», per definire «percorsi di transizione per i diversi ecosistemi industriali». Come sempre, la Commissione spiega per non chiarire. Illustra per lasciare i destinatari del dubbio. «Le domande di questa consultazione», è scritto nella pagina introduttiva, «riguardano la competitività sostenibile, così come gli aspetti del contesto normativo, l'innovazione, gli investimenti, le infrastrutture, la dimensione sociale e del mercato interno (tra gli altri). Attraverso sforzi collaborativi, l'obiettivo è co-creare con tutte le parti interessate di questo ecosistema azioni concrete che devono essere intraprese per garantire la resilienza e raggiungere la transizione verde e digitale».

 

 

 

CO-CREAZIONE Attenzione alle parole utilizzate: la «co-creazione» dovrebbe essere frutto della collaborazione offerta dai soggetti rispondenti, vale a dire enti e istituzioni, che hanno aderito al sondaggio. Fra l’altro il «documento di riferimento» che le Commissione rende disponibile per lo scaricamento - rigorosamente in inglese nonostante i temi in gioco abbondino di neologismi diversi da una lingua all’altra - è datato 18 luglio 2023. E la finestra per la consultazione online apertasi il 24 luglio si chiuderà alle 23,59 del 19 settembre. In tempo per consentire a Timmermans e sodali di presentarsi al collegio dei commissari con le «indicazioni della filiera agri-food». Fra l’altro l’efficacia dello strumento impiegato- la consultazione pubblica, appunto- cresce più è basso il coinvolgimento dei destinatari potenziali. In pratica meno se ne conosce l’esistenza nei Ventisette Paesi della Ue più le lobby green - che avranno già coinvolto nella compilazione dei questionari associazioni, enti di ricerca amici, osservatori e conciliaboli vari avranno la possibilità di indirizzare le conclusioni verso le posizioni eco-estremiste. Il meccanismo funziona da anni ed è uno dei pochi casi in cui meno se ne parla e più lo strumento diviene efficace. Tanto chi deve saperlo e dev’essere coinvolto nella compilazione, rientra nel circuito delle lobby amiche. La scelta di escludere del tutto i privati cittadini taglia fuori pure quelli come il sottoscritto che avrebbero avuto piacere a conoscere i quesiti posti nel questionario. E il modo di porli. Confido comunque di accedere lo stesso alla consultazione dandone conto ai lettori di Libero.

 

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